Sotto soglia di povertà il 38% degli immigrati
Venerdi 26 Agosto 2011 alle 23:53 | 0 commenti
Rassegna.it - Le famiglie straniere, con 17mila euro di reddito annui, non riescono a risparmiare. La quasi totalità dei consumi è destinata a spese per beni non durevoli. La crisi economica ha aumentato la marginalità sociale. La ricerca della Fondazione Moressa
Il 38% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà . Le famiglie italiane nella stessa situazione sono il 12,1%. Il reddito medio delle famiglie straniere non supera i 17mila euro circa: una cifra che non consente di risparmiare e viene destinata soprattutto al pagamento dell'affitto (solo l'11,3% delle famiglie straniere possiede l'abitazione di residenza).
Sono i dati che emergono da un'indagine realizzata dalla Fondazione Leone Moressa, che ha confrontato la struttura dei redditi, del consumo, del risparmio e dell'indebitamento delle famiglie straniere con quelle delle famiglie italiane, partendo dall'indagine 2009 della Banca d'Italia sui Bilanci delle famiglie italiane.
Il reddito annuo di una famiglia straniera ammonta mediamente a 17,4mila euro, contro i quasi 33mila euro di una famiglia italiana. I livelli di consumo si attestano, rispettivamente, a 17,7mila ero e a 24mila euro. Questo permette di calcolare il livello di risparmio delle famiglie (dato dalla differenza tra redditi e consumi) che per gli stranieri è addirittura negativo (-362 euro), mentre gli italiani riescono a risparmiare 8,8mila euro ogni anno.
I livelli di reddito consentono inoltre di stimare quanti individui vivono al di sotto della soglia di povertà : per gli stranieri si tratta di quasi il 38%, mentre per gli italiani la percentuale si abbassa al 12,1%.
Il reddito delle famiglie straniere (al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali) deriva per quasi il 90% da redditi da lavoro dipendente, per il 7,7% da lavoro autonomo e per il 6% da reddito da capitale. Il saldo negativo tra entrate e uscite dei trasferimenti netti degli stranieri è dovuto alle rimesse che vengono destinate ai paesi d'origine, contribuendo alla riduzione del reddito disponibile. Le famiglie italiane invece fanno affidamento per un quarto del loro reddito su pensioni o altri trasferimenti (25,9%) e per il 21,7% su redditi da capitale, mentre il reddito da lavoro dipendente pesa "appena" per il 40%.
Per quanto riguarda i consumi, il comportamento delle famiglie straniere non differisce di molto rispetto a quello delle famiglie italiane (se non per l'importo annuo). La quasi totalità dei consumi è destinata a spese per beni non durevoli: 94,9% per le famiglie straniere contro il 93,1% di quelle italiane. Il rimanente per la spesa di beni durevoli: 5,1% per gli stranieri, 6,9% per gli italiani.
La quasi totalità delle famiglie straniere che riescono a risparmiare - rileva ancora la Fondazione Leone Moressa -, decide di indirizzare il proprio denaro in depositi bancari in conto corrente nel 79,6% dei casi, e solo pochissimi investono in obbligazioni (1,3%), in titoli di stato (0,1%) o in altre forme di investimento (1,3%). Le famiglie italiane invece, sebbene l'89,5% lasci comunque depositati parte dei propri soldi in conto corrente, mostrano maggiore varietà di investimento. Nell'11,6% dei casi possiedono obbligazioni o quote di fondi comuni, nel 9,7% titoli di stato e in quasi il 20% investono in altre forme (come azioni, partecipazioni, gestioni patrimoniali e prestiti a cooperative).
Il comportamento debitorio delle famiglie straniere non differisce di molto nelle percentuali da quello delle italiane; il 15% delle famiglie straniere si indebita per l'acquisto di beni di consumo, mentre l'11,2% per l'acquisto di immobili. Per quanto riguarda le famiglie italiane, i valori sono molto simili: 13,2% per i beni di consumo, 12,7% per gli immobili.
Il 79,1% delle famiglie straniere vive in affitto nell'abitazione di residenza e appena l'11,3% ne è il proprietario. Il rimanente 9,6% è in usufrutto o in uso gratuito. La maggior parte delle famiglie italiane invece è proprietaria dell'abitazione dove abita (71,8%), mentre il 18,3% di esse vive in affitto. Per quanto riguarda la proprietà di altri immobili, gli stranieri nel 13,5% dei casi possiede altre abitazioni, anche nel paese di origine, ma il 75,2% non è proprietario di alcun immobile. Tra le famiglie italiane invece quelle che non possiede alcuna proprietà è il 25,4%.
"Lo stato di povertà in cui versano molte delle famiglie straniere che risiedono in Italia - affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa - indica chiaramente l'esistenza di una marginalità sociale che non va sottovalutata. La distanza tra famiglie italiane e straniere, in relazione all'entità e alla struttura dei redditi e alle forme di risparmio e di investimento, rende evidente le caratteristiche delle attuali disuguaglianze. La crisi economica in atto, che ha dimostrato come gli stranieri siano stati l'anello debole del mercato del lavoro, rischia di privare gli stranieri dell'unica fonte di reddito cui le famiglie possono fare affidamento: il reddito da lavoro dipendente. Senza lavoro, oltre a perdere la regolarità del soggiorno in Italia, gli stranieri vedranno peggiorare la propria situazione economica, aggravando il loro livello di benessere e creando nuova povertà ".
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