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Il capitano Toscano e la "Vecchia Signora" nel campo minato di Vicenza

Di Edoardo Andrein Mercoledi 16 Aprile 2014 alle 16:43 | 0 commenti

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Un plotone di giornalisti, fotografi e operatori accreditati ha effettuato in questa mattina di mercoledì 16 aprile 2014 un sopralluogo nell’area in cui è stata rinvenuta l’enorme bomba (guarda la fotogallery) inesplosa dalla Seconda Guerra Mondiale. Nello stabile dell'ex aerostazione civile in viale Sant'Antonino l’Esercito Italiano ha allestito una piccola base operativa dove da sei mesi i militari stanno monitorando e preparando nei dettagli l’operazione di disinnesco programmata per il 25 aprile e spiegata nei dettagli questa mattina (qui il nostro racconto precedente sull’enorme camera di espansione ndr).

Il saluto e l’introduzione iniziale spetta al sindaco Achille Variati del Comune di Vicenza, quello maggiormente interessato. Variati ha fatto notare come “le enormi dimensioni della camera di espansione, un’opera creata apposta per questa circostanza, spiegano la pericolosità dell'ordigno, per il quale lo scoppio non è da escludersi” e perciò il sindaco ha ribadito con forza il messaggio ai cittadini “dell’obbligo di evacuazione per la sicurezza. La non collaborazione dei cittadini potrà creare problemi”, conclude il sindaco.

Gli uomini del Secondo Reggimento Genio Guastatori Alpini di Trento dell’Esercito sono già in allerta anche per le operazioni civili e militari in caso di emergenza e nella sala operativa allestita all'ex aerostazione civile hanno esposto le immagini delle loro operazioni più recenti, da quelle in Afghanistan alle altre 554 bonifiche effettuate nel 2013. Il 25 aprile nella zona della bomba ci saranno tre militari addetti al disinnesco, tra cui il capitano Salvatore Toscano che ha spiegato la situazione trovata a Vicenza:

“Si tratta di una bonifica per neutralizzare 133 ordigni di vario genere e provenienza, in un’area sottoposta a un massiccio bombardamento, uno scenario complesso che diventerà un caso scuola per la Nato finendo negli annali didattici. Gli ordigni trovati sono in pessimo stato di conservazione e la maggior parte sono stati fatti brillare in una cava. C’erano anche diverse bombe in cemento usate a scopo di addestramento”.

Insomma, una sorta di campo minato che la storia ha consegnato a Vicenza, con un enorme ordigno in mezzo denominato “Old Lady”, una “Vecchia Signora” lanciata da un aereo inglese per annientare un intero quartiere di una città metropolitana:

“E’ composta di un esplosivo ad altissimo potenziale – ricorda Toscano - la complessità dell'operazione è dovuta sia alla tipologia di esplosivo trovata all'interno pari a 1800 kg di tritolo e con le spolette armate pronte a esplodere, sia per le sue dimensioni di 2 metri e 10 centimetri di lunghezza”.

Ma come mai non è esplosa quando è stata lanciata dall’aereo?

“La sensazione - spiega Toscano - è che a causa di una forte onda d'urto per lo scoppio di una bomba precedente la “Old Lady” non sia caduta dritta, rimanendo così inesplosa”.

Ma in caso di esplosione cosa accadrebbe? Il capitano Toscano spiega gli effetti con tanto di immagini e disegni riprodotti su una slide:

“Si verificherebbe un’onda sismica con effetti luminosi, termici e meccanici, con un terremoto nelle fondamenta, un’espansione di gas che si svilupperebbe nel sottosuolo e poi verrebbe dissipata nell'aria, oltre a un’onda d’urto opposta come in un’armonica: le schegge danneggerebbero le case dai 1000 ai 2500 metri dal raggio di distanza”.

Ma le precauzioni da prendere perché non succeda un’eventualità simile sono state tutte prese:

“L’attività da compiere - assicura Toscano - è stata simulata fino alla svenimento e ci siamo documentati in modo approfondito. L’opera di barricamento, progettata dal reggimento, è di altezza 7 metri e 8 di larghezza composta di cubetti di terra ricavati dal terreno dell'area intorno alla bomba, senza perciò creare disagi ad altre zone, al traffico e ai costi che sarebbero stati esorbitanti. La “Vecchia Signora” - conclude Toscano - è stata coperta da una cassa in legno per proteggerla dagli agenti atmosferici o da mitomani stimolati dalle fantasie per la nuova base Usa lì vicino”.

 

Comune di Vicenza - “Ringrazio l'esercito italiano per il grande lavoro compiuto in questa complessa fase preparatoria che prelude all'altrettanto delicata operazione di disinnesco e per aver dato la possibilità ai mezzi di comunicazione di vedere da vicino l'imponente camera di espansione costruita attorno all'ordigno. Questa barricata di terra parla da sola. Non avremmo mai organizzato un piano di evacuazione tanto impegnativo per tutti se quest'operazione non fosse davvero così pericolosa”.
Così il sindaco di Vicenza e commissario delegato al coordinamento dell'evacuazione Achille Variati ha introdotto, questa mattina, il sopralluogo concesso dall'Alto comando forze di difesa interregionale Nord dell'esercito italiano ai mezzi di comunicazione all'interno dell'ex aeroporto Dal Molin fino alle opere di apprestamento realizzate dal II Reggimento genio guastatori per contenere gli effetti di un eventuale scoppio dell'ordigno durante il disinnesco operato dagli artificieri il 25 aprile. Erano presenti anche il questore Angelo Sanna e i sindaci di Caldogno, Marcello Vezzaro, e di Costabissara, Maria Cristina Franco
Prima di raggiungere l'area della bomba i giornalisti, tutti preventivamente accreditati per evidenti ragioni di sicurezza, hanno potuto ascoltare dal capitano Salvatore Toscano, coordinatore dell'operazione, la descrizione del pericoloso ordigno e le modalità di intervento che tengono conto della particolarità dell'ambiente, dove molte delle 133 bombe di misura inferiore rinvenute durante la bonifica bellica attendono a loro volta di essere disinnescate.
Com'è ormai noto, la bomba di fabbricazione inglese, definita dagli artificieri “Old Lady”, è del tipo MK2, conosciuto come blockbuster bomb per la capacità di distruggere un intero quartiere. L'ordigno è lungo 2 metri e 10 centimetri e contiene 1500 chilogrammi di esplosivo Minol II, equivalente a 1800 chilogrammi di tritolo. Le 3 spolette sono tutte armate, ma secondo gli artificieri non hanno prodotto lo scoppio perché l'ordigno è stato lanciato dopo altre bombe la cui deflagrazione può aver prodotto onde anomale che hanno deviato la sua caduta, facendolo impattare in modo anomalo, senza “andare in battuta”.
Ciò che non è successo nel bombardamento del 17 novembre 1944, non si può escludere che possa accadere nel corso dell'intervento di disinnesco: il pericolo è reale. Per questo motivo il capitano Toscano ha descritto gli effetti meccanici, termici e luminosi che potrebbero investire, in caso di scoppio, tutto ciò che si trova nei primi 2 chilometri e mezzo di distanza, dal crollo degli edifici più vicini causato dall'onda sismica, al violentissimo lancio di schegge in tutta la zona evacuata, dal propagarsi di una bolla di fuoco ad elevatissima temperatura, alla formazione di un fungo luminoso accompagnato da un fortissimo boato percepibile fino a notevole distanza.
“Questo – ha concluso il capitano – è lo scenario di un'ipotetica esplosione ed il motivo per il quale, il 25 aprile, solo il sottoscritto e altri due artificieri lavoreranno nell'area di rischio”.
Proprio per mitigare gli effetti dello scenario peggiore, oltre che per ridurre il raggio di evacuazione che altrimenti sarebbe stato di 4 chilometri e avrebbe riguardato anche l'ospedale San Bortolo, gli artificieri hanno realizzato in soli 21 giorni l'imponente cassa di espansione visitata oggi dalla stampa. Si tratta di un barricamento realizzato con 5 mila metri cubi di terra ricavata nel sito, una sorta di piramide a gradoni alta 7 metri e larga 8 metri che forma attorno all'ordigno un quadrato di 34 metri di lato con un varco d'uscita a sua volta protetto da un muro lungo 18 metri. Al centro della piramide, in una sorta di sarcofago in legno, “Old Lady” attende di essere resa finalmente innocua. 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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