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Giovanni Pavesi dalla Ulss 17 promosso dg alle Ulss 6 e 5: un biscotto di Galan a Zaia? Dubbi e nebbie tra arresti, inchieste e amicizie sospette

Di Matteo Moschini Mercoledi 20 Gennaio 2016 alle 16:48 | 0 commenti

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Chi è Giovanni Pavesi, il nuovo direttore generale dell’Ulss 6 di Vicenza? Abbiamo cercato di capirlo (e raccontarlo) in molti modi, partendo dalla sua intervista telefonica concessaci il 30 dicembre all’atto dell’ufficializzazione della nomina fino alla sua conferenza stampa di “insediamento” dello scorso 2 gennaio per poi rivederlo alla sua audizione di ieri, 19 gennaio, presso la Quinta Commissione Consiliare Permanente Servizi alla Popolazione e, quindi, dare spazio alle immediatamente successive prime indiscrezioni sulle sue nomine dei dirigenti delle Ulss a lui affidate. Stiamo provando a decifrare il nuovo dg “doppio” e stiamo cercando di vederci chiaro, ma a ogni passo la nebbia si infittisce un po’.

A proposito di nebbia, era il 2 gennaio quando Giovanni Pavesi si presentava ufficialmente alla stampa, nel primo e unico giorno di pioggia e neve di un inverno altrimenti arido, una pioggia salvifica, che abbassa una nebbia ammorbante e dà un po’ di respiro a una città stretta nella morsa delle polveri sottili che appestano l’aria immobile.

Giovanni Pavesi, al centro, con Elena Donazzan e Manuela Lanzarin a destra“Un buon auspicio, forse un segno del destino”, secondo Pavesi; “Non destino, ma Provvidenza”, gli fa eco incantata l’assessore forzista, prima berlatiana poi galaniana ma sempre fedele a Zaia, Elena Donazzan che con la collega leghista doc Manuela Lanzarin era una delle due sue “ancelle” politiche alla presentazione, ben diversa da quelle, contemporanee ma dal basso profilo politico, a Bassano e Thiene del suo collega per le Ulss 3 e 4, il "tecnico" Giorgio Alberti.

L’arrivo di Pavesi è certo voluto e caldeggiato da un’autorità superiore, che più che quello della Provvidenza porta il nome di Luca Zaia. Il Presidente della Regione Veneto ha nominato i direttori generali delle Ulss di sua competenza al fotofinish, appena prima che il decreto Madia gli imponesse di far passare le sue decisioni al vaglio di un concorso pubblico, che avrebbe limitato in maniera drastica la sua possibilità (fino a poche settimane fa del tutto legale e legittima), di affidare ai propri uomini le poltrone della dirigenza sanitaria regionale.

Ma allora chi è Giovanni Pavesi per guadagnarsi la guida dalla Ulss centrale di Vicenza e della dependance dell’ovest vicentino? Abbiamo iniziato dal suo curriculum, che è notevole: giovane veronese, formazione imprenditoriale e manageriale, esperienza nell’azienda di famiglia di petrolieri, carriera politica (interrotta, come vedremo), direttore generale uscente della Ulss 17, dove è stato alle prese con la costruzione del nuovo ospedale di Este-Monselice.

L’abbiamo poi sentito al telefono, come dicevamo, Pavesi non sa bene cosa dire, la nomina è così fresca che non può scomporsi troppo. “Sono onorato, è una grande soddisfazione ma anche una grande responsabilità”, ringrazia Zaia che l’ha nominato in totale autonomia, l’incarico non lo spaventa, anche se non conosce la realtà di Vicenza “il lavoro lo so fare”, dice.

Nemmeno la mole di lavoro lo spaventa, pare, “ho 54 anni, ho ancora voglia di lavorare”. E sul doppio incarico di direttore generale/commissario cos’ha da dirci? Che non si parli di tagli o riduzione dei servizi, ma solo di riorganizzazione e di razionalizzazione per le risorse.

Pavesi lo vediamo poi, finalmente, di persona, alla conferenza ufficiale, quella della pioggia della Provvidenza del 2 gennaio. Pavesi non è in grado di dire ancora qual è la sua squadra, non conosce il campo né il terreno di gioco, ma parla di Champions League. “Siamo ai massimi livelli, vogliamo competere in ambito internazionale”, e le lodi si sprecano, da parte sua, di Elena Donazzan e Manuela Lanzarin, che tracciano il quadro di una sanità vicentina tra le più efficienti del mondo, e di un popolo veneto che orgoglioso le sosterrà.

Pavesi ripete a più riprese che non fa politica (anche se, come e con quali esiti lo vedremo a breve, nei primi anni 90 era già stato assessore Dc ai servizi sociali del comune di Verona, ndr), non è il suo campo, ma l’atmosfera è permeata di non detti che di politico hanno molto. La riconoscenza a Zaia è dovuta, ricordiamo che l’incarico ha “salvato” Pavesi dal dover fare i conti con un concorso pubblico, e non si risparmia un momento di complimentarsi con l’architettura generale dell’operazione di ridimensionamento delle Ulss.

Che la pioggia del 2 gennaio fosse provvidenziale o frutto di una semplice casualità, di certo non ha diradato la nebbia, almeno non quella su Pavesi e sulle sue roboanti dichiarazioni anche sull’assenza di sue “attenzioni” politiche contraddetta dalla scenografia complessiva.

Gli articoli di giornale degli archivi storici che parlano di lui non sono così entusiastici come i toni delle sue prime dichiarazioni. A scrivere molto di lui è il giornalista Renzo Mazzaro, che contattiamo telefonicamente. Un professionista del settore come lui saprà certo dare qualche dritta in più al giornalista alle prime armi che sono io. Le telefonate con Mazzaro sono brevissime ma piene di informazioni, lui le accetta con la massima disponibilità, salvo poi “attaccarci” il telefono in faccia con brutale cortesia quando ha urgenze maggiori. Dobbiamo fare una chiacchierata a rate, perché gli impegni del giornalista senior non gli permettono di stare al telefono più di pochi minuti per volta. Lo immaginiamo impegnato in un inchiesta, come un segugio col naso incollato alla puzza di qualche malaffare politico, coi fari antinebbia accessi nella Pianura Padana in cui cerchiamo anche noi di fare un po’ di luce.

Chi è Giovanni Pavesi? “Giovanni Pavesi è il figlio di quel Pavesi incarcerato tra il 1992 e il 1993, incarcerato pure lui (Pavesi figlio) da assessore Dc di Verona con la stessa accusa del padre, corruzione.” Di seguito una serie di fatti e avvenimenti, che sono cronaca documentata, e se noi un’opinione ce la siamo fatta, vorremmo che il lettore si facesse la sua in attesa che il neo dg riceva il nostro direttore che per due volte gli ha già sollecitato un’intervista per affrontare con lui direttamente i temi che gli stiamo sottoponendo con l’entusiasmo del neofita ma con la richiesta di darci una mano a  sentire anche la campana dl diretto interessato.

Il primo fatto, comunque, è quello del ‘92 con cui esordisce “il racconto” di Mazzaro, a cui segue, come ci dice sempre lui, una stroncatura “politica” alle elezioni del 2005. Poco male, Pavesi viene “recuperato” nel 2007, dall’allora presidente della Regione Giancarlo Galan, di cui Pavesi è amico e socio in affari. Galan nomina Pavesi direttore generale della Ulss 17 Bassa Padovana di Este e Monselice, dove dovrà fare i conti con la costruzione di una nuova e imponente struttura ospedaliera. Siamo a cavallo tra il 2007 e il 2008, Giovanni Pavesi prende il posto di Ugo Zurlo, ma stando alle parole di Mazzaro non è un cambio al vertice sereno e senza conseguenze. In particolare Zurlo sarebbe stato “fatto saltare”, senza tanti complimenti, perché troppo vecchio, alla veneranda e venerabile età di… 64 anni.

Ma Zurlo ha realizzato il progetto dell’ospedale con i tecnici interni della Ulss 17, senza bisogno di consulenti privati, risparmiando almeno 700mila euro. All’inizio del 2007 il progetto definitivo viene presentato agli estensi, l’anno dopo, conti alla mano, la spesa per erigere l’ospedale è preventivata a 161milioni di euro: 72 arrivano a fondo perduto dallo Stato, 14,5 dalla Regione Veneto, il resto va trovato.

Con un mutuo, vorrebbe Zurlo, ma dalla giunta regionale arriva il rifiuto: bisogna valutare una concessione a privati. Insomma, da opera pubblica pensata e realizzata in seno alla Ulss e alla regione Veneto quella dell’ospedale diventa un’opera pubblica che deve vivere con (per?) i privati. Ma i lavoro di Zurlo c’era ed è tale che per la prima volta in Veneto si dovrà ricorrere non al project financing, ma alla “concessione di costruzione e gestione”. Insomma, il progetto di Zurlo è già quello definitivo, ma la realizzazione spetta ai privati, che ci mettono i lavori in cambio dei diritti di gestione (e di guadagno) di tutto il comparto non sanitario (pulizie, pasti, energia, parcheggi, ecc.) per 26 anni, con un rendimento sull’investimento che viaggia intorno al 20% (un’azienda sana del settore, ci spiega Mazzaro, è tale quando può contare su rendimenti del 2%).

È in questa prospettiva che, come dicevamo, Zurlo viene “fatto saltare” per lasciare il posto proprio a Giovanni Pavesi. Che per prima cosa assume dei tecnici esterni, e successivamente avvia la sottospecie di project financing che consegna i guadagno e la gestione dell’ospedale in mano ai privati, Mazzaro si sbilancia, “proprio come voleva Galan” (tra questi privati dopo una rapida ricerca, da approfondire, ci sono la Sacaim di Venezia, uscita però di scena nell’ottobre 2012 per il commissariamento dell’azienda, la Carron cav. Angelo di Treviso, la ben nota Gemmo di Vicenza e la Siram di Milano). La progettazione è invece del raggruppamento con a capo la Net Engineering di Padova)

Quello che ne viene fuori è un ospedale enorme, una struttura mastodontica che “pare un aeroporto”, ci dice Mazzaro, “con un ingresso dalla volta inutilmente alta, che beneficio sanitario ha una hall gigantesca?”. Insomma, un colosso che tra l’altro fa anche e letteralmente acqua: poco prima dell’inaugurazione, come si può leggere sul Mattino di Padova del 5 novembre 2014, la pioggia filtra dal soffitto della struttura di questa spropositata hall. Una pioggia che questa volta è tutt’altro che voluta dalla Provvidenza che sembrava accompagnare Pavesi.

Ma sull’amicizia tra Pavesi e Galan la cronaca non è conclusa. Siamo tra il giugno e il luglio 2014, quando viene emesso il mandato d’arresto per Giancarlo Galan, reso però “inattuabile” da un suo “provvidenziale” ricovero in ospedale. La cronaca, tra cui quella firmata Mazzaro, ci racconta di un Galan che usciva da un dibattito pubblico fatto di polemiche sulla costruzione dei nuovi ospedali e che sosteneva con il vigore della domanda retorica del “ma se voi state male andate nell’ospedale meglio attrezzato o in quello più vicino?”. La risposta, impicita, dell’ex presidente della Regione puntava sulla prima alternativa. I nuovi enormi mega ospedali da lui voluti avrebbero surclassato i piccoli ospedali cittadini in via di dismissione, ma nel momento del bisogno Galan non sembra fedele al proprio diktat retorico. Viene ricoverato nell’ospedale di Este, piccolo e non particolarmente attrezzato, che chiuderà entro l’anno per lasciare spazio all’ospedale della Bassa Padovana. Uno dei vantaggi dell’ospedale di Este è però il fatto che si trova sotto la giurisdizione di... indovinato. Giovanni Pavesi.

Sull’onestà dei referti medici e sullo stato di salute di Galan il direttore generale è categorico, e difende a spada tratta l’operato dei propri medici, contro le insinuazioni di chi ha visto nel ricovero dell’ex Presidente una scappatoia per evitare il carcere.

Ma il rapporto che lega a doppio filo Galan e Pavesi non si limita alle nomine e ai “favori” reciproci, ma è anche una questione d’affari. I due, scrive Mazzaro, si sono incrociati come soci nella Ihfl, società al centro di una rete di intrecci societari che secondo un’inchiesta della procura di Venezia, mira a controllare la realizzazione del nuovo ospedale di Padova. Coinvolgendo, tra le altre, le aziende che hanno in commissione il nuovo ospedale della Bassa Padovana. In breve, Pavesi, che operava in una società impegnata nel sanitario prima di firmare il contratto con la Regione, sarebbe in conflitto di interessi e di mancata esclusività (il condizionale è d’obbligo e in attesa di chiarimenti, anche da parte di Pavesi). Lui sostiene la legittimità del proprio operato, l’Ihfl sarebbe una società “mai attivata, in liquidazione, che avrebbe dovuto operare all’estero” (le dichiarazioni risalgono a un’intervista fatta da Mazzaro e pubblicata su la Tribuna di Treviso il 17 luglio 2014).

Fatto sta che Zaia all’epoca avvio un procedimento presso la Procura della Repubblica. Il cui esito non è ben noto, ma se allora il rapporto di fiducia tra la Regione e Pavesi sembrava incrinato oggi la questione sembrerebbe essersi risolta.

Non si spiegherebbe altrimenti la “promozione” di Pavesi a direttore delle Ulss vicentine. Ma si spiegherebbe, questa sì, la riconoscenza che Pavesi ha espresso fino allo stremo nei confronti proprio di Zaia, che l’ha nominato richiedendogli un grande impegno, di certo, ma anche garantendogli stipendio, prestigio e...

Vedremo cosa.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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