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Silvio Giovine, Pesidente regionale Giovane Italia Veneto  -  Mercoledì in Consiglio Regionale è passata una legge che riconosce antifascismo e resistenza come valori di riferimento in ambito storico e culturale. Nella nostra Costituzione non si parla né di resistenza né di antifascismo per un semplice motivo: non sono e non possono considerarsi valori. Sono troppi gli eccidi, i delitti, le violenze e le persecuzioni che resistenza e antifascismo ci hanno lasciato in eredità.

Sono troppe le sofferenze che patirono coloro che decisero di stare dalla "parte sbagliata"; sofferenze a cui la storiografia ufficiale non ha mai dato dignità né ospitalità , a cui la retorica resistenziale impedisce qualsiasi forma di ufficialità. In una guerra civile, però, non ci sono parti giuste o sbagliate e non è accettabile che nel 2010 si continui ad ostracizzare la memoria ed il ricordo di chi si arruolò nella Repubblica Sociale.
La Seconda Guerra Mondiale, e in particolare i fatti relativi al periodo che va dal 43 al 45, dovrebbero essere consegnati definitivamente alla storia per tentare di giungere ad una effettiva pacificazione nazionale in modo tale che ogni 25 Aprile si possano ricordare, senza distinzioni, tutte le vittime della guerra civile; siano essi Caduti per la Libertà, siano essi soldati morti per difendere l'Onore d'Italia. Ma senza verità e senza giustizia non si otterrà mai la pace.
In pochi minuti il Consiglio Regionale del Veneto ha vanificato anni di battaglie culturali e politiche proprio ora che i libri più letti in Italia sono quelli di Giampaolo Pansa. Spiace davvero tanto che non siano stati tutti gli esponenti del PDL a votare contro questa legge, ma solo tre: Donazzan, Giorgetti, Coppola. Tre assessori che hanno dimostrato un vero valore: la coerenza.