Il partito dei ricchi
Domenica 18 Novembre 2012 alle 19:54 | 0 commenti
Dice Luca Cordero di Montezemolo: "Mai più accetteremo di vedere l'Italia derisa e disonorata, per questo scendiamo in campo". Così l'ex presidente di Confindustria e il suo movimento entrano in politica e appoggiano Mario Monti. È la nascita ufficiale del "partito dei ricchi". Oggi c'è una grande, diffusa avversione verso la politica. Una politica che è ridotta a una parodia di se stessa (nella foto di Chi: Corrado Passera, Giovanna Salza e Luca Cordero di Montezemolo).
Una politica senza prospettive che è diventata solo gestione della cosa pubblica da parte di individui che si uniscono in base alla propria convenienza economica e affaristica. Personaggi improponibili che hanno costituito una "casta".
È tutto vero. Si è avverata la previsione di Enrico Berlinguer quando parlava della "questione morale" (cioè dell'occupazione dello Stato da parte di partiti ridotti a comitati d'affari) come principale problema del nostro paese.
Ma esiste anche un'altra casta, molto più pericolosa di quella dei politicanti. È quella che controlla i comitati d'affari. Quella che fa enormi profitti con la speculazione finanziaria. Quella che evade le tasse, che corrompe, che sfrutta il lavoro altrui. È ora di finirla con la leggenda degli imprenditori "neutrali". È la casta dei ricchi. Montezemolo e soci non possono "scendere in campo" perché nel campo ci sono sempre stati. Hanno condizionato governi, hanno chiesto e ottenuto quello che volevano, hanno sollecitato e appoggiato le politiche liberiste, hanno preteso la cancellazione di diritti faticosamente conquistati dai lavoratori. In poche parole hanno sempre comandato da dietro le quinte.
Oggi Montezemolo e soci vogliono consolidare il proprio potere ed entrano direttamente in politica. Sono ricchi e vogliono aumentare le proprie ricchezze. Per fare questo, non hanno più bisogno di politicanti compiacenti che governino per conto loro. Lo faranno direttamente con manovre che colpiranno sempre di più i lavoratori, i pensionati, i giovani. Questo è un ulteriore attacco alla democrazia, un pericolo reale che deve essere fermato con un progetto di vero cambiamento.
Bisogna rimettere al centro dell'azione politica le condizioni di vita di chi vive del proprio lavoro, la distribuzione del lavoro e della ricchezza, uno sviluppo industriale ed economico compatibile con l'ambiente e il benessere di tutti i cittadini e non solo dei ricchi. Un piano del lavoro che preveda che lo Stato ritorni ad essere protagonista e proprietario di questo sviluppo e non venga utilizzato da "lorsignori" come generoso elargitore di denaro e favori. Uno Stato dei diritti e non dei privilegi. Ben diverso da quello che proprio lorsignori hanno umiliato e asservito ai propri interessi.
L'Italia è allo stremo non solo a causa di politicanti servili ma, soprattutto, perché esiste una casta di capitalisti furbi e cialtroni che li ha utilizzati e forgiati per i propri fini. È la "casta dei ricchi".
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