Gli italiani vogliono l'eolico
Venerdi 25 Giugno 2010 alle 10:46 | 0 commenti
Adico - Otto italiani su 10 vogliono che il vento muova l'energia - si legge nella nota diffusa dall'ADICO - tanto che dalla ricerca condotta dall'Ispo e presentata da Renato Mannheimer in questi giorni, l'87 per cento degli intervistati ritiene che l'energia eolica possa giocare un ruolo positivo nello sviluppo economico del paese facendo.
Sono alcuni dei dati presentati in occasione del Wind day, la giornata mondiale del vento promossa dall'Ewea, l'associazione europea dell'energia eolica e dal Gwec, il Global Wind Energy Council in tutta Europa. "Con il Wind day si vuole ribadire l'importanza dell'utilizzo delle fonti rinnovabili come una delle chiavi per contribuire a risolvere la crisi economica e climatica", ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente.
Dallo studio di Mannheimer risulta che queste idee sono largamente diffuse. Il 60 per cento degli italiani è convinto che l'eolico sia importante non solo a livello locale per gli effetti sull'occupazione ma per il suo ruolo strategico perché, a differenza di altri settori energetici, permette di puntare su una fonte che non dipende dall'estero e che, per 3 italiani su 4, non è soggetta a crisi economiche e politiche.
Gli italiani sono dunque pronti alla sfida dell'eolico: l'83per cento vorrebbe un maggior uso delle fonti di energia eolica da parte del suo fornitore. Gli italiani chiedono più informazione in questo settore (82 per cento) ma risultano promossi per quel che riguarda la conoscenza del meccanismo di incentivazione pubblica che va a premiare l'energia elettrica effettivamente prodotta e distribuita attraverso gli impianti esistenti e non la costruzione di nuovi aerogeneratori.
Proprio il sistema dei certificati verdi è però uno dei punti caldi della polemica - spiega il presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - il taglio deciso dal governo ha suscitato un coro di proteste che vanno da Confindustria a Federutility. Secondo l'Anev (Associazione nazionale energia del vento) le ripercussioni di questo voltafaccia, in mancanza di una correzione dell'ultima ora, sarebbero pesanti: il default finanziario di 4,5 miliardi di investimenti per impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili già in esercizio (più 2,8 miliardi previsti nei prossimi due anni); la perdita di 25.000 posti di lavoro attuali e la mancata crescita nei prossimi due anni di ulteriori 20.000; gravi danni energetici, ambientali.
In questo modo - conclude Carlo Garofolini - il progresso dell'industria italiana delle rinnovabili si fermerebbe mentre gli altri paesi vanno avanti.
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