Greenpeace: grandi inquinatori, Enel in testa
Domenica 5 Dicembre 2010 alle 11:04 | 0 commenti
Rassegna.it - L'associazione ambientalista stila la classifica dei "cattivi" e il gigante dell'energia si conferma in vetta per emissioni di Co2 con la sua centrale a carbone di Brindisi (nella foto). Seguono la Edison di Taranto e la raffineria Saras di Sarroch targata Moratti
Greenpeace Italia pubblica la nuova classifica dei grandi "inquinatori" dell'anno e il primo classificato è sempre lo stesso: il gigante Enel.
Per il quarto anno consecutivo il colosso dell'energia si conferma al primo posto nella lista dei cattivi, seguito da Edison e il Gruppo Saras dei Moratti. Lo si apprende da una nota pubblicata sul sito internet del gruppo ambientalista.
"Sono 13 milioni le tonnellate (Mt) di CO2 emesse nel 2009 dalla centrale Enel a carbone 'Brindisi sud'. A seguire la Centrale Edison di Taranto con 5,9 Mt di CO2 e la raffineria Saras di Sarroch con 5,2 Mt di CO2 - spiega Greenpeace - ma anche se le cifre rimangono alte, complici la crisi economica e l'effetto degli interventi di efficientamento energetico, la CO2 nel 2009 è calata. Da 538,6 milioni di tonnellate del 2008 siamo passati a quota 502 milioni".
Ma l'associazione sottolinea come questo risultato sia comunque insufficiente. "Rispetto al 1990, infatti - si legge ancora nel sito di Greenpeace - la diminuzione è stata del 3%, meno della metà dell'obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto. Non solo, le emissioni della centrale Enel a carbone 'Brindisi sud' registrate nel 2009, hanno superato ampiamente le quote e i limiti di 10,4 Mt di CO2 imposti dalla Direttiva europea sulle emissioni (Emission Trading Scheme)".
In ogni caso Greenpeace sottolinea che i dati degli ultimi cinque anni dimostrano "una riduzione costante delle emissioni del settore termoelettrico, passate dalle 147 Mt del 2005 alle 122,2 del 2009". E il merito, affermano gli ambientalisti, è "anche della massiccia diffusione delle fonti rinnovabili, il cui contributo sulla produzione totale di energia elettrica ha oramai superato il 20%". Ma se "esiste un ampio margine per aumentare questa quota di energie verdi", al contrario si osserva un orientamento che continua a "puntare sul carbone e, in un futuro più lontano, sul nucleare".
Nella nota di Greenpeace si legge infatti che le centrali a carbone autorizzate o in corso di autorizzazione prevedono un totale di circa 40 nuovi Mt di CO2. "Se realizzate - afferma l'associazione - impediranno all'Italia di raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020 e potranno gravare sui contribuenti per centinaia di milioni di euro".
"È il momento giusto per orientare il nostro sistema economico produttivo verso soluzioni innovative, basate sulle fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, capaci di generare occupazione sostenibile e durevole, migliorare la qualità dell'ambiente e della vita delle persone", conclude l'associazione che accusa il Governo di aver assestato "un colpo mortale allo sviluppo dell'energia eolica e di aver colpito il comparto fotovoltaico", con una proposta di Decreto legislativo in attuazione della Direttiva rinnovabili presentata nei giorni scorsi che, "nonostante alcuni aspetti innovativi", "riduce il meccanismo degli incentivi in maniera disordinata". Greenpeace chiede dunque al Governo una revisione della proposta, anche alla luce dei dati della classifica dei grandi inquinatori.
Ma Enel non ci sta e a poche ore dalla pubblicazione della classifica arriva la replica: l'allarme lanciato da Greenpeace sulle emissioni inquinanti "è ingiustificato" perché l'Enel non inquina: "Le emissioni delle centrali sono sotto i limiti e in costante calo: nessun pericolo di sanzioni all'Italia". L'azienda precisa poi che "la CO2 non è un inquinante con effetti sull'ambiente e la salute delle regioni dove viene prodotta". 'E' infatti - sottolinea - ritenuta un gas responsabile dell'effetto-serra a livello globale. Basti pensare che in poche ore la Cina emette più CO2 che tutte le centrali pugliesi in un anno". Come per i diritti del lavoro, ormai, il paragone è con la Cina.
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