I 2550 giorni di Giulio Antonacci a Il Giornale di Vicenza
Martedi 24 Luglio 2012 alle 16:41 | 2 commenti
«Quasi mai è consentito al lettore di conoscere i giochi di forza, le pressioni, gli atti di potere, le seduzioni che l'establishment politico, la proprietà , l'autorità giudiziaria o i gruppi di opinione, la redazione o i corrispondenti esterni, possono o tentano di esercitare quotidianamente sul caporedattore e, per le questioni più delicate e importanti, sul direttore di un giornale». È questa una delle primissime frasi, e delle pochissime che citeremo, scritte nell'introduzione, provvisoria, del suo libro memoria da Giulio Antonacci.
L'ex direttore de Il Giornale di Vicenza fu "inviato"... a casa nel Natale del 2009 alla fine di una lotta durissima culminata nell'anno precedente per cambiare i vertici di Confindustria Vicenza, incluso, di conseguenza (o in primis?), chi, Michele figlio di Nicola Amenduni, cioè il signor Valbruna e non solo, ha gestito per anni il collegamento tra la proprietà del "quotidiano" berico, la Athesis controllata da Assindustria Vicenza e Verona, e la direzione del giornale, affidata fino all'avvento dell'ora past president di palazzo Bonin Longare, Roberto Zuccato, al nostro intervistato.
Questo Giulio, dicevamo ieri, «l'omonimo di Cesare, ucciso da Bruto, e di Andreotti, l'immortale», lo sentiamo appunto per diritto di ... replica anticipata alle polemiche preventive sull'uscita del suo libro che lui, ci ha detto, ha fatto «leggere in bozza solo a un paio di amici fidati, anche se temo proprio che a uno di questi debba ascrivere o ricondurre qualche veleno attuale». Chi sia "l'infiltrato" tra i segreti in bozza vedremo, prima, di saperlo (visto che qualche ipotesi su pseudonimi in voga sul web la possiamo già fare) e, poi, di dirvelo nel prosieguo.
Perché la linea di questa intervista è quella di raccogliere solo e rigorosamente informazioni (notizie) e darvele, per "poi" riflettere, grazie magari anche a quelle che altri sapranno o vorranno dare, non sull'uscita di un libro, che ci incuriosisce di più perché osteggiata, ma sui suoi contenuti che vorremmo in parte svelare anche se Antonacci, «me lo chiede l'editore», ci aiuta e pure ... no in quest'impresa.
Detto che finora sarebbero in due, oltre all'editore, i "lettori preventivi", molti meno dei critici già in campo in prima o ... pseudonima persona, gli argomenti affrontati da Antonacci sono quelli dei suoi «2550, duemilacinquecentocinquanta giorni nelle tempestose acque di una provincia del Nordest», come recita il titolo, provvisorio, delle memorie del direttore conterraneo degli Amenduni. Che sono anche notoriamente amici di Gaetano Ingui, un altro protagonista dell'economia vicentina (e dei suoi, diciamo, addentellati) e delle polemiche che da sempre hanno costellato la direzione de Il Giornale di Vicenza da parte del marito di una "sostanziosa" e sorridente signora anche lei pugliese e con lui madre di tre ragazze.
Se due stupende le ho conosciute in occasione dell'intervista, «l'altra è morta prematuramente», come Antonacci ci ripete spesso, lui che altrettanto spesso indugia, da quando lo conosciamo, nell'appellarsi alla sua "bambina scomparsa", quando vuole dar peso alle "sue verità ", con un modo di dire radicato nel sud d'onore. Poco comprensibile, in verità , nel nord in cui si crede alla persona soprattutto in base ai suoi fidi in banca e, meglio, ai suoi depositi, a qualunque titolo, nei segreti caveau. Giurare su una figlia che non c'è più è la costante di uno, Giulio Antonacci, che ha vissuto a stretto contatto con chi la credibilità delle sue azioni le affida alle certezze degli schei.
Che molte volte abbia scritto o fatto scrivere bene e male, a seconda delle sue amicizie, di chi, grazie a quegli schei, è o si sente padrone pro tempore del vapore, è l'accusa di chi non lo ha approvato come direttore del giornale da lui diretto, a cui è arrivato nel 1989 dopo anni a La Voce dei Berici e una breve esperienza a Radio Rai Regione.
La difesa di se stesso, e dei suoi supposti padroni, gli Amenduni e Gaetano Ingui con le loro costellazioni fatte di stelle, stelline e meteoriti, e la sua controaccusa, contro molte "zeta" vicentine (vedremo nelle puntate successive se sono le iniziali di Zonin, Zoso, Zuccato, ovviamente oggi in rigoroso ordine alfabetico), è nelle pagine che seguono quel titolo provvisorio inneggiante ai "2550 giorni" nell'ufficio di direzione de Il Giornale di Vicenza, un quotidiano «reso da sempre grande dai suoi ottimi giornalisti», ci dice sia pure tra qualche distinguo, giornalisti «che fanno bene professionalmente a seguire ora le indicazioni del mio valido successore (Ario Gervasutti, ndr)», anche se «dopo di me, magari anche per la crisi della stampa, il giornale ha ora perso migliaia di copie ...».
Questo lo ha detto Giulio Antonacci perché lo pensa, supportato anche dai dati ufficiali, e noi lo trascriviamo lasciando ai lettori l'interpretazione aggiuntiva di un qualche, sia pur malinconico, suo sorrisetto che digitando non possiamo trasferire. Lo scriviamo anche se, leggendoci, Antonacci, se non fosse a Mottola dove è arrivato ieri per le sue tradizionali vacanze pugliesi, ci direbbe: «questo non lo dovevi scrivere!». Ma, caro direttore, se ti ho risposto «me ne frego!» ai tuoi timori (veri?) sulla possibile e ipocrita strumentalizzazione altrui dell'esercizio del dovere di cronaca, che mi ha portato a chiederti questa intervista, vuoi che non risponda «me ne frego!» anche ai tuoi eventuali appunti sulla mia "sbobinatura" della tua valutazione sulla diffusione attuale de Il Giornale di Vicenza? Tu potrai sempre dire che è un'interpretazione mia, tranquillo. Non mi offendo, di certo, io che in passato di ben altre tue "interpretazioni" ti ho chiesto conto.
Scrive ancora Antonacci nella sua (ricordiamo provvisoria) introduzione : «Il potere di un giornale di provincia e l'influenza che può esercitare sulla vita politica, economica, sociale e sulle singole persone sono enormi. Questo potere fa gola a molti...». E, ultime citazioni che faremo dei testi del libro (sperando che non sia una promessa da marinaio, io che in passato sono stato Guardiamarina...), «umanamente posso comprendere i motivi che hanno spinto molti a voler influenzare tempi e articoli, financo le linee editoriali, ma il mio ruolo professionale, difficile, mi ha imposto scelte che probabilmente da uomo - non da giornalista o direttore - non avrei fatto e che mi hanno fatto soffrire...» per cui «... ho deciso, in nome della trasparenza, di mettere a parte i lettori di alcuni episodi avvenuti fuori dalla scena, fatti avvenuti negli ultimi dieci anni che si sono riverberati nel contesto di cambiamenti sociali, economici e politici della nostra provincia e regione...».
Dopo le prime, lunghe, "rivelazioni" di ieri e di oggi, riportate per dare le prime informazioni sul libro prossimo venturo ma anche per inserirle in un contesto storico ed emozionale, da domani e ogni giorno riporteremo, più sinteticamente e cronachisticamente, brani dell'intervista a Giulio Antonacci.
Salvo che il vostro direttore non sia sommerso dall'impaginazione dell'ultimo numero estivo di VicenzaPiù, il 239 in edicola da sabato 28 luglio, o da altre cronache quotidiane, che potrebbero scavalcare la "sbobinatura", che non perderebbe certo interesse con qualche piccolo, eventuale, rinvio, che ci impegniamo ad evitare.
Se poi avrete paziena vi risponderemo con le sue parole anche sull'eventuale nuovo suo giornale che noi di VicenzaPiù non temiamo.
Viva la concorrenza! Purchè informi.
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Chissà se avrà il coragggio di dire un po' di verità sul perchè quegli editoriali "venivano" scritti, su chi era il suggeritore, su chi andava in redazione a controllare i testi, e i titoli....