La Banca Popolare di Vicenza e il pozzo di San Patrizio
Mercoledi 29 Marzo 2017 alle 11:35 | 0 commenti

La BPVi presenta il conto ... anzi, i conti, cioè il bilancio del 2016. Con l'occasione comunica anche i risultati finali dell'Offerta di Transazione proposta agli azionisti. Partiamo a questi ultimi: hanno aderito all'offerta 66.712 dei circa 94.000 soci (il 71,9%), la percentuale di azioni incluse nel perimetro dell'offerta è risultata pari al 68,7%. Escludendo dal computo le "posizioni irrintracciabili" le due percentuali diventano rispettivamente 72,9% e 70,3%. Il dato è in linea con le previsioni fatte negli ultimi giorni, non è stata raggiunta la soglia di adesione dell'80% prevista dal Regolamento dell'Offerta, tuttavia la Banca si riserva, nel prossimo Consiglio di Amministrazione, già fissato per il 13 aprile, dopo aver verificato con certezza il risultato, di procedere comunque al versamento del riconoscimento economico di 9 euro a favore degli azionisti aderenti.
Ed arriviamo ora al bilancio. Ritengo che tutti coloro che hanno potuto visionare il bilancio 2016 del Gruppo Banca Popolare di Vicenza abbiano fatto come me, ossia, prima di ogni altra cosa, siano andati immediatamente a vedere l'importo che compariva alla voce "Perdita d'esercizio". Ebbene la cifra è agghiacciante: 1,9 miliardi di euro. E' vero che c'era chi, nel toto-previsioni, si era spinto ad ipotizzare la cifra di 2 miliardi di euro, ma personalmente la ritenevo una boutade, pensavo infatti che la perdita d'esercizio del 2016 non potesse essere superiore a quella dell'anno precedente (1,4 miliardi di euro). 1,9 miliardi di euro sono tanti, tanti soldi. Dopo lo shock, comunque occorre andare a leggere le annotazioni che vengono riportate a corredo dei freddi numeri.
Diciamo subito che su quella cifra hanno pesato diverse componenti negative, innanzitutto una "rilevante riduzione" delle masse intermediate dal Gruppo (e per questo dovremmo essere ancor più preoccupati pensando già a quel che sarà certamente accaduto in questi primi tre mesi del 2017), poi i livelli di copertura dei crediti deteriorati, innalzati su richiesta della BCE, l'impatto delle svalutazioni su titoli e partecipazioni (la vicenda Cattolica Ass.ne) ed infine vanno conteggiati gli accantonamenti ai fondi rischi ed alla copertura finanziaria dell'Offerta Transattiva riservata ai vecchi soci. Gli ormai celebri indici "minimi" di patrimonializzazione che richiede la Bce sono comunque stati raggiunti? Sì e no!
Nel senso che il Common Equity Tier 1 ratio (Cet1) ed il Total capital ratio (Tcr), rispettivamente all'8,21% ed al 9,61% sono superiori ai minimi regolamentari, ma sappiamo già che dal 31 marzo 2017 i target srep saranno innalzati rispettivamente al 10,25% ed al 12,25%.
I gravi problemi di liquidità della Banca sono stati affrontati ricorrendo al rifinanziamento presso la Bce, ora l'esposizione nei confronti della la Banca Centrale presieduta da Mario Draghi ammonta a 6,4 miliardi di euro!
Non dobbiamo dimenticare poi che la BPVi si è avvalsa, nel febbraio scorso, della garanzia statale sull'emissione di un nuovo prestito obbligazionario, della durata di tre anni, per un importo di 3 miliardi di euro. Questa operazione, ovviamente assolutamente straordinaria, ha permesso così di migliorare i principali indicatori di liquidità .
Attenzione però, nelle note allegate al bilancio 2016 si mette in evidenza che gli aumentati timori per un possibile bail-in hanno portato nel mese in corso ad una "significativa uscita di raccolta" (ossia tanti soldi tolti dalla clientela sui conti correnti) costringendo lo scorso 23 marzo il Consiglio di Amministrazione a richiedere a Banca d'Italia un'ulteriore emissione obbligazionaria garantita dallo Stato, sempre della durata di tre anni, per un ammontare di 2,2 miliardi di euro!
Insomma la nostra Banca assomiglia sempre più al "Pozzo di San Patrizio", per quante risorse (ed energie) ci butti ... non si riempie mai!
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