Industria vicentina: meglio nel 2° trimestre
Venerdi 6 Agosto 2010 alle 12:48 | 0 commenti
Confindustria Vicenza - I dati relativi all'andamento congiunturale dell'industria vicentina mostrano un miglioramento del quadro complessivo caratterizzato da un parziale recupero dei principali indicatori economici. Rispetto allo stesso periodo del 2009, nel secondo trimestre la produzione risulta in aumento dell'8,2%.
Tale incremento è principalmente determinato dalla crescita delle esportazioni (+11% verso i paesi extra-Ue e +4,3% verso l'Europa). Anche la domanda interna registra un aumento del 4%.
Tuttavia rimane ancora una quota di aziende (47%) che dichiara di avere un livello produttivo insoddisfacente.
Qualche miglioramento è anche confermato dal portafoglio ordini.
L'andamento dell'occupazione risulta ancora negativo, con un calo del numero di addetti che si attesta sull'1,5%.
Gli incassi risultano in ritardo nel 40% dei casi, provocando tensioni di liquidità nel 27% delle imprese.
Alcune tensioni si stanno anche registrando sul fronte dei prezzi delle materie prime: il 69% delle aziende segna un aumento complessivo del 6,5%. Mentre i prezzi dei prodotti finiti evidenziano un leggero incremento dell'1,3% nel 28% delle imprese.
Le aspettative per il 3° trimestre dell'anno in corso mostrano una prosecuzione dell'attuale tendenza, anche se i livelli raggiunti dai principali indicatori sembrano attestarsi su livelli più contenuti. Si prevede una crescita della produzione industriale (+4,3%) trainata dalla domanda estera (+4,4%). Anche le vendite sul mercato interno sono previste in aumento dell'1%. L'occupazione invece dovrebbe rimanere negativa (-0,5%).
Ancora incerte risultano le previsioni di nuovi investimenti: una quota consistente di aziende (44%) dichiara di non avere in programma alcun investimento nei prossimi mesi, dato comunque in miglioramento rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente (54%).
In Italia: la ripresa globale si assesterÃ
Quanto allo scenario italiano, i dati in arrivo dal Centro Studi di Confindustria dicono che la ripresa globale è destinata a frenare: dopo la potente accelerazione, superiore alle attese nella prima metà 2010, i prossimi mesi si delineano di assestamento su ritmi comunque elevati, senza rischi di ricadute recessive.
Il rallentamento è evidente in USA e Cina. Nei primi è l'effetto temuto della fine di incentivi (immobiliare) e della fragilità dei conti delle famiglie, ma la redditività delle imprese è alta e sosterrà gli investimenti.
Nella seconda è la conseguenza voluta delle misure restrittive anti surriscaldamento. Nell'area euro la decelerazione è solo negli indici anticipatori; i dati congiunturali mostrano ancora rapidità di recupero dell'attività (+3,8% gli ordini in maggio; 56,7 il PMI composito in luglio, da 56,0), soprattutto in Germania. In Italia si accentua la velocità di incremento di produzione, fatturato, ordini ed export, specie dai mercati extra-UE: il grande traino viene da lì. La debolezza dei consumi accomuna le economie europee e americana ed è legata all'andamento fiacco dell'occupazione che incide su fiducia e potere d'acquisto delle famiglie; ma sono indicatori ritardati. La divaricazione tra costo del lavoro e produttività , aperta dalla crisi, non è stata ancora ricomposta nell'Eurozona; in Italia è più ampia della media e ciò comprime i margini e spinge a ristrutturare.
L'inflazione resterà bassa; il pericolo maggiore è semmai la deflazione; le dinamiche dei prezzi core denunciano perdita di competitività italiana. Le quotazioni delle materie prime, sotto i picchi di aprile, riflettono il minor dinamismo globale. Gli esiti delle aste dei titoli pubblici confermano che le paure di insolvenza sui debiti sovrani sono stati arginate. Tassi a breve più tesi e cambio dell'euro più forte tolgono slancio alla ripresa.
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