I sindacati di base in lotta: 8 giugno alla Camera, il 9 a Milano, il 22 sciopero generale
Mercoledi 6 Giugno 2012 alle 08:51 | 0 commenti
Cub - I sindacati di base concordano nell'analisi della situazione sul piano internazionale e italiano e mantengono un giudizio negativo durissimo sull'operato del governo Monti che rappresenta gli interessi del capitale internazionale ed in particolare è un fedele esecutore dei diktat della BCE e dell'Unione Europea.
In particolare il giudizio negativo scaturisce per l'attacco al diritto alla salute con i tikets e alla pensione; l'aumento delle tasse attraverso le accise, l'Iva e l'introduzione dell'IMU - vera patrimoniale sui lavoratori e le famiglie e per l'insopportabile carico fiscale che grava unicamente sui lavoratori dipendenti.
La riforma del lavoro approvata dal Senato, inoltre, spalanca le porte ai licenziamenti con le modifiche all'art.18, inganna i precari con misure che peggiorano l'esistente; riduce la possibilità di ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria; sostituisce la mobilità con l'indennità di disoccupazione per un periodo più breve e centinaia di migliaia di lavoratori restano senza pensione e mobilità per lo spostamento dell'età di accesso alla pensione.
Le organizzazioni sindacali complici Cgil, Cisl, Uil, Ugl, stanno accompagnando tutti i processi di devastazione del welfare e dei diritti conquistati dal movimento dei lavoratori, e stanno consentendo la deregolamentazione delle attuali salvaguardie dai licenziamenti discriminatori sia nel settore privato che in quello pubblico.
Questa situazione va affrontata con la lotta e la mobilitazione. Il movimento dei lavoratori deve ritrovare la forza e la capacità di azione per continuare nell'azione di forte contrasto alle politiche del governo sostenuto da PD, PdL, Terzo polo a partire dalle iniziative dell'otto e nove giugno e con il successivo sciopero generale nazionale del 22 giugno con manifestazioni a Milano e Roma
Le decisioni assunte su pensioni, imposte, salute e quelle in via di approvazione definitiva, come gli interventi sul mercato del lavoro, non esauriscono le misure di politica economica liberista che si intendono attuare ma alla prima concretizzazione di un progetto che si svilupperà nei prossimi anni.
C'è perciò la necessità di battersi per contrastare e impedire il completamento di tale progetto che se dovesse avere la possibilità di proseguire scaricherebbe 50 miliardi all'anno di tagli e/o imposte sui lavoratori.
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