Gentili, l'incubo è finito: torno più forte, per salvare il Vicenza, Dal Canto come Sannino
Mercoledi 20 Febbraio 2013 alle 20:21 | 0 commenti
Nel pomeriggio esercitazioni tattiche e partitella in famiglia: in gol Semioli, assente MartinelliÂ
L'incubo è finito. Per lui e per il Vicenza. Tre mesi infiniti: prima sotto i ferri, poi a vivere tra palestra e riabilitazione. Il tendine ricostruito, il Vicenza caduto a pezzi. Giorni duri, durissimi per Matteo Gentili, colosso difensivo, martoriato dalla sfiga nel corso della sua carriera.
Non ancora ventiquattrenne, il centrale viareggino ne ha già viste e soprattutto subite di tutti i colori: malleolo fratturato a diciotto anni, ginocchio sinistro saltato a Varese, perone destro fuori causa a La Spezia e contro il Novara, in quel triste 17 novembre (giorno quasi premonitore), fu il tendine a fare crac. "Ero in un periodo molto positivo. Avevo segnato contro il Novara e pure nella gara precedente e soprattutto stavo trovando la continuità che mi è sempre mancata. Non è mai facile riprendere dopo un infortunio pesante: qualcosa a livello fisico lo perdi, però sul piano mentale ne guadagni, impari a conoscerti sempre meglio". Pensa positivo Gentili e prende il buono perfino da un trauma fisico, l'ennesimo, che ha sconvolto la sua carriera: "Tutti mi dicono di andare a Lourdes ed io sorrido - spiega l'ex Spezia - Nel calcio gli infortuni ci stanno, a me probabilmente è andata un po' male, ma ciò che conta è rialzarsi sempre. Non mi piace piangermi addosso. Tornerò più forte di prima". Come il Vicenza, che è risorto dalle ceneri quando nessuno più se l'aspettava: blitz al Bentegodi, saccheggio da tre punti al Rigamonti e salvezza di nuovo alla portata. Pochi segreti, spiegazioni semplici, quasi banali: "A volte sembra solo retorica. Ma questa squadra ha iniziato a fare grandi cose perché è diventata compattissima. Ognuno si sacrifica per l'altro e come dice Bellazzini non esiste più il concetto dell'io, ma quello del noi". Dal Canto è l'artefice di un piccolo capolavoro: "Mi ricorda un po' Sannino, che mi ha allenato al Varese. Concetti semplici, chiari, concentrazione feroce, aggressività . In campo ci andavamo sempre come leoni e sapevamo in ogni istante di gara cosa fare". La difesa, che prima reggeva lui, s'è trasformata da muro di carta a muro di gomma: un tempo si perforava, ora rimbalza gli attacchi avversari. "Sicuramente Bremec e Milanovic hanno portato qualità al reparto, così come l'hanno fatto Tiribocchi e Bojinov in attacco, Bellazzini, Cinelli e Ciaramitaro a centrocampo. Ma io sono di un'opinione particolare: nel calcio, solo pochi determinano le partite e non giocano di certo in serie B. In questa categoria la differenza la fanno il sacrificio e l'organizzazione". A meno che non ti chiami Sassuolo ed hai un potenziale superiore alla media della cadetteria. La capolista sabato farà visita al Menti e Gentili è pronto ad accoglierla: "Io sono disponibile. Pure per un minuto se il mister lo riterrà oppurtuno. Ciò che importa è che non si arrivi a pensare di aver risolto tutto tra Verona e Brescia. Il Sassuolo dobbiamo affrontarlo curando ogni particolare e cercando di non commettere un solo errore. È da tanto che non vinciamo in casa ed è arrivata l'ora di farlo, pure perché è al Menti che dobbiamo costruire la nostra salvezza". Nel pomeriggio, il tecnico Dal Canto ha lavorato tanto sulla tattica, simulando il 4-3-3 del Sassuolo per poi richiedere alla squadra dei movimenti corali per anestetizzarlo. Sul finire di seduta mezz'oretta di partitella in famiglia a campo ridotto. Da una parte Pinsoglio tra i pali, Brighenti, Camisa, Gouano e Di Matteo in difesa Padalino, Cinelli, Castiglia, Semioli a centrocampo Malonga, Bojinov. Dall'altra Bremec in porta, Corticchia, Gentili, Milanovic, Pisano (alternatosi con Laczco) sulla linea dei difensori; Bellazzini (e per un po' Mustacchio), Rigoni, Ciaramitaro e Bessa sulla linea mediana; Tiribocchi e Giacomelli in prima linea. Gara terminata 1 a 0 con gol di Semioli. Assente solo Martinelli per una lieve forma influenzale.
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