Il vin dei Vescovi a Barbarano
Martedi 5 Giugno 2012 alle 23:18 | 0 commenti
 
				
		
Tratto da VicenzaPiù n. 235 (abbonati alla moderna versione online sfogliabile e dal prossimo numero con articoli leggibili anche in formato testo: VicenzaPiù Edicola è ora disponibile in abbonamento con due modalità . Abbonamento standard: 18 Euro all'anno Iva di legge inclusa. Abbonamento sostenitore: 30 Euro all'anno Iva di legge inclusa).
Di Roberto Fiorella
Il fiore all'occhiello della produzione enologica dei Colli Berici è senza dubbio il Tai Rosso, un vitigno caratteristico di questo territorio, oggetto di ambiziose sperimentazioni e innovazioni per la valorizzazione del prodotto finale.
La sua origine è divisa tra la storia e la leggenda, ancora viva  nonostante la scienza e le ricerche anche genetiche effettuate negli  ultimi anni. Permane comunque l'incertezza sull'effettivo svolgersi dei  fatti. Si racconta infatti che il vitigno sia stato portato nel  territorio di Barbarano Vicentino nel Settecento da un falegname  vicentino di ritorno dall'Ungheria come suddito e soldato di Maria  Teresa d'Austria. Le barbatelle di vite con cui ritornò possono però  essere ricondotte al Tokaj ungherese e non a quello che oggi è il Tai  rosso. Con più certezza si può affermare che esso giunse nel XIII secolo  dalla città papale di Avignone grazie ai rapporti intrapresi dai  vescovi di Barbarano, anch'essa importante centro religioso; da qui il  nome di uva dei Vescovi oltre che vin dei Vescovi. Tuttavia la prima  notizia di tale vitigno risale al 1855, più precisamente al 25 agosto,  quando si svolse la "Prima Mostra dei prodotti primitivi del suolo,  dell'industria e delle belle arti" nel Palazzo del Museo Civico di  Vicenza. Nel catalogo per la presentazione dei prodotti partecipanti  alla mostra, all'interno della sezione delle industrie in fabbricazione  di vini, spiriti, liquori e birra, si legge di "vino Toccai con uva  dello stesso nome" attribuito alla produzione di varie aziende. Sono  industrie del vicentino e nella zona dei Colli Berici, che riportano la  produzione del vino già dalle annate 1841 o 1848. Dopo questo  riferimento si ritrova questa varietà descritta nell'Ampelografia del  vicentino Girolamo Molon nel 1906, secondo il quale la sua diffusione si  estendeva anche al Piemonte, regione in cui poi la produzione venne  abbandonata.  Negli anni '60 in Italia si affermò definitivamente il  termine Tocai, che andò a sostituire il settecentesco Tokaj. L'utilizzo  del termine Tocai, riportato comunemente con una sola c nel corso degli  anni, è stato tuttavia causa di una diatriba tra italiani e ungheresi  che ne rivendicavano l'esclusività per la propria produzione come Tokaj,  vitigno a bacca bianca. E dunque dal 2007 non esiste più la  denominazione Tocai a favore del nome Tai; in Veneto anche il vino  bianco prodotto da uve Tocai italico è divenuto semplicemente Tai,  mentre il fu Tocai rosso è per l'appunto il Tai rosso.
In base a  recenti ricerche a questo vitigno ne vengono accostati numerosi altri  per caratteristiche morfologiche e genetiche simili: ci si riferisce al  Cannonau in Sardegna, al Grenache in Francia, all'Alicante Rosso e alla  Garnacha in Spagna. Attualmente si possono riscontrare differenze tra i  Tai Rosso dei Berici per la locazione dei vigneti e le caratteristiche  pedologiche del terreno, ma il disciplinare di produzione è chiaro per  quanto riguarda i limiti territoriali e le caratteristiche minime del  vino. Inoltre vi è un'ulteriore denominazione, il Colli Berici  Barbarano, che prevede la vinificazione di uve Tai Rosso provenienti  soltanto dai comuni di Longare, Castegnero, Villaga, Barbarano, Mossano e  Nanto.
In generale, il Tai Rosso si presenta come un vino elegante,  fine, con i suoi sentori di frutta rossa fresca che ne permettono una  grande bevibilità; non c'è dubbio che prove diverse di vinificazione di  questo vitigno possano dare un nuovo impulso alla riconoscibilità del  vino prodotto. Recentemente infatti si stanno provando delle versioni  invecchiate, con l'utilizzo di botti di legno o barrique che permettono  il passaggio da un colore rubino chiaro ad un rubino intenso e  migliorano la complessità aromatica.
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