Il passaggio generazionale nel Vicentino
Martedi 28 Febbraio 2012 alle 09:40 | 0 commenti
Secondo l'Unione Europea, nei prossimi anni oltre un terzo delle imprese comunitarie sarà coinvolto nel passaggio generazionale. Per le imprese italiane i dati arrivano al 50% e per la realtà vicentina si parla addirittura di sei aziende su dieci. Una ricerca di Fondazione Nord Est3 stimava nel 2007 che circa il 48% delle imprese regionali fosse allora effettivamente coinvolto in tali problematiche e che il 15% prevedesse di esservi interessato negli anni immediatamente successivi.
Se poi ricordiamo che il processo di passaggio generazionale ha una durata media di 7-8 anni e che le imprese venete superano le 450.000 unità , diventa allora evidente che il numero di attività in procinto di doversi misurare con i vari aspetti connessi al passaggio generazionale raggiunge numeri che sarebbe irresponsabile trascurare.
Questi i numeri dietro i quali si nasconde una delle sfide più ardue a cui è chiamato il modello economico vicentino . A confronto, la crisi globale sembra quasi poca cosa. Gestire il passaggio di testimone per l'imprenditoria locale, che per la gran parte è di prima generazione, significa infatti garantire alla propria azienda la sopravvivenza, la continuità competitiva. E questa è una criticità che ben conoscono le associazioni di categoria del territorio che, sensibili ai numeri, non perdono occasione di sottolineare e trattare nel corso di seminari e incontri sempre più spesso promossi presso le loro sedi. Si tratta di perfezionare l'antidoto contro quella moria che, secondo le stime ufficiali dell'Unione Europea, vede due aziende su tre chiudere nei cinque anni successivi al passaggio generazionale e solo una su cinque arrivare alla terza generazione. Una ricetta universale non esiste, ma una gestione pianificata per tempo fa sì che la transizione diventi un'occasione di crescita e sviluppo, una "r'innovazione". L'imprenditore-fondatore è chiamato a pensarci per tempo, quando sa ben gestire la complessità della trama delle relazioni aziendali che egli stesso ha tessuto in anni di leadership e meglio può traghettare la propria "creatura" durante un passaggio cruciale e non immediato. Un passaggio non privo di insidie e nemmeno indolore, che si stima duri in media dai cinque agli otto anni e che comporta una vera e propria trasformazione della cultura aziendale. Perché di "creatura" si tratta, un figlio concepito e cresciuto quasi sempre d'istinto, senza manuali, da self made man, e che costituisce l'identità stessa dell'impresa che viene trasmessa. Un DNA prezioso che le imprenditrici, in quanto donne, spesso sono più propense a trasmettere, perché altro non si tratta se non di una naturale evoluzione del processo creativo da loro stesse originato. Predisporre il passaggio di testimone significa agire su più livelli: significa innanzitutto trasmettere una scala di valori, più che la proprietà , significa preparare i figli assicurando loro una buona cultura umanistica e un'altrettanto puntuale conoscenza dei nuovi capitalismi globali e delle realtà emergenti. Il processo di investitura può anche tradursi nella necessità di far fare ai propri figli un tirocinio lontani dall'impresa di famiglia, per agevolare un punto di vista alternativo che magari sveli qualche limite del patriarca e sdogani creatività , entusiasmo e competenze che alcuni giovani possiedono e a volte vengono guardati con diffidenza e timore dai fondatori. Vincente sarà l'azienda che avrà gestito il passaggio come opportunità e non come rischio, trasformando la temuta antitesi "vecchie guardie e nuove leve" in sinergia tra "vecchie leve e nuove guardie", un'alchimia perfetta di Sistema Impresa e Sistema Famiglia per arrivare alla terza generazione.
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