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Il Coordinamento Migranti e la strage di Lampedusa

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 4 Ottobre 2013 alle 11:32 | 0 commenti

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Coordinamento Migranti Vicenza - Le centinaia di morti della strage di migranti che si è consumata oggi si aggiungono alle migliaia degli ultimi vent’anni. Nonostante il variare dei numeri, queste stragi sono diventate la norma da quando l’Europa di Schengen, mentre celebrava la libertà di movimento al suo interno, ha armonizzato il sistema dei permessi di soggiorno e scaricato sui paesi di frontiera l’onere di fare da ‘filtro’ ai movimenti dei migranti.

Del resto, la posizione espressa dal Consiglio d’Europa poche ore prima dell’ennesima strage mostra il vero volto dell’area Schengen: in sostanza, si accusa l’Italia di essere stata troppo morbida e incerta nel gestire i migranti in arrivo. Un discorso che farà piacere alle molte destre europee e forse anche al presidente italiano Napolitano che, inebriato dal fatto che l’Italia ha un governo, pretende anche di governare le coste altrui. Il padre della legge che ha aperto la strada alla Bossi-Fini non si smentisce e neppure si smentisce la Lega, con il suo solito razzismo, né il M5S, che dopo essersi opposto allo ius soliriafferma il suo pensiero di Stato invocando l’intervento dell’Unione europea per garantirne i confini. 

Lontano dall’immagine di ogni ‘Fortezza Europa’ assediata, il regime di Schengen, che include la forza armata Frontex, ha significato per la quasi totalità degli abitanti del pianeta l’impossibilità di raggiungere l’Europa in modo regolare. Persino la possibilità di ‘soccorrere regolarmente’ i naufraghi è impedita dal reato di immigrazione clandestina. Era logico aspettarsi che ciò avrebbe reso più pericoloso ogni tentativo di raggiungere l’UE. Logico anche aspettarsi che nel mondo globalizzato lo scoppiare di rivoluzioni e conflitti avrebbe aumentato la voglia di libertà e prodotto movimenti maggiori: i migranti hanno il diritto di esercitare quella libertà di movimento che si sono conquistati, come successo dopo la rivoluzione tunisina, e di votare con i piedi contro guerre che non li riguardano, come successo in Libia e ora in Siria.

Contro ogni pretesa di regolare questa libertà, quello che né l’Europa né l’Italia capiscono è che i movimenti dei migranti non dipendono da loro. Da loro dipendono tuttalpiù le condizioni nelle quali i migranti si muovono. Per questo, i paesi europei e le politiche sull’immigrazione condividono la colpa di quanto regolarmente accade. È bene che nessuno si presti più al gioco che vedrebbe nell’Europa un argine alla barbarie nostrana. Al contrario, i movimenti dei migranti mostrano che non può esserci una lotta che non sia su scala pienamente transnazionale. Di soluzioni forse non ce ne sono, come sostiene il ministro degli Esteri Bonino. Certamente, però, abolire Frontex e sancire la possibilità di raggiungere liberamente lo spazio Schengen renderebbero il servizio offerto dai cosiddetti scafisti meno esclusivo. In assenza di tale volontà politica, ci siano risparmiate espressioni di rammarico.

Se nell’individuare i colpevoli siamo certi di trovare ampio accordo, l’ennesima strage ci spinge a ricordare non solo le vittime, ma tutti quei migranti che quotidianamente lottano e da anni si organizzano contro le leggi che governano i confini dello sfruttamento. Il cordoglio e la rabbia che si alzano contro questa ennesima strage impongono, ora più che mai, di riconoscere che sulla pelle dei migranti si gioca molto di più di quanto è reso visibile dalle stragi del mare e dalla sistematiche e speculari vittimizzazione e criminalizzazione politica e mediatica. Si giocano il tentativo di regolare e governare, su scala transnazionale, una nuova geopolitca e i movimenti della forza lavoro. Si gioca uno scontro politico globale e di classe. Dentro questo scontro i migranti sono parte attiva. E gli altri?

Se si vuole continuare a scandalizzarsi ogni volta di nuovo, allora va bene continuare così. Altrimenti, bisognerebbe almeno smetterla di ostinarsi a considerare i migranti solo quando muoiono in mare o come portatori di istanze parziali, e accettare finalmente la sfida politica generale che essi pongono.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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