In politica oggi cambiare casacca è... la politica
Sabato 25 Febbraio 2017 alle 11:00 | 0 commenti
In politica vige la necessità del cambiamento: nelle idee, nelle strategie, nelle tattiche e anche negli uomini che ne vogliono essere i protagonisti o protagoniste. Non a caso "i politici" sono spesso appellati con il termine naturalistico di "camaleonti", che non è offensivo, perchè indica che a seconda della situazione è necessario mutare la prospettiva con la quale si opera. Sono le circostanze che finiscono con l'imporre una dimensione metabletica, ossia del cambiamento. Questa è varia e mai definita a priori. Sul campo di battaglia anche il piano tattico meglio predisposto richiede piccoli aggiustamenti e cambi significativi. Ben lo sapevano Cesare, Federico II, il Wallenstein, Napoleone, Rommel e pure Eisenhower, ecc. e sia in oriente sia in occidente Sun Tzu e K von Clausewitz l'hanno pure teorizzato; W.U. Lenin ne è stato un teorizzatore e un interprete.
Ci ricordiamo della sua tattica tre passi avanti e due indietro. Ben noto è l'opuscolo del rivoluzionario russo Un passo avanti e due indietro, un testo che indica bene tale necessità tattica: "Un passo avanti, due passi indietro... Ciò accade nella vita degli individui, nella storia delle nazioni, nello sviluppo dei partiti. Sarebbe la più criminale delle pusillanimità dubitare, fosse anche per un minuto, de! trionfo inevitabile e completo dei principi della socialdemocrazia rivoluzionaria, dell'organizzazione proletaria e della disciplina di partito. Abbiamo già molte conquiste al nostro attivo; dobbiamo ora continuare la lotta, senza scoraggiarci per gli insuccessi. e dobbiamo lottare conseguentemente, disdegnare i metodi piccolo-borghesi delle beghe di circolo, fare tutto il possibile per salvaguardare il legame che unisce nel partito tutti i socialdemocratici della Russia, legame che abbiamo stabilito con tanti sforzi; ottenere, con un lavoro tenace e sistematico, che tutti i membri del partito, e specialmente gli operai, conoscano in modo completo e cosciente i doveri dei membri del partito, la lotta al secondo congresso del partito, tutte le cause e le peripezie dei nostri dissensi, tutta la perniciosità dell'opportunismo, che tanto nel campo dell'organizzazione, come in ciò che concerne il nostro programma e la nostra tattica cede, impotente, davanti alla psicologia borghese, adotta senza spirito critico il punto di vista della democrazia borghese e smussa l'arma della lotta di classe del proletariato."
Il grande Lenin ammonisce, invece, circa la perniciosità dell'opportunismo ed è quello che spesso di trova nella carriera dei politici, quelli che cambiano casacca o all'interno del partito stesso o addirittura finendo con il militare in posizioni ben diverse da quelle con le quali hanno iniziato.
Pochi sanno rinunciare ad esserci sempre; sono quelli che con coraggio abbandonano la politica e tornano al proprio podere, ovvero, se l'hanno, al lavoro o si ritirano in pensione, visto che, accumulati pensione e vitalizio, e possono dedicarsi, come Mario Capanna, ai lavori agricoli.
Che dire di coloro che invece continuano la carriera? Hanno veramente elaborato, magari in una sola notte, nuove idee, nuove strategie a favore del bene comune? Dubitiamo, perché elaborare è difficile e richiede tempo e la nuove strategie richiedono grandi capacità e non tutti sono "Napoleone"; forse sono tattiche o, meglio, giri di valzer o Berezka (ballo popolare russo), tanto per rimanere in pista.
Purtroppo questa situazione è molto diffusa in Italia, in Europa e perfino in Cina e in Corea del Nord. Sembra non esserci rimedio. E' la vera causa della crisi odierna della politica, perché non vi sono idee, progetti, e nemmeno strategie e tattiche, ma solo un bordeggiare in attesa di carpire il miglior fritto di paranza, quello immediato.
Povero Marx, povero Lenin e pure povero Stalin, uniti ai poveri italiani Gramsci, Bordiga, Togliatti, Longo, Berlinguer e poveri C. Marchesi, Verzotto, Secchia, pure Vidali e i pesciolini rossi vicentini che ancora si agitano nelle fotografie!
Ma quale prospettive politica hanno che non sia una serie di parole in circolo dove si odono parole riciclate dai potenti di turno, perché è sempre meglio servire due padroni, se stessi e il principe di turno?
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