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Il Natale ortodosso in casa delle monache cattoliche: "Amiamo la piena unità fra le chiese"

Di Giulia Biasia Venerdi 8 Gennaio 2016 alle 11:37 | 0 commenti

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Sorge spontanea una domanda. Perché nella chiesa dell'Olmo, a Cogollo del Cengio, chiesa delle monache cattoliche della Comunità Monastica Piccola Famiglia della Resurrezione, ieri, 7 gennaio, si è celebrata la messa del Natale ortodosso? La risposta di suor Lucia, suora superiora della comunità, è molto semplice. “La Piccola Famiglia della Resurrezione canta le Chiese e ama la piena unità e comunione fra loro.”

Nessuna differenza quindi tra rito cattolico e ortodosso. Entrambi meritano la stessa importanza. “Non è l'unica celebrazione bizantina che abbiamo ospitato: il 20 gennaio 2015 si è celebrata l'unità dei cristiani, mentre il 21 settembre 2015 la nascita della Vergine, data significativa per gli ortodossi perché definisce l'inizio dell'anno liturgico per coloro che seguono l'antico calendario giuliano”, riferisce suor Lucia quando le viene chiesto se il Natale ortodosso è l'unica data all'anno che viene celebrata. “Non è sempre semplice organizzare questi riti: ci vuole un sacerdote che abbia l'autorizzazione e, inoltre, la chiesa è fredda e a volte trattiene le persone dal partecipare.”
La celebrazione prende inizio e le differenze, con il rito cattolico, saltano subito all'occhio. I celebranti hanno recitato la messa con le spalle rivolte verso ai fedeli (non verso l'altare come in rito cattolico). Il segno della croce viene eseguito con pollice, indice e medio della mano destra, toccandosi la fronte, successivamente la spalla destra e poi quella sinistra (il contrario rispetto al segno della croce cattolica).
Altra particolarità è l'uso dell'incenso, che viene usato per benedire i fedeli, l'altare e le icone (due davanti l'altare rappresentanti la Madonna con Gesù bambino e Cristo, una in mezzo alla navata rappresentante il presepe), più di una volta durante la messa.
Si capisce che c'è un forte senso simbolico: i sacerdoti, infatti, prima della lettura del Vangelo, hanno percorso tutta la navata (momento questo che viene chiamato “piccolo ingresso”) per mostrarlo ai fedeli. Il rito ortodosso si divide in più parti, ognuna con un nome specifico: inizio, grande litania, prima antifona, piccola litania, terza antifona (le beatitudini), ingresso con il Vangelo (piccolo ingresso), canto del trisagio, epistola, vangelo, seconda grande litania, inno dei cherubini (canto dell'offertorio), grande ingresso (momento in cui vengono presentati i santi doni ai fedeli; i sacerdoti si rivolgono al popolo, dando le spalle all'altare), grande litania di supplica (i santi doni vengono incensati), credo, prefazio, sanctus (gesti molto particolare del sacerdote che batte quattro volte sul disco con l'asterisco in forma di croce), consacrazione, anamnesi, epiclesi (benedizione del pane e del vino), preghiera alla madre di Dio, memento dei defunti e dei vivi, grande litania di supplica, Padre nostro, comunione dei fedeli (il fedele riceve pane lievitato inzuppato nel vino direttamente in bocca; non è consentito l'uso delle mane. Inoltre, il fedele deve dire al sacerdote il nome di battesimo), trasporto delle sante specie, ringraziamento e rinvio (momento in cui i fedeli si avvicinano all'altare davanti al quale sta il sacerdote che regge un crocifisso sul quale vengono dati tre baci in corrispondenza di testa, costato e piedi; successivamente i fedeli possono prendere il pane benedetto da portare a casa alle persone impossibilitate a venire).
La messa, interamente cantata in lingua originale, è stato un “colloquio” tra il sacerdote, Padre Lorenzo Altissimo, e il coro “Giovani Voci” (che cantava anch'esso in russo), diretto da Pierpaolo Trentin. I fedeli sono intervenuti prima della comunione, momento in cui si è recitata una preghiera in italiano. Italiano che è stato usato anche per la lettura del Vangelo (comunque cantato) e per il ringraziamento, quando il prete è uscito dal santuario, avvicinandosi alla navata.
Un'esperienza davvero particolare, che fa capire come le differenze tra rito cattolico e ortodosso non siano molte: il Padre nostro e il credo riportano esattamente le stesse parole. E allora ben venga che queste monache diano la possibilità di comprendere ciò che non conosciamo e che crediamo diverso. Ben venga questa possibilità in una società come la nostra che ci rende diffidenti. Ben venga l'esempio della Comunità Monastica Piccola Famiglia della Resurrezione e della loro apertura.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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