I Cispadani
Martedi 13 Novembre 2012 alle 19:30 | 0 commenti
E in ultimo è andata come era scritto nelle cose. E come nessuno, tranne qualche eccezione, aveva potuto o voluto dire. Il Cis di Montebello è andato. In rotta verso la liquidazione con 20 milioni sul groppone. Carne di porco sulla graticola della storia. Fondato alla fine degli anni '80, entrato nel vivo della attività a metà degli anni '90, il Cis è stata la storia di un carrozzone annunciato.
Un carrozzone che nonostante le intemerate dei sedicenti padani porta l'onta della perpetua incompiuta, tra iniziative, progetti e piani mai nati. A dirla di pancia, se si dovesse gettare la croce a qualcuno si potrebbe dire che il Cis è il fallimento del centrodestra berico (Lega e Pdl in primis) dell'ultimo quindicennio. Pezzi di responsabilità stanno anche nel centrosinistra. Ma si tratta di una analisi superficiale. Basta dare una scorsa all'elenco dei soci per capire che dentro ci sono finiti tutti: Brescia Padova, artigiani, piccoli e grandi industriali, BpVi, comuni del comprensorio, comune capoluogo, provincia, camera di commercio, fiera, comuni più lontani come Schio e Bassano. Il Cis non è un semplice e colossale fallimento. L'interporto mai nato di Montebello è la sintesi dell'operato di imprenditori, politici, burocrati, banchieri, manager pubblici, insomma di un intero territorio che ha affrontato la prospettiva del centro merci in una vicenda che non lascia scampo. Perché due sono le chiavi di lettura: o quella di una enorme, monumentale, ottusa ed eroica incompetenza. In ragione della quale i cittadini e la Corte dei conti debbono chiedere i danni a lorsignori. O quella di una neanche tanto mascherata colossale speculazione edilizia che ha portato negli anni 300.000 metri quadri di bella campagna ad un futuro fatto di cemento privato con la scusa della chimera, pubblica, del centro merci; il che meriterebbe magari qualche altro esposto in procura. E fa sorridere che l'attuale giunta comunale di centrosinistra ci abbia messo quattro anni a capire che il vagone, più che su un binario morto fosse su era su un binario marcio. Rimane però ora la partita più importante. Poiché l'interesse pubblico è svanito quella terra deve rimanere agricola. I buchi li ricopra chi li ha cagionati, in quota parte ovviamente. Giunte comunali e provinciali, assemblee consiliari, cda, soci, amministratori: nell'albo del redde rationem c'è spazio per tutti. La prenotazione non è richiesta.
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