Il Fatto Quotidiano: Vincenzo Consoli in manette, era ancora il dominus di Veneto Banca
Mercoledi 3 Agosto 2016 alle 11:06 | 0 commenti
"Sono meravigliato per la tempistica. Arrestare una persona in via preventiva è sempre grave, ma farlo dopo un anno, quando non c’è più pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato, è qualcosa che non capiscoâ€. Giovanni Schiavon, attuale vice presidente di Veneto Banca è stupito alla notizia che Vincenzo Consoli – una vita ai vertici dell’istituto – sia finito ai domiciliari. Eppure per il gip di Roma, Vilma Passamonti che ieri ha emesso l’ordinanza, Consoli è stato arrestato proprio perché continuava, anche dopo le dimissioni, a incidere “nelle scelte di politica aziendale†della banca, trasformata in spa, con il decreto sulle popolari.
“Da oltre un anno aveva staccato la spina, non parlava più con nessuno del vecchio ambiente. Se ci sono telefonate credo siano precedenti alle dimissioniâ€, obietta il suo legale. La casa da mille metri quadri a Vicenza Con Consoli, altre 14 persone sono indagate, a seconda della posizione, per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Si tratta di coloro che hanno tenuto le redini di Montebelluna tra il 2013 e il 2014, prima dell’azzeramento del valore delle azioni e l’ingresso del fondo Atlante, che ora ha il 97,64 % dell’istituto. L’ostacolo alla vigilanza è contestato perché, per i pm, sarebbe stato comunicato a Bankitalia e Consob un patrimonio di vigilanza non corrispondente al vero. Di aggiotaggio invece sono accusati Consoli, Flavio Trinca (presidente del cda dal 1997 al 2014) e altri 5 ex membri del collegio sindacale perché diffondendo “a Bankitalia e nelle informative al pubblico dati non veri†provocavano “una sensibile alterazione del prezzo delle azioniâ€. Che se nel 2004 valevano 21,25 euro, nel 2013 salgono a 40,75. A dicembre 2015 con la liquidazione dei soci in recesso, sprofondano a 7,3. Per finire poi a 0,10 euro con l’aumento di capitale sottoscritto solo dal fondo Atlante. Gli uomini del Nucleo Valutario della Finanza, guidata dal generale Giuseppe Bottillo, e i colleghi di Venezia, hanno effettuato perquisizioni e disposto un sequestro per oltre 45 milioni di euro a carico di Consoli: sigilli anche alla quota di un immobile a Vicenza di 567 metri quadri, più 559 di aree scoperte, oltre a liquidità e titoli. In questi mesi, i pm di Roma sono partiti dalla vecchia gestione della banca (che oggi sta fronteggiando parecchie perdite “ascrivibili a una pregressa governance distonicaâ€), per arrivare alle contestate operazioni, cosiddette “baciateâ€, ossia importanti clienti sarebbero stati costretti a acquistare azioni dell’istituto per ottenere un finanziamento. “Dobbiamo tornare al vecchio†A Montebelluna, secondo il gip, Consoli continuava a essere il “referente dei grandi clientiâ€, tanto che “sussiste l'attuale rischio confermato da concreti riscontri – che lo stesso possa continuare, di fatto, a esercitare pressioni su persone fisiche espressione di quote di capitale da lui stesso costituito nonché su taluni dirigenti e dipendenti bancari a lui viciniâ€. Le intercettazioni rendono concreta “l’ipotesi dell’attuale possibilità di incidenza di Consoli nelle scelte di politica aziendaleâ€. Il 19 febbraio 2015, per esempio, è lui stesso che al telefono spiega di poter gestire il “grande capitaleâ€. Come? Con una consulenza. Dice Consoli: “Dobbiamo tornare al vecchio secondo me... visto che io passo le notti insonni per il bene dell'azienda, bisogna tornare al vecchio contratto che diceva che io ad aprile 2016 lascio (...) Se poi avete bisogno di una mano, come contratto di consulenza per gestire il grande capitale, perché comunque è un grande capitale che conosco io, che posso gestire io, mi farete un contratto di consulenza esternoâ€. Il capitale sarebbero i clienti e tra quelli illustri Veneto Banca vantava anche Bruno Vespa (estraneo alle indagini). Come ha rivelato Il Fatto, la famiglia Vespa si è salvata appena in tempo: a luglio 2013 il cda ha deliberato il riacquisto di 267.958 azioni della banca. Con lui si sono liberati di quasi tutta la partecipazione gli altri membri della famiglia: azioni vendute (prima che si polverizzassero) al prezzo massimo mai raggiunto dal titolo per salvare tutto l’investimento: 11 milioni 332 mila euro. Poco dopo il valore delle azioni è crollato. Appoggi anche nel nuovo cda A gennaio scorso, l’ex presidente del cda Pierluigi Bolla, ora consigliere, ha denunciato a Treviso vicende che, scrive il gip, “inducono a ritenere che Consoli stia continuando ad attingere in seno alla banca dati e notizie di natura riservata, operando con ex esponenti della bancaâ€. Le cose non sarebbero cambiate il 5 maggio scorso, quando i soci hanno votato il nuovo cda il gip scrive : “ A nche la mutata composizione del cda non consente di ritenere esclusi i profili di rischio, soprattutto in ragione dell’ingresso di persone che risultano rappresentative di due realtà associative che hanno saldato gli interessi di svariati azionisti, quali i neo consiglieri (estranei alle indagini, ndr) Cavalcante e Schiavonâ€. Lo stesso stupito dell’arresto.Â
di Valeria Pacelli da Il Fatto Quotidiano
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