Il pizzo della suora Ipab
Venerdi 1 Luglio 2011 alle 09:34 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicenntino n. 216 in distribuzione e scaricabile da qui in pdf.
Salvatore Lo Grande dell’Impresa funebre S. Bertilla: “Avviene dovunque ma che a segnalare un morto per soldi sia chi indossa la tonaca è un fatto che turba ogni coscienza. E in Ipab lo sanno in moltiâ€
Salvatore Lo Grande, siciliano di Catania (“lì ormai ci sono più centri commerciali che non a Roma e Milano, sono la legalizzazione del pizzo: tu mi paghi l’affitto nei locali che ti dico io e tutto è a posto!â€), arrivato a Vicenza nel 1970 dopo aver vinto un concorso nelle ferrovie, sindacalista Uil per il suo settore, socialista allora e socialista ancora adesso (“dopo aver peccato solo una volta per aver aiutato nelle comunali del 1998 Sante Sarracco, solo  perché anche lui catanese. Non ce l’ho fatta a stare tra simboli fascisti e sono tornato subito alle mie origini politiche provando a rilanciare il Psi e riportando per primo l’ex ministro Martelli a parlare in pubblico a Vicenzaâ€), va in pensione a soli 40 anni, dopo 19 anni e sei mesi di servizio (allora si poteva), lui che, nato a gennaio 1951, aveva cominciato a lavorare regolarmente a 18.
Tanti anni di vita sociale e para politica, qualche consiglio agli amici e poi otto anni fa, spinto dalle esigenze di una famiglia che cresceva e cresce con 3 nipotini, dal sentirsi ancora giovane e, soprattutto, dalla voglia di un nipote di estendere l’attività da Catania a Vicenza, diventa imprenditore nel settore funerario con l’Impresa Funebre S. Bertilla, di cui, dopo solo un anno di apprendistato, deve prendere le redini da solo perché il nipote deve rientrare a Catania. “Triste dirlo, perché si parla di momenti in cui c’è il dolore massimo – va al succo Salvatore Lo Grande – e, quindi, lavori sulle disgrazie degli altri, ma io non mi scandalizzo del fatto che anche il mio lavoro sia un business, legale se si viene pagati per il lavoro che si fa. In tutta Italia non c’è una città , però, Milano, Torino, Roma, in cui non siano state fatte indagini sul fenomeno che là dove avvengono molti decessi, quindi in strutture sanitarie, ospedali o centri per anziani che siano, c’è chi segnala il decesso poco prima che avvenga o appena avvenuto ad una società funeraria piuttosto che ad un’altra per avvantaggiarla nel contattare subito i familiari e ricevendone in cambio non una mancetta ma cifre consistenti. Il cane non muove la coda per niente. Oggi un funerale medio costa intorno ai 3.000 euro (si parte da 1.700 euro e si arriva a cifre a quattro zeri se si vogliono funerali con cavalli e carrozze e questo a parte i costi aggiuntivi come loculi e quant’altro) e i costi aumentano anche per queste super ‘mancette’ che si elargiscono. Ora se a mercanteggiare col dolore c’è un civile tra virgolette è riprovevole e contro i miei principi,  ma ciò che denuncio e mi sconcerta è che all’Ipab, a giocare sporco da anni, sia chi veste un abito talare, una suora, e secondo me una sola, che si definisce lei stessa la ‘responsabile’. Ora non solo si va contro qualunque principio di corretta concorrenza tra chi propone il servizio ma, peggio ancora a livello umano, si sfrutta in quei momenti di naturale debolezza mentale un familiare, che sotto emozione recepisce il consiglio di chi gli anziani prima che passassero a miglior vita doveva assisterli almeno moralmente e spiritualmente. Di tutto questo ho completa certezza e anche ieri (martedì 21, n.d.r.) mi è capitato di assistere a una telefonata di accordiâ€. Denuncia forte quella di Salvatore Lo Grande, ma perché renderla pubblica tramite noi e non farlo tramite gli organi giudiziari? “Se io vado in Procura – risponde Lo Grande -, e già nell’era di tangentopoli un’inchiesta su un grosso operatore locale fu fatta, anche se non se ne conosce l’esito, farei nome e cognome ma siccome tutto avviene nel sottobosco del malaffare e non c’è certo traccia di pagamenti verrei facilmente smentito, per prima cosa, e, poi, diciamolo chiaramente, sarebbe fatta tabula rasa intorno alla mia società e non mi farebbero più lavorare. Qui non siamo in grandi città , come Roma e Milano, ma nella piccola Vicenza del sia pur grande nord est, in cui la mafia , tra l’altro, sta prendendo piede anche se si fa finta di non vederla. Senza nascondere che lo sfruttamento del ‘caro estinto’ avviene anche in ospedale, dove, però, chi ha questo comportamento almeno non è uomo o donna di chiesa, preferisco quindi denunciare il fatto all’opinione pubblica. Sia perché è ancora più grave che a condizionare per propri vantaggi economici i familiari dei defunti sia chi, ripeto, veste un abito talare, sia perché, magari, aprano gli occhi ufficialmente anche i responsabili dell’Ipab stessa, amministratori o quadri che siano,  che non possono non sapere nulla!â€. Ma, è naturale chiederlo a questo punto, queste super mancette, questo “pizzoâ€, per essere chiari, che non solo esteticamente rende più ricca la tonaca di chi lo chiede e lo riceve, arriva in parte a chi, tra i “civili†dell’Ipab, sa? “Io potrei andare anche dall’amico e ‘compagno’ Rolando e dirgli tutto questo perché non voglio favoritismi ma solo essere valutato come azienda per quello che posso offrire e per la cifra a cui posso offrirlo.  Ma come si fa a non sapere? Da oggi lo sappiano tutti e ci si rifletta sopra. Che il pizzo arrivi a qualcun altro, come si dice, è quasi scontato: se non entra dalla porta entra dalla finestra“. Ha provato, umanamente, a entrare in questo giro? “No, mai. E’ contro i miei principi anche il solo mettermi lì all’Ipab o in ospedale e avvicinare la famiglia che ha perso un proprio caro! Mi vergognerei di me stesso e pensi se lo farei addirittura con una spalla,  per giunta sapendo che questa persona dovrebbe, invece, occuparsi di dare sostegno morale ai familiari e non di speculare su quella che comunque é una tragediaâ€. Abbiamo sintetizzato i punti salienti di una chiacchierata che è passata anche per la grande passione civica e politica dell’intervistato, ma la denuncia di Salvatore Lo Grande è coraggiosa e pesante contro una suora che della morte fa un business. E ci meraviglia ancora il bunga bunga?
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