Impegno per Vicenza: no a referendum senza quorum
Venerdi 30 Novembre 2012 alle 10:23 | 1 commenti
Italo Francesco Baldo, Impegno per Vicenza - A breve il Consiglio Comunale di Vicenza discuterà il nuovo Statuto del Comune di Vicenza. Ritengo momento di opportuna riflessione alcune considerazioni sulla proposta di referendum comunale. La democrazia è una forma di governo molto, molto delicata. Tantissimi dicono di prediligerla rispetto ad altre forme, perché tutti i cittadini sono responsabili di quanto viene stabilito per lo Stato.
In Grecia è nata questa forma con il nome di "politia"e come sua degenerazione la"democrazia" che stava ad indicare il potere del popolo non nella finalità autentica del bene civile, come la dittatura e l'oligarchia. Con il tempo al termine "politia" si è sostituito quello di democrazia. Demagogia o oclocrazia (decisioni prese dalle masse) designano attualmente la degenerazione della democrazia. Nella cultura politica medioevale la democrazia era definita come "molti al bene" perché, affermava Sinibaldo de' Fieschi " la verità è meglio ricercata da molti" e nella vita associata il concorso della maggior parte consente di approfondire nel migliore dei modi quale debba essere la finalità e i mezzi per raggiungerla in un accordo dove i mezzi giustificano il fine e mai il fine i mezzi. Negare la partecipazione dei molti riduce la loro libertà e finisce con il proporre o la figura del principe machiavellico o il totalitarismo, ossia i pochi, la parte che determina la condizione di tutti. Il Comunismo arrivò sempre al potere come piccolissimo gruppo e affermò il proprio potere, solo con l'uso della violenza, come indicavano K. Marx e F. Engels e non certo "democraticamente"! Con le riflessioni illuministe e successive si intende ancor oggi una forma di governo democratica quando la "parte maggiore" in senso quantitativo, vince le elezioni ad esempio. Non è sempre detto che la quantità maggiore sia la parte migliore, ma è senza dubbio quella che può costituire legalmente i governi ecc. Con intelligenza della politica in Italia si è stabilito che nel ricorso diretto ai cittadini si dovesse almeno raggiungere nelle votazione referendarie almeno il 50+1 per cento degli aventi diritto. Ora invece si vagheggia, anche a Vicenza, il referendum senza quorum, ovvero se vanno a votare in un comune 300 aventi diritto sulla questione della possibilità dell'accattonaggio in centro oppure di fornire assistenti personali a coloro che sono senza fissa dimora per trovare una soluzione, questi vincono. Si perde in tal modo il vero spirito della democrazia, ovvero il coinvolgimento responsabile di tutti o almeno della maggior parte e della Costituzione Italiana, che ha voluto uno Stato repubblicano (cosa di tutti) a gestione democratica, dove la sovranità è esercitata dal popolo secondo la forme e nei limiti della Costituzione. Questa non utilizza mai il termine " democrazia", solo due volte l'aggettivo democratico (artt..1 e 39) e due "democratica (artt. 49 e 52). Credo con consapevolezza perché il termine non va mai abusato e soprattutto perché tutti i cittadini italiani debbono essere democratici, indipendentemente dalla loro posizione partitica, perché i partiti devono essere si" molti", ma tutti volti al bene dello Stato e non inseguire sogni o, peggio, forme che la storia ha decretato morte, purtroppo non sepolte in diversi cervelli che, come diceva K. Marx non sanno che "la realtà esiste indipendentemente dal cervello che la pensa".
Così nel dibattito intorno al nuovo Statuto del Comune di Vicenza è bene considerare la democrazia almeno a livello di una maggioranza quantitativa qualificata, altrimenti si aprono le porte alle fantasia di piccoli gruppi. Se per il referendum nazionale (47 milioni di elettori di cittadini ci vogliono mezzo milione di firme, per quello del Comune di Vicenza (100.000 abitanti) ci vorrebbero circa 1000 firme per richiederlo, poi i costi ecc. ecc. Forse bisogna pensare il referendum sia nazionale che comunale con un numero maggiore di richiedenti. E per favore non si parli di Svizzera, dove il numero degli abitanti è minore e da secoli abituati ad una visione "svizzera" dello Stato e non di partito.
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L'iniziativa del Comune mi sembra più un obbligo di facciata, ma che la reale volontà di aprire il "Palazzo". sempre più isolato, ai cittadini ed alle loro legittime richieste-necessità giornaliere. -enzo corani