Il Mattino di Padova: BpVi, 500 milioni di dismissioni
Martedi 25 Ottobre 2016 alle 09:33 | 0 commenti
“L’obiettivo è completare la mappatura in un paio di settimane, per portare i risultati sul tavolo del Cda che dovrà licenziare il nuovo piano industriale. Sono giornate frenetiche per gli esperti di Sotheby’s chiamati a censire e stimare tutto il patrimonio immobiliare e artistico della PopVi. Al termine dell’ultima riunione del board, il vice presidente Salvatore Bragantini aveva sottolineato che l’istituto «ha un rilevante patrimonio immobiliare, che va valorizzato e messo a frutto».
Per poi aggiungere: «Lo faremo senza timidezze nell’interesse della banca». Significa che l’istituto berico vuole cedere le sue sedi storiche? O che finiranno sul mercato alcune tra le opere d’arte della ricca collezione messa insieme negli anni? Sono questi alcuni dei quesiti che verosimilmente troveranno una risposta completa solo alla presentazione del nuovo piano industriale. «Una cessione in blocco di questi asset è inimmaginabile per due ragioni», racconta una fonte. «In primo luogo perché alcuni beni sono sottoposti a vincoli della Sovrintendenza, per cui o non potranno mai essere venduti o solo dopo una serie di verifiche e analisi, che richiederebbero tempi lunghi». Di certo, è il senso, non compatibili con una società che avrebbe bisogno come il pane di vedere entrare in cassa denaro fresco, per ridurre l’importo dell’eventuale aumento di capitale, necessario in caso di cessione delle sofferenze». «La seconda ragione è legata alla difficoltà oggettiva di incassare oggi una somma in linea con il valore di quei beni, date le difficoltà del mercato immobiliare e lo scarso potere contrattuale di chi è percepito dal mercato in una situazione di debolezza economica», prosegue l’esperto. Dunque, l’attività di censimento e stima alla fine potrebbe servire come biglietto da visita per dire che «la banca ha spalle robuste, più di quanto venga oggi percepito, con riserve che possono essere attivate in caso di estrema necessità ». Stabilire oggi a quanto ammonti il patrimonio è impossibile, anche perché il lavoro degli art advisory è in corso. Un dato di partenza può essere però reperito dall’analisi dell’ultimo bilancio, che menziona l’Immobiliare Stampa, società consortile, focalizzata sulla gestione del patrimonio immobiliare di gruppo, iscritta a bilancio (2015) per un valore di 518 milioni. Anche se l’ultimo aggiornamento del piano (al 2020) ha ridotto il suo valore a 487 milioni, nonostante sul finire del 2015 sia entrato nel perimetro dell’Immobiliare Stampa anche la Monforte srl, che aveva per oggetto sociale la locazione e l’affitto a terzi degli immobili di proprietà , oltre alla gestione. In totale, i dipendenti a fine 2015 erano 33, quattro in meno rispetto a dodici mesi prima, con un impatto sul bilancio di gruppo negativo per 10,57 milioni. Un passivo dovuto alle svalutazioni di alcuni cespiti immobiliari. Detto che nel valore di questa società strumentale possono essere comprese altre voci al di là dei cespiti sottostanti (ad esempio l’avviamento), una verifica ulteriore può essere fatta guardando alla voce «terreni e fabbricati» dell’ultima semestrale dove si arriva al mezzo miliardo, a conferma del fatto che è quello l’ordine di grandezza. I cespiti immobiliari di maggior valore del gruppo vicentino sono quattro, a cominciare da Palazzo Thiene, che ospita la sede principale ed è vincolato dalla Sovrintendenza. Si tratta di un immobile palladiano edificato tra il 1542 e il 1560, Patrimonio Mondiale Unesco, che ospita la Pinacoteca con la collezione d’arte antica della Banca, la collezione di Arturo Martini, il piccolo museo dedicato a Remondini e l’unica collezione completa al mondo di Oselle dogali veneziane. Quindi vi è la sede milanese di via Turati, in un edificio dei primi del ‘900 intitolato a Luigi Luzzatti che della Popolare fu uno dei fondatori. L’inaugurazione risale al 2010. Quanto all’immobile, è difficile fare stime di valore, ma sicuramente si va su diversi milioni di euro. Di grande prestigio è anche la sede romana, in Largo del Tritone, e lo stesso vale per la sede vicentina di via Framarin. Senza dimenticare Palazzo degli Alberti, risalente al Tredicesimo secolo, sede storica della Cassa di Risparmio di Prato. Fin qui il mattone perché poi occorre considerare anche gli arredi e le opere d’arte, ricordando che la Banca Popolare di Vicenza è stata a lungo tra i più grandi mecenati italianiâ€.
Di Luigi dell'Olio, da Il Mattino di Padova
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