Intervista Tosi su laRepubblica: "un errore la deriva estremista"
Lunedi 2 Marzo 2015 alle 10:04 | 0 commenti
 
				
		
		«Ho già subito  troppi torti, il commissariamento sarebbe inaccettabile». Così Flavio  Tosi alla vigilia del “federale†della Lega, convocato per affrontare la  rognosissima grana del Veneto. Per il sindaco di Verona, e segretario  della Liga veneta, quella sarebbe l’anticamera di una clamorosa  frattura.
Tosi, se la commissariano lei se ne va dal partito? E magari rompe gli indugi candidandosi davvero contro Zaia?
		
«Non  voglio fare alcuna ipotesi per il futuro. Ma una cosa è certa: per il  commissariamento non ci sono i presupposti, perché è lo Statuto della  Lega a dire che i candidati e le alleanze le decidono i territori e non  Milano. Dopodiché il consiglio federale è sovrano. Salvini è  padronissimo di proporre quel che ritiene opportuno, e io di decidere  per me stesso».
Siamo all’addio?
«Nella Lega ci vuole rispetto reciproco. In passato io ho fatto parecchi passi indietro».
Adesso tocca a Zaia?
«Ricordo  a tutti che in questi ultimi cinque anni non ho mai boicottato e  neppure messo in difficoltà il governo regionale. Mai detto una sola  parola contro Zaia, semmai i problemi sono venuti dai suoi alleati,  Forza Italia e Ncd. Anche per questo dico che nel Veneto dobbiamo andare  da soli: la Lega e alcune liste civiche in grado di attrarre i voti  moderati e popolari».
Il problema è la lista Tosi e anche la  composizione di quella della Lega. Zaia teme che gli eletti a lei fedeli  possano condizionarlo troppo una volta rieletto...
«Dovrebbe  spiegare perché Tosi dà fastidio. Una lista con il mio nome non  porterebbe via consensi alla Lega, farebbe solo crescere la coalizione.  Se a Verona non avessi avuto con me le civiche, io sarei stato sepolto  ».
Perché non vuole Forza Italia e il Ncd?
«Perché il nostro  elettorato li considera contigui a Renzi. Alfano addirittura ci governa,  ma anche Berlusconi ha sostenuto il premier».
Salvini in settimana potrebbe vedere il signore di Arcore...
«Quando  c’era il Cerchio magico Berlusconi è stato abituato per troppo tempo a  usare la Lega a suo piacimento, sarebbe ora di finirla ».
Il segretario federale sottomesso al leader di Forza Italia?
«Sta a lui decidere, non credo che i militanti si aspettino un ritorno all’ovile berlusconiano ».
Non sembrava questo il messaggio lanciato da Salvini in piazza del Popolo...
«Il  messaggio è quello di una Lega che si sposta troppo a destra e  abbandona il tema centrale del federalismo. Il nostro movimento è sempre  stato trasversale, se ci schiacciamo a destra Renzi vincerà a mani  basse. Per batterlo bisogna mettere insieme tutti i moderati, a livello  nazionale lo schema è diverso ».
Con l’estrema destra ha avuto a che fare pure lei...
«A  Verona in consiglio comunale e in giunta ci sono esponenti della  destra. Ma anche dei moderati, espressi dalle liste civiche. Io sono  stato il primo a sostenere che le battaglie della Lega vanno condotte in  un quadro di unità nazionale. Per questo mi sono preso un sacco si  insulti da Bossi. E allora c’erano anche tanti leghisti vicini a Salvini  che mi attaccavano. Comunque erano tempi diversi».
E cioè?
«Nel  Veneto non c’era un segretario che difendeva le ragioni dell’autonomia  decisionale, come faccio io adesso. E nella Lega, a parte me e Maroni,  erano tutti allineati e coperti».
Anche Salvini?
«Diciamo che la battaglia per il rinnovamento della Lega l’abbiamo cominciata io e Maroni».
Battaglia  per far fuori Bossi, che però sabato a Roma in qualche modo l’ha  difesa. «Non bisogna emarginare Tosi», ha detto il vecchio leader. Che  effetto le fa?
«Intanto mi piace ricordare che nel 2012, quando si  parlava di lista Tosi a Verona, c’erano molti dei suoi che cercavano di  impedirla. Bossi ebbe l’intelligenza e la saggezza di lasciarmela fare.  Se così non fosse stato, con gli scandali di Belsito e dei diamanti, io  sarei stato sepolto. Comunque sì, quelle parole mi hanno fatto piacere».
Salvini peggio di Bossi?
«Questo lo vedremo al federale di oggi ».
Ma quale potrebbe essere il punto di mediazione?
«Non  è questione di mediazione. Bisogna semplicemente rispettare lo statuto e  le regole che ci siamo dati. È sempre stato così, quando è stato eletto  Maroni i candidati li hanno decisi i lombardi, non la segreteria o il  consiglio federale».
di Rodolfo Sala da "la Repubblica"
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