I comitati: al Dal Molin cominciano ad evidenziarsi i danni
Giovedi 7 Marzo 2013 alle 18:46 | 0 commenti
Giancarlo Albera, coordinamento comitati Vicenza - “Gli americani pronti a pagare se sarà dimostrato il dannoâ€, questo è il titolo un po’ emblematico apparso in questi giorni su organi di stampa locali. Ci si riferisce al danno ormai certo arrecato alla falda dalla selva di pali che sono stati infissi per sostenere l’imponente base militare, alla manomissione del reticolo di drenaggio all’interno dell’area Dal Molin.
Costruito nel ’29, aveva permesso di tenere all’asciutto per più di 80 anni l’ex aeroporto, di smaltire e convogliare, verso il Bacchiglione, tutte le acque superficiali soggiacenti sull’area, comprese quelle provenienti da S.Antonino, Cresolella, Laghetto. La conseguenza più visibile di tale danno, è la presenza di ristagni d’acqua ed impaludamenti in varie zone della parte Est del Parco, ma anche la presenza anomala di qualche sostanza chimica inquinante sia nelle falde profonde che in quella più superficiale, la cui natura va verificata in quanto potrebbe significare un’interconnessione tra più livelli di falda dovuta all’infissione delle migliaia di pali in cemento. La barriera di pali ha provocato appunto a monte degli stessi l’innalzamento della falda con diminuzione, almeno localmente, della permeabilità del terreno. Per quantificare tali danni è necessaria un’approfondita analisi della quantità e qualità dell’acqua presente nell’area, sia sotto l’aspetto idrologico che idrochimico. Esiste da mesi una Commissione promossa dal Comune di Vicenza, della quale fanno parte la Provincia, l’Arpav, il Centro Idrico Novoledo e rappresentanti dei cittadini. Attraverso di essa, è stato chiesto all’ing. Cuccioletta ed indirettamente al Comando militare USA (Committente), di fornire la documentazione tecnica relativa al dimensionamento della nuova rete di drenaggio realizzata all’interno della base. Ancora, di fornire una mappa con l’ubicazione dei punti e profondità (rilievo planoaltimetrico) in cui i “pali di fondazioneâ€(oltre 3800 di cui il 30% superano la profondità di 18 m secondo dati ufficialiProvincia) hanno intercettato e interrotto i drenaggi esistenti, dati certamente in loro possesso (chi ha operato poi non poteva non vedere); quelli  dei sondaggi geognostici del sottosuolo che aiuterebbero a togliere i dubbi sui danni causati alla falda. Il mancato accesso a questa documentazione complica le cose come pure l’inibizione ai controlli e sopralluoghi all’interno della base. A questi ed altri quesiti non è mai stata data risposta. Si dovranno quindi fare delle indagini conoscitive supplementari, ricostruendo con ortofoto, vecchie piante ed altro, la situazione preesistente, ripristinando dove necessario la rete drenante; tutto ciò comporterà un dispendio di energie e soldi. In verità non ci si vuole rendere conto della grave situazione che si è creata con la costruzione della base al Dal Molin: primo, non si è fatta la VIA, poi non si mettono a disposizione i dati per le varie verifiche col pretesto del segreto di Stato, infine, si prendono in giro i cittadini promettendo di risarcire i danni (dove sono finite le compensazioni?). La ferita sul Dal Molin rimane aperta: le Istituzioni cerchino almeno di limitare i danni! Credo che i Comandanti E. Maggian sul versante italiano e D. Buckingam su quello USA, Prefetto, Presidente della Provincia, Sindaco possano, anzi debbano dire e fare qualcosa, per porre rimedio a questa grave situazione al fine di garantire la tutela della città e dei cittadini già abbondantemente penalizzati.
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