I 500 anni della battaglia "trascurata" del Biron
Mercoledi 16 Ottobre 2013 alle 11:56 | 0 commenti
Riceviamo da Giovanni Bertacche e pubblichiamo - Più che la battaglia dimenticata (titolo di una serie di incontri alla biblioteca Bertoliana) è il luogo di quella battaglia ad essere trascurato, evidentemente per noncuranza di Monteviale. Non per nulla viene chiamata in ragione dei propri interessi, la battaglia di Vicenza o di Creazzo oppure de La Motta. Mai, nei titoli, si fa cenno al Biron.
Eppure gli annali dell’epoca concentrano sulla località del Biron il clou della battaglia ove persero la vita oltre 4000 soldati per lo più di parte veneziana. Biron in territorio di Monteviale, è crocevia strategico nella direttrice Vicenza-Verona e da questa verso Schio; nell’occasione, ma non sarà la prima e neppure l’ultima, gli imperiali (fanti tedeschi e spagnoli) si scontreranno con i veneziani condotti da Bartolomeo D’Alviano, proprio in località Biron. Il 6 ottobre 1513 sulle colline circostanti, il generale D’Alviano aveva appostato le sue artiglierie per bloccare il passo ai soldati invasori avviati verso Verona, loro centro logistico. Senonché, vista la mala parata, il giorno successivo gli imperiali ripiegheranno verso Costabissara per salire verso nord, ma alla rotta sul torrente Orolo, con una mossa a sorpresa, avranno la meglio sugli inseguitori. Sarà chiamata la beffa della Motta. Sbaragliato e messo in fuga l’esercito veneziano senza più il comando del D’Alviano, rimasto ferito anche lui retrocederà verso Vicenza, ma trovandola sbarrata, verrà sospinto di nuovo verso Biron ove subirà le perdite ricordate, mentre Monteviale veniva dato alle fiamme dalle truppe vincitrici. Della sanguinosa battaglia di Biron, Monteviale ne porta ancora i segni: intanto in un detto popolare, ove “ti venga il morbo di Monteviale†originato da quelle vicende, è sinonimo di malaugurio. Mentre la località tra le due colline del Biron, là dove si apre alla vista del paese sulla collina, e che fu il teatro della battaglia si chiama “Porta Rossa†significativo richiamo al sanguinoso combattimento con migliaia di soldati lasciati sul campo. In proposito i bambini di terza delle scuole elementari di Monteviale, ai quali ho avuto occasione qualche tempo fa di ricordare questa come altre vicende riguardanti Monteviale, hanno rivisitato l’avvenimento. L’alunna Ludovica, rivivendo a modo suo quegli avvenimenti, intitolerà il lavoro “I papaveri della Porta Rossaâ€. E racconta: nella primavera del 1513 un bambino di nome Giacomo, che viveva a Monteviale, per molti giorni non poté andare a giocare nei prati perché, vicino a casa sua, i soldati del generale D’Alviano combattevano una battaglia contro gli spagnoli. Appena arrivò voce che la battaglia era finita, Giacomo corse subito fuori e, preso dalla curiosità , andò verso la “porta rossaâ€, dove c’era stata la battaglia. Avvicinandosi iniziò a vedere soldati uccisi sui prati insanguinati e nei fossi, armi e cavalli, feriti tutto intorno. Giacomo rimase molto impressionato da ciò che aveva visto e cadde a terra piangendo. Singhiozzando pregò che non succedesse mai più nulla di simile. Poi raccolse dei fiori bianchi e ne depose uno accanto ad ogni soldato morto. Da allora, ogni primavera, nei prati intorno alla “porta rossa†nascono papaveri rosso sangue, nel posto in cui il bimbo aveva deposto i fiori bianchi, in dono ai soldati caduti. Ben a ragione dunque Biron di Monteviale è da considerarsi lo storico luogo della battaglia del 7 ottobre di 500 anni fa, anche se i vicini di Vicenza, Creazzo, Costabissara nel ricordare quegli avvenimenti, se ne appropriano l’esclusiva, fra l’altro contraddicendosi tra di loro.
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