Il paletto dove lo metto
Domenica 4 Marzo 2012 alle 12:00 | 1 commenti
La vicenda kafkiana del paletto di via Gentiloni tra fratelli, assessori e dirigenti
Succede ogni tanto di imbattersi in storie private che diventano emblematiche di come funzioni, non troppo bene, il sistema della burocrazia pubblica di questo Paese. Nel caso della storia del paletto di via Gentiloni si può dire che se l'avesse scritta Kafka stesso, ne sarebbe andato molto fiero.
Tutto comincia il 3 agosto 2010 quando Maurizio Magrin chiede all'Ufficio Mobilità del Comune di Vicenza di poter rimuovere a proprie spese un paletto delimitatore sito nei pressi dell'entrata dell'appartamento di via Gentiloni 11, di sua proprietà , ivi posizionato dal fratello Mario nel 1987.
Il 27 ottobre il Comune dà autorizzazione alla rimozione. Il documento viene firmato dall'assessore ai lavori pubblici Ennio Tosetto e vistato dal direttore del settore sostenibilità urbana Diego Galiazzo. Quindi, il 24 dicembre 2010, Maurizio Magrin rimuove il paletto. Lo stesso racconta come poi, verso le 16 dello stesso giorno, quando Vicenza tremava per le minacce di esondazione del Bacchiglione, sia arrivata in via Gentiloni un mezzo della Polizia Locale. Interrogato dagli agenti se avesse rimosso lui il paletto, Maurizio Magrin conferma e mostra il documento firmato da Tosetto. Sempre Maurizio Magrin spiega come il 15 giugno 2011 ricevette una telefonata dall'assessore che gli anticipava la volontà di ristabilire la situazione originaria: ovvero quella di rimettere il paletto allora piantato dal fratello Mario. Il 6 ottobre infatti parte da Piazza Biade, un documento firmato Galiazzo che chiede «di procedere con urgenza al ricollocamento del paletto dissuasore», «la cui installazione è regolarmente autorizzata con nota da parte del Comune di Vicenza del 28/04/1987 prot. 1383.87».
Arriviamo quindi al 28 ottobre quando Maurizio Magrin viene convocato presso il Comando di polizia municipale sezione Polizia Giudiziaria. Cosa era successo? Il 26 ottobre 2011 il paletto, che nel frattempo era stato ripiazzato al civico 11 di via Gentiloni, era stato nuovamente rimosso e si voleva chiedere notizie sul fatto al Magrin Maurizio, il quale afferma di non aver nemmeno saputo che il paletto fosse stato nuovamente posato, tantomeno ri-rimosso.
Il 2 novembre il Comune di Vicenza trasmette a Maurizio Magrin, che più volte l'aveva richiesto, la copia dell'autorizzazione a installare i paletti dissuasori rilasciata nel 1987. Il 28 novembre Maurizio Magrin scrive a Galiazzo: «Non posso altresì non rilevare che l'autorizzazione del 28 aprile 1987 prot 1383.87 [...] si limita alla sola posa di transenne a U rovescio e non al paletto in questione, e che tale pratica, di cui peraltro avevo chiesto visione, non è presente presso gli uffici comunali competenti». Inoltre richiede nuova autorizzazione di rimozione del paletto: «Tenuto conto che per cause indipendenti dalla mia volontà , per vizi procedurali, è stata cassata, peraltro senza darmene comunicazione, l'autorizzazione del 27 ottobre 2010 a firma dell'assessore Ennio Tosetto, volta alla rimozione di un paletto delimitatore posto davanti all'entrata della mia abitazione in via Gentiloni 11, sono con la presente a rinnovare la richiesta».
Quindi il 30 novembre Galiazzo chiede al dirigente del Settore Mobilità e Trasporti e al Corpo di Polizia Locale, un parere sulla richiesta di dismissione dell'ormai famoso paletto. Il 13 gennaio 2012 Galiazzo scrive a Maurizio Magrin comunicando che, visti i pareri di cui sopra, non risultano esserci elementi per giustificare l'eliminazione del paletto. Dieci giorni dopo Maurizio Magrin chiede di visionare i pareri in questione e la documentazione tecnica (richieste, autorizzazioni, planimetrie) della solita autorizzazione del 1987. Il 6 febbraio 2012 il direttore del settore infrastrutture, gestione urbana e protezione civile del Comune di Vicenza scrive a Maurizio Magrin che «la documentazione tecnica relativa al rilascio dell'autorizzazione di cui al PGN 1383.87 del 18.4.1987, non risulta reperibile agli atti». Inoltre allega il richiesto parere del direttore del Settore Mobilità e Trasporti Carlo Andriolo il quale specifica che «lo scrivente Settore non è titolato al rilascio delle autorizzazioni per l'occupazione di suolo pubblico al fine dell'installazione di dissuasori, né tantomento alla revoca di tali autorizzazioni». Per quanto riguarda il parere della Polizia Locale, si fa riferimento a un precedente documento (del 19 luglio 2011) sulla lunga querelle in cui non si esprimeva ostatività alla ricollocazione del dissuasore, tuttavia «constatato che il manufatto andrebbe collocato di fronte al passaggio pedonale di altra proprietà », quella di Maurizio Magrin, «si suggerisce prima di dar corso all'eventuale autorizzazione, di acquisire il parere anche del titolare di tale accesso». Quindi uno dice che non è di sua competenza, l'altro dice che non ci sono problemi a reinstallare il paletto rimosso, ma magari di chiedere prima a Maurizio Magrin che se lo ritroverebbe davanti l'entrata di casa (appunto per questo fu rimosso il 24 dicembre 2010).
Insomma: è evidente che la questione non sia una priorità del Paese tutto, però, come detto, sembra essere una storia emblematica di un ingranaggio che, a causa di un granello, rischia di saltare. In questo caso si dovrebbero prendere le parti in causa, non solo i fratelli ma anche il vicinato interessato dalla strada, vedere dove sta l'interesse generale (la strada è pubblica), prendere una decisione, punto e stop. Cosa che farebbe una maestra per dirimere un bisticcio tra alunni, cosa che forse un'Amministrazione non può fare con questa flessibilità .
Per un paletto, che probabilmente si porta con sé anni di non buoni rapporti di vicinato o chissà che altro, si sono scomodati assessori, architetti, agenti di Polizia locale durante un rischio alluvione, pareri, contropareri, dichiarazioni di non competenza, autorizzazioni annullate per vizi di forma, pratiche che non si trovano più. Carte, carte, carte, ma soprattutto tempo, professionalità e denaro. Che poi il paletto debba esserci o meno non ha nessunissima importanza, ma che per questa questioncina ci si debba trascinare per uffici dal 3 agosto 2010 fino ad oggi (e chissà se è finita qui), significa che qualcosa in quest'ingranaggio che è la burocrazia pubblica non va. Proprio non va.
Da VicenzaPiù n. 229
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O tempora o targae!!!!