Il M5S veneto secondo Borrelli
Martedi 10 Luglio 2012 alle 18:49 | 1 commenti
La stampa veneta da settimane ha acceso i riflettori sul fenomeno Grillo. Alle volte sembra che si tratti di una realtà affermata da tempo ma il fenomeno almeno sul piano politico è molto giovane. David Borrelli, consigliere comunale del M5S della prima ora a Treviso, sorprese in tanti quando si sedette per la prima volta in aula.
Era l'aprile del 2008 e la lista diventava la quarta formazione in termini di percentuali. Ora è tra i punti di riferimento nel Veneto e mentre spiega che «bisogna rimanere umili e coi piedi di piombo» ricorda che ad aprile l'assise municipale del capoluogo della Marca ha detto sì ad una sua mozione per la codificazione e la razionalizzazione delle pratiche amministrative.
Borrelli ne è passata di acqua sotto i ponti che cosa è successo nel frattempo nel Veneto?
«Noi abbiamo continuato lungo il nostro binario. Abbiamo continuato ad alternare la denuncia con le proposte concrete e i risultati si sono fatti vedere».
Il riferimento è alla provincia di Vicenza dove avete eletto il primo “vostro†sindaco d'Italia?
«Certamente sì. Ma non c'è solo il Vicentino. Ci sono i risultati eclatanti del Veneziano dove a Mira abbiamo portato un altro ragazzo a capo di una amministrazione municipale. E poi ci sono risultati significativi in tutti quei centri medio-piccoli delal regione dove avevamo cominciato un lavoro di squadra che ha dato i suoi frutti».
Quanto vi ha aiutato la rete in questo senso è che cosa è per voi in poche parole quello che alcuni dei vostri definiscono il mitico web?
«Io non mitizzerei la cosa. La rete molto semplicemente supporta la possibilità di scambiare ed approfondire nozioni, esperienze e pareri. È uno strumento a supporto di una sorta di intelligenza collettiva. Il termine non mi entusiasma ma rende bene».
E quindi in questo contesto il consigliere eletto che ruolo ha?
«Un ruolo elementare per certi versi. Ovvero quello di rendersi tramite e terminale delle istanze del movimento. La cui agenda viene redatta in modo aperto e democratico».
Treviso è una città difficile per certi versi. È in un certo senso la roccaforte della cultura e della politica leghista nel Veneto. Come siete visti in una realtà così particolare?
«Diciamo che non è facilissimo. Bisogna sapere gestire certi meccanismi psicologici. Bisogna essere molto convincenti. C'è però un dato. Sicuramente non veniamo visti come un partito assimilabile agli altri».
Che tipo di approccio seguite nella vita politica cittadina?
«Su alcune questioni come la democrazia elettronica e gli istituti di partecipazione cerchiamo un confronto con tutti. Su altri argomenti come l'urbanistica e la cementificazione selvaggia abbiamo un approccio intransigente. Si parla di territorio e di habitat. Non si scherza».
Recentemente a Vicenza è scoppiata una sorta di guerra interna al M5S. Sono volate parole anche grosse. Da questo punto di vista quale è la filosofia del movimento? E chi può utilizzare le insegne e il nome del vostro movimento?
«Come molti sanno noi non abbiamo organi gerarchici e non esiste una struttura anche solo assimilabile a quella dei partiti tradizionali. Ciò permette di fatto a chiunque di spendersi sul piano delle iniziative per il M5S. Anche il logo può essere utilizzato un po' da chiunque».
Ci sono limitazioni?
«L'utilizzo del logo va comunque collegato ad una lista civica. Ovvero può essere usato in campagna elettorale dalla civica che è stata certificata dal M5S dietro alcune garanzie come la non appartenenza a partiti o la mancanza di condanne anche non definitive, oppure il logo può essere utilizzato dal consigliere eletto e dal gruppo di riferimento. Ancora diversa poi è la questione dei meet-up. Si tratta di circoli magari informali, aperti nelle forme più varie e disparate da simpatizzanti o fan che concentrano la propria attenzione su uno o più aspetti. Anche qui non c'è problema. Si possono usare tranquillamente il nome di Grillo o le idee portanti del movimento. La nostra idea di democrazia diretta in fondo è semplice. Le differenze di vedute nel M5S non sono una novità . La cosa vale anche per il capoluogo berico. A Treviso in passato abbiamo avuto due gruppi. A Padova in passato ce ne sono stati tre. E potrei continuare l'elenco».
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