Gli sceriffi del trading ad alta frequenza
Mercoledi 26 Ottobre 2011 alle 00:34 | 0 commenti
Un fantasma si aggira per il mondo. Si chiama «high frequency trader». È un operatore finanziario sofisticatissimo. Dal suo desk, con un algoritmo segreto applicato al suo computer ultrapotente, trasmette sul mercato milioni di ordini in modo automatico e a velocità stratosferica. È in grado di spiare le compravendite degli altri investitori. Può manipolare il corso dei titoli. Di fatto, è il vero «padrone» della Borsa. Il fenomeno non è nuovo: già nel maggio scorso il meccanismo dell'«high frequency trading» determinò a Wall Street il crollo del Dow Jones. Ma ora, nella turbolenza finanziaria planetaria, aumentano i rischi.
Per questo, dopo mesi di studio, le autorità tecniche e politiche dichiarano guerra agli scambi «ad alta frequenza». Nella nuova direttiva sul Mifid, la Commissione europea ha inserito norme che introducono limiti specifici per arginare il fenomeno. Limiti quantitativi: oltre una certa soglia non si potranno effettuare ordini immessi con un'unica transazione. Limiti qualitativi: gli operatori che offrono questi servizi saranno obbligati ad informare le autorità di vigilanza sulle strategie di investimento implicite nei loro software, e dovranno dimostrare di possedere un sistema di controllo dei relativi rischi. L'esigenza di controlli più stringenti su un mercato finanziario sempre più volatile e sempre più «anarchico», obiettivamente, esiste. Resta da chiedersi se queste iniziative servano allo scopo. Ingabbiare l'high frequency trader è un'impresa titanica. Questo genere di investitore esegue milioni di ordini al secondo. L'arco temporale entro cui un programma «ad alta frequenza» riesce a compiere operazioni simultanee è pari a 0,03 millesimi di secondo. Il 48,6% dei volumi di Borsa avviene ormai con questi meccanismi di intervento.
Anche la Consob sta studiando da tempo il dossier. È giusto che si rifletta su come e dove intervenire, per evitare che il mercato rimanga un Far West, nel quale l'1% vince tutto e il 99% perde tutto, per parafrasare lo slogan caro agli indignati di Zuccotti Park. Ma ci sono due problemi, fondamentali, di cui tener conto. C'è un problema «tecnico»: l'high frequency trading ha fatto esplodere il volume degli scambi in tutte le Borse del mondo (più 164% solo a Wall Street dal 2005 in poi). Solo la Goldman Sachs, attraverso l'«Hft», fa transazioni giornaliere per centinaia di milioni di dollari. Imbrigliare il meccanismo, dunque, può essere al tempo stesso un beneficio (perché si limitano i rischi) ma anche un maleficio (perché si riducono gli scambi). C'è poi un problema «politico»: la nuova direttiva europea non vedrà la luce prima del maggiogiugno 2012. Di qui ad allora, se il prossimo G20 del 6 novembre non trova l'accordo sul fondo salvaStati, nei mercati non serviranno gli sceriffi, perché non ci saranno più neanche i cowboy.
Di Massimo Giannini, da Affari e Finanza La Repubblica
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