Il nobiluomo, Luxuria e la troika
Giovedi 16 Ottobre 2014 alle 00:29 | 0 commenti
«La ... passione del nobiluomo erano le donne. Gli piacevano le ragazze magre, sgenate e pronte a offrirsi... Gli bastava che si comportassero da amanti esperte e poi tenessero la bocca chiusa. Il compenso che offriva per una nottata di bagordi era molto generoso e comprendeva l'obbligo del silenzio assoluto su quanto avveniva nella sfarzosa camera da letto del palazzo». Chi è costui? Qualche dubbio? Ecco altri indizi allora sul nostro uomo misterioso.
«Tutto cambiò quando ... aveva varcato da poco la soglia dei sessant'anni. Cominciò a osservarsi allo specchio e si rese conto che, invecchiando, la sua figura non era più la stessa. Il seno gli era cresciuto, diventando gonfio e molliccio. I peli del petto, delle braccia e delle gambe stavano sparendo. Le cosce si erano fatte più rotonde e lo stesso il sedere. Nel medesimo tempo, l'energia nell'accoppiarsi con le sue amanti scemava in modo preoccupante. Anche le dimensioni del pene si stavano riducendo: era sempre stato un pisellone possente, adesso sembrava un grissino e non si irrigidiva neppure di fronte alle femmine più provocanti».
Ci siamo, eh? Qualche dubbio ancora? Siamo buoni e vi forniamo altri particolari sul fornicatore in crisi di senilità .
«La mutazione di... apparve evidente all'ultima delle sue slandrone. Era una... donna esperta e dall'occhio svelto. Dopo una serata spesa invano in molti tentativi di accendere il desiderio del..., esclamò esasperata : "Non vi riconosco più. State diventando una femmina. Forse dovreste... cercarvi un maschio che vi faccia da stallone!". Lì per lì... s'infuriò e cacciò la donna dal proprio letto, gridando... Ma nei giorni successivi, ... ripensò a quel che gli aveva detto... E ordinò alla cameriera più fidata di acquistargli un completo da signora, indumenti intimi compresi. Poi se li infilò, si guardò allo specchio e si rese conto di essere pronto a diventare una...».
Qui potrebbe complicarsi la vita per qualcuno che pensava di essere vicino all'identificazione del personaggio misterioso, tanto donnaiolo quanto vecchio per continuare a soddisfare il suo harem. Ma l'indovinello sarebbe più facile se quel qualcuno avesse fatto attenzione alla notizia più pruriginosa di questi ultimi giorni: «l'ex parlamentare di Rifondazione Comunista, Vladimir, ma non Putin bensì Luxuria, ha incontrato l'ex cavaliere (il nobiluomo della storia ridotto a travestirsi dai noti problemi fisici e dalla senilità incombente?) a Villa San Martino insieme a Francesca Pascale (la donna esperta ma insoddisfatta?)».
Allora il personaggio misterioso della storia è Berlusconi visto anche che Luxuria, raccontano le cronache, parlava e Silvio prendeva appunti su unioni civili e adozioni gay per poi dirsi d'accordo?
E no, sarebbe troppo facile.
L'uomo mascherato, in senso letterale, è il barone Vitta, il personaggio di Casale di cui parla Giampaolo Pansa nel suo "Eia Eia Alalà " che così continua il ritratto: «Poi il travestimento non gli bastò più. E si decise a fare l'inevitabile passo successivo. Convocò uno dei suoi servi, uno zoticone sui vent'anni, e gli impose di comportarsi come se avesse di fronte una donna vera. Invogliato da una mancia robusta, il giovanotto non ci pensò due volte e obbedì. Fu così che il barone Vitta, a sessant'anni suonati, provò l'ebbrezza di giacere con un maschio. Da quel momento, il nobiluomo cambiò prede: voleva soltanto giovanotti in grado di possederlo. Passava le giornate nel suo palazzo vestito e truccato da baronessa. Poi osò presentarsi in pubblico e scoprì di essere sempre guardato con rispetto, dal momento che nei suoi registri erano segnati tutti i debiti che molti signori della città avevano contratto con lui senza mai onorarli. E si accorse che era facile trovare dei maschi pronti a soddisfarlo...».
Quell'uomo, quindi, è il barone Vitta e non il boss ricco e gaudente del nuovo e moderno ventennio dell'Italia che non sa essere democratica, perché non sa scegliere (e controllare) i suoi leader ma ama essere scelta dai suoi dittatori, di vecchio o nuovo look che siano.
Non è il condottiero del nuovo, appena crollato ventennio. Anche lui come l'altro, quello Doc e originale, ora in disgrazia anche per l'abbandono dei suoi servi che pur di non perdere il potere hanno firmato l'armistizio con i precedenti "nemici". Armistizio utile, però, non a mantenerli in sella, come fu anche per i monarchici di allora, ma a preparare la loro espulsione completa a favore di quello che si annuncia (questo è il peggio) non come un periodo di fertile anche se contrastata democrazia ma di un terzo ventennio, quello della dittatura impostaci dall'Europa.
No, il barone Vitta di Giampaolo Pansa non è Berlusconi.
Ma Silvio dovrebbe rileggere quelle frasi in cui comunque si specchia per non minime analogie (Luxuria inclusa?) e poi leggere le altre, quelle finali della ricostruzione di Pansa.
Come andò a finire la storia del barone? «Nel modo più banale. Una notte, dopo un amplesso più acceso del solito, il povero Vitta venne colto da un infarto. E morì nel suo letto, con il sorriso sulle labbra. In fondo era un uomo molto fortunato. Invece di essere distrutto da una delle malattie che tormentano gli anziani, aveva goduto sino all'ultimo istante».
Vitta non è lui, Berlusconi, che gli anziani è condannato ad accudirli.
Un giorno a settimana. Poco, troppo poco, se ha commesso quel che ha commesso ai danni della comunità alla quale doveva dare il suo meglio ma a cui ha rubato per regalarle la crisi attuale.
Come tanti suoi sodali. Tanti, troppi, e non solo del suo mondo.
Questa, pensateci, è la cosa peggiore che l'ex cavaliere ha fatto, questo è il reato morale e, perciò, più infame di cui si è macchiato verso il Paese: diffondere il virus della corruzione dal suo habitat a tutta, o quasi, la politica.
Arriverà così la dittatura della troika, questo oggi più che un rischio è la realtà .
Poi sarà guerra, armata o economica oggi poco cambia.
E solo dopo, appesa a gambe in giù la nuova dittatura dei poteri da Grande Fratello, e perciò più infidi, si potrà ripartire con la ricostruzione di un Paese che ritrovi in se stesso la dignità di chiamarsi tale.
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