Iorio "teatrale" come Jobs, i soci BPVi sperano: Francesco rimetta in mare la "Barca" Popolare di Vicenza come Steve fece con la Apple
Lunedi 8 Febbraio 2016 alle 20:34 | 0 commenti
Un giorno prima dell'esame e dell'approvazione dei dati di bilancio 2015 il presidente Stefano Dolcetta, padrone di casa che ha salutato gli "ospiti", e l'Ad Francesco Iorio, chiamato a tappare le falle e a rimettere in condizioni, prima, di galleggiamento e, poi, di navigazione la... "Barca" Popolare di Vicenza, hanno incontrato al Teatro di Vicenza circa millecento soci vicentini (dati ufficiali mentre la capienza complessiva delle due sale, la principale e il ridotto, è di poco superiore alle 1.200 unità ), che hanno alternato applausi (anche a Iorio) a diffusi vocii e ruggiti di rabbia.
L'impressione dalla saletta stampa, conquistata con fatica e sotto il palco su cui Iorio parlava passeggiando (normalmente è la saletta prove per le esibizioni degli attori), ma non affollata come le sale (anche se c'era un collega della Die Welt che aveva saputo "per caso" di poter presenziare), è che il nuovo Ad recitasse, "alla vicentina", la parte di Steve Jobs quando fu chiamato a risolvere, all'americana, i disastri fatti alla Apple dai suoi predecessori.
Vestito scuro, ma non troppo, fare spigliato ma pensoso (anche se ha ripetutamente chiamato Unicredit, la banca a capo del consorzio di garanzia dell'aumento, come "Unicredito"), difesa della Banca per il suo valore "futuribile" che nascerà dal ridurre i suoi campi di azione per fare banca e raccogliere risparmi.
Jobs arrivò alla Apple azzerando centinaia di prodotti, concentrandosi su uno, il Mac, dotandolo di un nuovo sistema operativo, il suo, quello della Next, nome premonitore, e, poi, arricchendo la società risanata e rialnciata di Cupertino con i prodotti della sua "visione".
Iorio come Jobs, valori assoluti a parte?
Se lo augurano i soci/risparmiatori depredati, solo che Steve Jobs prese in mano un'azienda su cui avevano scommesso, assumendosene consapevolmente il rischio, investori di Borsa, Francesco Iorio, invece, dovrà portare la banca in Borsa per salvare la BPVi consegnandola nelle mani di chi la comprerà con pochissimi soldi reali.
In pratica un quinto della capitalizzazione virtuale il cui flop rimane in carico ai risparmiatori, signori e signore che esibivano una dignitosa disperazione per bocca dei pochi intervenuti in rappresentanza delle decine di migliaia che grazie ai precedenti amministratori (questo un leit motiv ricorrente) sono alla canna del gas, compromettendo anche l'economia locale.
Se è certo che lo stiano ostacolando settori dei vecchi poteri, quelli che hanno ricevuto dalla Popoalre di Vicenza affidamenti a go go, oggi magari sofferenti, senza favorirne, prima, la raccolta e, oggi, la ricapitalizzazione, che Iorio, preoccupatissimo anche per il ritiro dei depositi, ce la faccia a rimettere a galla la "Barca" Popolare di Vicenza c'è da augurarselo, tutti.
Al di là di qualche momento comprensibilmente "ruvido" questo augurio è quello che si è percepito da "sotto il palco", dove eravamo e dove, però, ci è stato impedito (anche questo lo voleva l'ignoto "regolatore" che avrebbe negato lo streaming?) di registrare testimonianze video, di certo, comunque, non originali nè sconvolgenti.
La pretesa da parte dei pochi soliti noti e di nuove, vecchie, cordate di contare ancora con artifici medioevali, come la non quotazione e le banche spezzatino, che sarebbero ancora più preda del mercato della prossima banca made in Iorio, e l'illusione dei tantissimi poveri piccoli soci di tornare al giorno precedente la notte dell'incubo ancora in atto sono, quindi, per Iorio le posizioni da combattere, la prima, e da addolcire, la seconda.
Magari, e qui andiamo oltre la cronaca (per la quale diamo atto all'Ad di aver provato a tenere serenamente alta la fronte di fronte ad attacchi, non a lui, ma comuqnue prevedibili, noti e che, quindi, non fanno qui notizia)), riconoscendo ai vecchi soci, piuttosto che generici e magari modesti benefit che l'Ad, con la dovuta genericità , ha comunque assicurato, diritti di voto aumentati in proporzione alla loro anzianità : è consentito dalla legge (la Exxor degli Agnelli docet) e li invoglierebbe a rimanere sulla barca (popolare di Vicenza) sapendo di poter contare di più nella nuova Banca Popolare di Vicenza.
Per la cronaca l'incontro è iniziato alle 18 in punto ed è terminato alle 20.34 con i saluti di Dolcetta, dopo le assicurazioni finali di Francesco Iorio sull'esercizio del diritto di recesso, non conveniente e poco attuabile nella pratica, dopo la meraviglia mostrata di fronte alla "denuncia" di un socio di aver visto negato l'elenco dei soci ("mi attiverò perchè questo problema, che non conoscevo, venga subito rimosso, se c'è") e dopo la riaffermazione del valore che la BPVi avrà a grandi pulizie efettuate...
Amen e che la mela non sia avvelenata.
P.S. Steve Jobs arrivò con i pieni poteri, come Francesco Iorio, e mandò a casa subito tutti quelli che non riteneva utili...Come Iorio?
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