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Il Censis e l'economia ai tempi della crisi

Di Giancarlo Marcotti Giovedi 17 Dicembre 2009 alle 20:22 | 0 commenti

Articolo pubblicato sul n. 175 di VicenzaPiù per la rubrica ViPiù Economia e Mercati

L'economia ai tempi della crisi
La fotografia del Censis

di Giancarlo Marcotti

Il Toro, simbolo della Borsa in crescitaIl primo venerdì del mese di dicembre, come di consueto, è stato pubblicato il nuovo rapporto del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) relativo all'anno 2009.
L'Istituto di ricerca pubblica dal 1967, con cadenza annuale, quello che potremmo definire un Check-Up socioeconomico del nostro Paese, ed è un appuntamento al quale non si può mancare.
Questa quarantatreesima edizione, poi, era particolarmente attesa alla luce della crisi economica globale che sta investendo i mercati internazionali, soprattutto per capire quali ripercussioni stia avendo sulla nostra società.
Aggrappati alla famiglia

Diciamo subito che l'Italia, tutto sommato, ne esce bene, il giudizio confortante forse dipende essenzialmente dalla nostra struttura sociale, abituata più di altre a sopportare emergenze di ogni tipo.
La nostra società, fortemente ancorata al gruppo familiare, almeno al momento, ha reagito con efficacia alle problematiche derivanti dalla crisi economica, anche se occorre augurarsi che la ripresa arrivi al più presto, poiché continuano ad aumentare segnali di difficoltà.
Noi limiteremo la nostra attenzione soltanto su una piccola parte delle 668 pagine che compongono il volume, naturalmente quelle che riguardano gli aspetti più squisitamente economici ed in particolare del nostro sistema industriale.


Il riposizionamento

Foto di Bob JagendorfNel corso del 2009 il sistema manifatturiero italiano ha registrato una flessione di oltre il 10% della produzione e del 24% delle esportazioni, oltre alla riduzione di un punto percentuale del numero di imprese: segnali sufficienti a far capire che è in atto, ancora una volta, un cambiamento sostanziale nella struttura industriale del Paese.
Nei primi sei mesi dell'anno abbiamo perso 4.000 imprese, soprattutto nel comparto tessile (-3,9%), della lavorazione del legno (-2,8%) e della meccanica (-2,3%), ovviamente alcune di queste sono state assorbite da altre oppure hanno spostato la loro attività all'estero, tuttavia il dato numerico ci sembra emblematico.
Alla forte riduzione delle esportazioni ha corrisposto anche un analogo calo delle importazioni, ma questo dato merita anche un'altra riflessione importante. Questa sensibile diminuzione del nostro export non è avvenuta in misura uniforme su tutti i mercati, abbiamo assistito ad un fenomeno molto importante che va sotto il nome di riposizionamento.
Le nostre imprese hanno incrementato le loro vendite in aree che fino a solo un anno fa erano ritenute di scarso interesse strategico, come i Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo ed il Medio Oriente.
Un altro aspetto da porre in rilievo è il comportamento antitetico dei prezzi delle nostre esportazioni, in flessione verso i Paesi Ue (-1,6%), in aumento verso il cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), segno inequivocabile che queste nazioni "emergenti" cominciano a ricercare prodotti di maggior qualità.
Banche e imprese

Un passaggio molto interessante del rapporto Censis riguarda il rapporto del mondo bancario con il sistema impresa, anche in questo caso non sono mancate le sorprese.
Dapprima una conferma, in un momento in cui è cresciuto il fabbisogno di risorse finanziarie da parte delle aziende (nel primo semestre dell'anno il 32,6% delle imprese italiane ha aumentato la propria esposizione, mentre soltanto il 16,8% l'ha ridotta), l'offerta di credito concesso è diminuita.
Le imprese italiane fanno ricorso al credito bancario in maniera superiore alla media europea e soltanto il 40,5% (la media comunitaria è 51,5%) si è invece avvalsa di risorse proprie per finanziare l'attività d'impresa.
Poi qualcosa di inatteso, riportiamo fedelmente:
Nonostante le restrittive condizioni dell'offerta di credito, nel complesso il sistema bancario italiano sembra essere stato in grado di reagire alla crisi e di accogliere positivamente - e, anzi, leggermente meglio di quanto non sia avvenuto negli altri Paesi - gran parte delle istanze provenienti dal tessuto produttivo.
Il 71,2% delle domande di finanziamento presentate nel primo semestre 2009 ha ottenuto esito positivo, mentre in un ulteriore 20,3% dei casi sono state comunque accolte, ma soltanto parzialmente o a costi giudicati non soddisfacenti.
In totale, le aziende che hanno visto respingere le proprie richieste sono l'8,5% di tutte quelle che hanno presentato una domanda: una quota inferiore rispetto a quella che si registra in ambito comunitario, dove le imprese non finanziate nel primo semestre 2009 sono state il 10,3%.
Tutto bene, quindi, se non che questi dati sembrano in contrapposizione con un'altra indagine effettuata dal Censis.
In Italia infatti soltanto il 16,1% delle imprese che ha intenzione di rivolgersi a una banca per ottenere un prestito ritiene che non vi sia alcun ostacolo che possa frapporsi all'ottenimento di tale finanziamento (la media dell'Europa comunitaria è del 39,2%). Il 37% delle imprese italiane
(il 26,1% in Europa) teme di non disporre di garanzie adeguate, il 36,9% (a fronte del 20,2%) ha il timore che i costi o i tassi d'interesse saranno troppo elevati.
Insomma, siamo alle solite, in Italia, quando si parla del sistema bancario, la confusione regna sovrana.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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