Generali alza la cedola anche per Amenduni e ora capitalizza 28 miliardi
Venerdi 13 Marzo 2015 alle 09:47 | 0 commenti
 
				
		
Un bilancio che, ha assicurato il manager, avrà «profitti in crescita» e, di conseguenza, cedole «in aumento».
Parlando  di dividendo, si parte dagli 0,60 euro (0,45 l’anno scorso) che  verranno pagati ai soci quest’anno, pari a un pay out del 55,9%, per un  esborso complessivo di circa 930 milioni. Somma alimentata con la cassa  netta rimasta nel portafoglio della holding. Una cassa che, in  prospettiva, migliorerà di anno in anno tanto che, stando alle attese  del ceo, «nel 2015 sarà di 1,5 miliardi» grazie al contributo  dell’Italia, principale fonte di “redditoâ€, e ai flussi che arriveranno  dalla Germania e Francia. I tre paesi chiave in cui opera il Leone nel  2014 hanno garantito, assieme alle altre 57 regioni in cui il gruppo è  presente, 88,2 miliardi di ricavi complice un balzo dei premi lordi del  7,7% a 70,4 miliardi. Il giro d’affari ha prodotto un risultato  operativo complessivo di 4,5 miliardi, in crescita del 10,8%, spinto  dalle performance operative del Vita (+15,2%) e del Danni (+13,1%) che  ha segnato un combined ratio del 93,8% (in Italia dell’89,2%).  L’obiettivo di redditività principale, il Roe, ha raggiunto il 13,2%, a  fronte di un target del 13% al 2015 e rispetto all’11,7% toccato a fine  2013. 
L’unica nota che non ha convinto Piazza Affari è  stata la performance dell’utile netto, pari a 1,67 miliardi, in calo  rispetto agli 1,91 miliardi del 2013 e inferiore alle attese del mercato  (1,9 miliardi). D’altra parte, hanno inciso 400 milioni di oneri  one-off derivanti dagli accantonamenti per Bsi che dovrà versare come  decine di banche elvetiche una cospicua multa alla Giustizia Usa per  vicende fiscali (si stima tra i 140 e i 200 milioni) e la svalutazione  della russa Ingosstrakh. Aggiustamento, quest’ultimo, rispetto al quale  il cfo, Alberto Minali, si è espresso così: «Oggi Ingosstrakh ha un  valore di libro di 230 milioni e riteniamo sia quello definitivo». Senza  questi “effetti†straordinari, i profitti si sarebbero attestati a 2,1  miliardi, in linea, come scritto ieri da Merrill Lynch con le stime  degli analisti.
Sul fronte della solidità patrimoniale,  l’indice di Solvency I ha superato il target al 2015 (160%) raggiungendo  il 164%. Tuttavia, l’economic capital, una sorta di simulazione di  quella che potrebbe poi essere Solvency II (le cui regole di  implementazione in realtà sono ancora tutte da scrivere) è sceso al  157%. Si tratta di circa 33 punti percentuali in meno rispetto al 2013  come conseguenza della costante discesa dei tassi di interesse. Il  mercato, tuttavia, particolarmente attento all’evoluzione del capitale  del Leone, ieri ha fatto scattare le prime prese di profitto: le azioni  hanno chiuso in ribasso del 4,4% a 18,23 euro. Va detto che proprio nei  giorni scorsi il gruppo assicurativo a segnato i massimi degli ultimi  cinque anni, salendo oltre la soglia dei 19 euro e, rispetto al giugno  2012, ossia subito prima dell’arrivo di Greco alla guida della società  quando il titolo era a 8,21 euro, il progresso è stato del 132%,  superiore a quello delle concorrenti. Qualche presa di beneficio,  dunque, era prevedibile. Tanto più che, a valle delle dichiarazioni di  Greco, può essere venuto a mancare anche un possibile appeal  speculativo. Il manager ha chiarito che la compagnia «non sta guardando  ad alcuna acquisizione». Allo stesso tempo il ceo è convinto che Trieste  «non possa essere preda»: «Abbiamo una capitalizzazione di 28 miliardi e  70 miliardi di premi». Certo, il gruppo terrà sempre gli occhi aperti e  valuterà anche ogni opportunità di crescita per linee esterne ma, per  una società che è già presente in 60 paesi, è difficile individuare «una  nuova area che possa rivelarsi strategica». 
Anche sul  fronte cessioni, dopo aver valorizzato 4 miliardi di asset in due anni,  non sembrano profilarsi ulteriori novità: al più tardi entro inizio  estate verrà ceduta Bsi e quanto a Telco, resta ferma la volontà di  voler cedere le azioni Telecom. 
di Laura Galvagni e Alberto Grassani, da Il Sole 24 Ore
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