Il fatto: il blitz del governo per aiutare Intesa e salvare il decreto
Venerdi 7 Luglio 2017 alle 09:39 | 0 commenti
La fretta fa i gattini ciechi, e i decreti "salva banche" disastrosi. E così con un blitz mattutino il governo ha tentato ieri un'impresa ardita in commissione Finanze alla Camera: modificare - riscrivendolo - il decreto che due settimane fa ha mandato in liquidazione le banche venete, e venire ancora in aiuto di Intesa Sanpaolo, che si è già presa la parte sana degli istituti con un contributo statale di 5 miliardi (e altri 12 di garanzie). Tutto con un maxi-emendamento che, insieme a quello del relatore (Giovanni Sanga, Pd), prevede decine di modifiche, dai rimborsi agli obbligazionisti subordinati fino alla nascita di un nuovo tipo di obbligazioni. Il gioco di prestigio non è riuscito, ma il tentativo è solo rimandato.
Il blitz parte al mattino, quando il governo - con la regia del navigato Sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta - prova a depositare entro le dieci il testo dove, insieme alle modifiche, viene ricopiato l'intero decreto su cui pesa il diktat di Intesa (se viene modificato nella parte che le garantisce il regalo, salta tutto). Una mossa disperata. E infatti gli uffici della commissione fanno sapere che non si può fare. A quel punto il governo lo ritira per evitare la stroncatura. Buona parte però - filtra dal Tesoro - verrà ripresentata, anche se direttamente in aula, dove il testo approderà lunedì. Non è finita: martedì ritornerà in commissione - che ieri ha sospeso il voto degli emendamenti -. E lì toccherà alla maxi-modifica proposta dal relatore.
Il testo di Sanga riscrive l'intero articolo sei del decreto. Amplia i rimborsi agli obbligazionisti subordinati azzerati in ossequio alle nuove norme europee: saranno indennizzati tutti quelli che hanno comprato i bond dalle banche fino all'1 febbraio 2016, e non più a giugno 2014 come per quelli di Etruria e le altre (senza sarebbero stati esclusi 491 milioni in bond emessi da Popolare Vicenza e Veneto Banca nel 2015). Viene chiarito che non si pagheranno le imposte sulle somme ricevute dai soci che hanno aderito alla transazione proposta dalle banche nei mesi scorsi (sia azionisti che obbligazionisti potranno portare le minusvalenze in compensazione). L'emendamento poi esclude dal Bail-in i contributi versati alle casse previdenziali depositati nelle banche (la nuova regola Ue impone anche ai depositanti più ricchi, oltre che a soci e obbligazionisti, di contribuire al salvataggio degli istituti).
Ma la novità più clamorosa è una modifica al Testo unico bancario che permette alle banche di emettere un nuovo tipo di obbligazione. Sarà assoggettabile al bail-in ma non a quella forma intermedia (il burden sharing) che ha portato all'azzeramento delle subordinate con Mps, le venete ed Etruria & C. (dal 2014 a oggi - dati Consob - la circolazione di questo tipo di bond è infatti crollata del 56%). Creerà un cuscinetto per evitare che vengano azzerate le obbligazioni ordinarie.
E veniamo all'emendamento del governo, che modifica tre articoli del decreto. Viene aumentato di un anno (da 3 a 4) il tempo concesso a Intesa per ridare ai commissari liquidatori i crediti delle venete che non vuole più, esentandola dal dover "nei confronti di creditori e terzi". La banca guidata da Carlo Messina ottiene poi nuove garanzie, tra cui quella che blinda le commissioni di gestione dei crediti deteriorati della liquidazione che gli verrà affidata per contratto. Il maxi-emendamento firmato da Baretta tenta poi di sanare un "buco" della legge che - come rivelato dal Fatto - rischiava di dar vita a un disastro economico in Veneto: non avendo la licenza bancaria, i liquidatori e la Sga, la società dell'ex banco di Napoli a cui verranno trasferiti i crediti deteriorati, non possono erogare nuova finanza e quindi permettere ai debitori anche di rientrare in bonis. In pratica possono solo chiedergli di rientrare dell'esposizione, mettendoli in ginocchio. L'emendamento consente l'erogazione di nuovi prestiti.
La norma, insieme ad altre modifiche, verrà ripresentata. Sul testo il governo metterà la fiducia.
Carlo Di Foggia - Il Fatto Quotidiano
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