I giovani e la musica, il punto di vista di un loro simbolo, Emo dei Linea 77,
Lunedi 25 Ottobre 2010 alle 23:57 | 0 commenti
Sono oltre duemila le persone che venerdì 22 Ottobre si sono ritrovati tra le vive mura del PEOPLE Club a Vicenza per assistere al concerto dei loro beniamini, i Linea 77, accompagnati dai vicentini Dufresne. Accalcati sotto il palco nel caldo soffocante centinaia di corpi ammassati per essere il più vicino possibile alle bands, per sentirsi parte di tutto questo fino in fondo, per vivere e soffrire con la loro musica.
Tutto ciò ha un qualcosa di rituale ed arcaico, di istintuale ed a tratti irrazionale, ma d'altronde questo accade quando la musica entra negli animi della gente concretizzandosi nelle loro emozioni e svelandone il lato più vero e primordiale. Finito il concerto il fiume di energia si placa sfinito eppure appagato, ed i musicisti, come stregoni guida del rito appena compiuto, si ritirano nell'ombra delle quinte ritornando tra i tutti che si affannano a vivere la vita giorno per giorno nel complesso disegno di impostazioni sociali e necessità lavorative. Mi ritrovo nel backstage ad aprirmi una birra e, avendolo vicino, ne offro una ad Emiliano Audisio, detto "Emo", cantante della band dei Linea 77. Dopo esserci presentati iniziamo a parlare di molte cose sfociando poi in una discussione riguardo il rapporto che la gente, ed in particolare i giovani, hanno oggi con il mondo della musica. Emo mi spiega come la realtà si sostanzialmente cambiata rispetto a quando era ragazzo lui "ai miei tempi non avevamo certo internet né tantomeno la possibilità di scaricare musica gratuitamente, questo poneva un rapporto completamente diverso con la musica e soprattutto con la passione che ti legava ad essa. Da ragazzo se mi piaceva un disco e volevo averlo, la prima cosa era mettere via i soldi per poterlo comprare e questo vuol dire fare dei sacrifici. Questo però ti faceva apprezzare maggiormente un disco quando lo riuscivi finalmente ad acquistare, ne assaporavi ogni singolo brano, ogni minuto, perché sapevi che ti eri privato di qualcosa per poterlo avere". Certamente un sacrificio che nessuno oggi più conosce, ma a cosa ha portato questo accesso gratuito e semplificato alla musica? "I ragazzi di oggi" continua "non colgono fino in fondo lo sforzo degli artisti per il lavoro che svolgono, e non lo valorizzano. Tu lavoreresti mai per nulla? Non vorresti che il tuo lavoro fosse riconosciuto e ripagato? Anche economicamente certo. Ma non biasimo però chi scarica musica, è un qualcosa ormai di uso così diffuso che penso debba essere tollerato, ed anch'io ammetto di farlo.". il problema è quindi un altro, un qualcosa di radicato oramai nella società , accettato perfino da chi dovrebbe vivere di musica, si potrebbe parlare di una consuetudine sociale. Una pigrizia verso la musica e l'arte in generale che forte dei vizi con cui siamo stati coccolati ci porterebbe ad essere indignati alla sola idea di dover pagare un qualcosa che ci è sempre stato possibile avere gratuitamente. Ma a qualcosa dovrà pur portare tutto questo, bene o male che sia. Emo mi fa presente come gli sia possibile solo "sopravvivere" di musica e non certo pensare di poter contare economicamente su ciò che riesce a racimolare con i Linea 77. Certo questo mette in luce come effettivamente il selvaggio downloading a cui tutti ci dedichiamo non lasci scampo a molti artisti costretti a dover trovare altre attività per sbarcare il lunario, ma questo, riflettendoci, limita anche la stessa arte che amiamo. Se infatti sostenessimo economicamente gli artisti, essi potrebbero concentrare il proprio tempo nella sola composizione e produrrebbero più arte per sfamare la nostra fame di emozioni. Eppure così non è, vogliamo tutto, subito e gratuitamente. Questo stesso atteggiamento è alla base di quella che è una sempre più forte linea di mercato che vuole band "usa e getta", ovvero un agglomerato di artisti, capaci e non, costretti, per le leggi economiche, che noi con il nostro comportamento fomentiamo, ad avere i classici "cinque minuti di gloria" e sparire poi nulla dei ricordi, lasciando spazio ad un altro artista del momento, sfruttato anch'esso finché rende per poi essere abbandonato alla fine dei suoi predecessori. Stiamo uccidendo la musica e lo stiamo facendo amandola in modo perverso. Ci stiamo condannando a non avere più idoli, a non avere più storia se non quella "mainstream", ovvero quella da MTV, una storia legata a ciò che va al momento e piace alle folle, prescindendo dalla qualità o meno del prodotto e vincolando gli artisti meno famosi a non riuscire ad andare avanti nel proprio lavoro. Una selezione naturale di un mercato a dir poco razzista. E, se vogliamo, non è solo questo lo strumento con cui stiamo distruggendo tutto, si pensi infatti a come siano maggiormente preferiti i Dj alle band, questo ad ogni livello, anche quelli più bassi. I luoghi dove si danno spazi alle band per esibirsi sono sempre minori, i musicisti sono pagati una miseria e spesso denigrati senza tenere conto del duro lavoro che sta dietro tutto ciò che fanno. Si parla invece di Dj che "suonano" mettendo su canzoni di altri, mi dispiace signori ma questo non è "suonare" e non paragoniamo nemmeno la cosa a chi suona veramente roba d'altri. Questi personaggi vengono pagati dieci volte quello che molti musicisti ottengono da una serata in cui si sono spaccati la schiena ed hanno proposto musica propria, eppure questi ultimi si che "suonano"! Tutto ciò è sicuramente ricollegabile al discorso fino ad ora affrontato, il mercato a cui ci siamo pigramente sottomessi non ha fatto altro che generalizzare un'ignoranza musicale che una volta era certamente più contenuta come dimostra Emo. E così ora abbiamo band "usa e getta", Dj strapagati che "suonano" musica d'altri e non sappiamo più cos'è il rispetto per il lavoro dei veri musicisti, della loro arte e della passione che ne è espressione. Forse però quando tutto questo avrà preso il sopravvento, quando veramente più nessuno si renderà conto del deserto che stiamo creando, allora ci sarà un'inversione di tendenza, la folla ed il suo fiume di energia ricercherà nuovamente forze per sopravvivere e si risolleverà da questa misera condizione. La musica e l'arte in generale sono lo specchio della società nel momento storico in cui essa viene ad esistere, se si riflette dunque sulla povertà in cui versiamo molte cose si potrebbero dire sulla nostra società , ma questo non è il luogo e lo spazio adatto quindi ci limiteremo solo a pensarle e ragionarci intimamente.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.