Il reportage de Il Fatto Quotidiano/2: "la legge non è uguale per i soldati Usa"
Giovedi 7 Giugno 2018 alle 13:13 | 0 commenti
Tredicimila extracomunitari. Il 12 per cento della popolazione. Ma questi immigrati non arrivano dall’Africa. Ci sono anche quelli, ovviamente, ma qui parliamo dei soldati americani. Ecco Vicenza, che racchiude uno ‘stato’ di 60 ettari, una volta e mezzo il Vaticano e con una popolazione quindici volte superiore. Sono le caserme statunitensi Ederle e Dal Molin. Oltre alle strutture militari si contano 31 edifici tra alloggi, bar, ospedali e piscine.Â
Un mondo a parte: vicentini e americani vivono gli uni accanto agli altri, ma raramente si frequentano anche se qualche ufficiale ha cominciato a vivere fuori dalle caserme.
Non è mai filato tutto liscio. Ma negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Qui passano ragazzi poco più che ventenni che partono o tornano da zone di guerra, dall’Iraq all’Afghanistan. Così, con sempre maggiore frequenza, le cronache hanno registrato incidenti stradali, risse, droga, ma anche violenze sessuali. Il punto, però, è delicato: la legge è davvero uguale per i militari americani? Se lo sono chiesti gli stessi statunitensi. Stars and Stripes, organo di informazione molto seguito tra le truppe, ha pubblicato un’inchiesta: “I militari americani accusati di reati in Italia spesso evitano la penaâ€.
La questione esplode nel 1998 con la tragedia del Cermis: un aereo da guerra americano, volando a bassa quota, tranciò i cavi della funivia provocando la morte di venti persone. Ma le autorità statunitensi impedirono alla giustizia italiana di processare i due piloti. Il capitano Richard J. Ashby e il suo navigatore, Joseph Schweitzer vennero sottoposti a processo negli Stati Uniti. Furono assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo. In seguito furono riconosciuti colpevoli di ostruzione alla giustizia e condotta inadatta a un ufficiale per aver distrutto il video registrato sull’aereo. Pochi mesi di carcere – solo per uno dei due – e congedo dai Marines.
Casi che incrinarono le relazioni tra Italia e Usa, come il sequestro dell’imam Abu Omar avvenuto per le strade di Milano. Il pm Armando Spataro ricostruì le responsabilità di agenti americani. Che furono sottratti alla nostra giustizia.
A Vicenza, però, il confronto tra giustizia italiana e statunitense è pane quotidiano. Perché, in base alle convenzioni, funziona così: “Quando un soldato commette reati non legati al suo servizio se ne occupa la giustizia ordinariaâ€, spiega il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri, “Noi dobbiamo avvertire il ministero della Giustizia. Lo Stato straniero può chiedere all’Italia di rinunciare alla giurisdizione (che passa alle Corti militari americane, ndr). Prevalentemente gli americani l’hanno chiesto. E prevalentemente il ministero l’ha concessoâ€. È avvenuto centinaia di volte. Militari americani che commettevano reati e poi venivano benevolmente processati in patria. Per non dire dei casi in cui i militari nel frattempo avevano lasciato l’Italia. Impuniti.
Basta leggere i dati del ministero della Giustizia: tra il 2013 e i primi tre mesi del 2014 le autorità americane chiesero ben 114 volte di non processare i militari. E l’Italia in 91 casi accettò. Poi la situazione è un po’ cambiata: nel 2016 ci sono state 49 richieste di rinuncia (42 accolte), nel 2017 siamo passati a 47 (45 accolte). Mentre nel 2018 le richieste sono di nuovo salite a 29 in cinque mesi.
Pochi restano in Italia. Il caso del parà Jerelle Lamarcus Gray è un’eccezione. Ma troppa era stata l’indignazione dell’opinione pubblica. È la sera del 9 novembre 2013, siamo alla discoteca Ca’ di Dennis. Gray, sostenne l’accusa, attese all’uscita una minorenne. Poi, tappandole la bocca fin quasi a farla soffocare, la violentò. Per questo Gray è stato condannato in appello a 7 anni e 6 mesi di reclusione. Non basta: secondo gli investigatori italiani mentre attendeva il processo Gray avrebbe anche violentato una prostituta rumena incinta di sei mesi. E ancora: mentre era ai domiciliari nella base Usa, Gray sarebbe evaso e avrebbe picchiato altre due prostitute. Il parà , oggi 26enne, è uno dei pochissimi militari americani nelle carceri italiane. Ma le cronache venete riportano continui episodi che vedono protagonisti soldati alleati: nel novembre 2014 un militare americano viene arrestato dai carabinieri e accusato di due rapine. Nel maggio 2016 nella discoteca Liv di Bassano del Grappa scoppia una gigantesca rissa tra militari e immigrati africani, 13 soldati vengono arrestati e subito rilasciati. A marzo dell’anno scorso tre parà americani sono stati denunciati perché hanno rubato il Tricolore in piazza a Vicenza. In giugno un militare viene denunciato perché avrebbe distrutto i reperti (su cui avrebbe poi anche orinato) in mostra per il raduno dei Marinai italiani. Nel settembre 2017, dopo una lite in un pub, un militare Usa investe due ragazzi (uno dei due finisce in rianimazione) con la propria auto. A febbraio un militare di ritorno dall’Afghanistan viene accusato di violenza sessuale ai danni della fidanzata (all’epoca dei fatti minorenne). L’accusato avrebbe filmato la ragazza minacciando di diffondere le immagini su Facebook. Quando esplode lo scandalo l’accusato, pur condannato dalle autorità militari per detenzione di materiale pedopornografico e indagato dalla giustizia italiana, è in Corea. Chissà se tornerà .Accedi per inserire un commento
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