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Futuro Popolare di Vicenza, Dolcetta parla al CorSera: "risorse fresche e un nocciolo duro per aumento di capitale"

Di Rassegna Stampa Lunedi 14 Dicembre 2015 alle 10:49 | 0 commenti

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Delle sei banche in cerca di un futuro, la Popolare di Vicenza è la più grande. Stefano Dolcetta la guida da tre settimane e domani ha previsto un consiglio di amministrazione che varerà il nuovo statuto. La Popolare di Vicenza con lei apre un nuovo ciclo. Quali pensa saranno gli elementi distintivi del suo mandato? «Abbiamo davanti sei mesi di lavoro che si annunciano molto impegnativi per tutta la banca. Anzitutto, la trasformazione da cooperativa a Spa, che ci viene imposta per legge.

Poi un aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, che per me sono sempre 3 mila miliardi di lire, una cifra enorme. Infine, la quotazione in Borsa, l’Ipo, che non è un obbligo ma una necessità al fine di garantire l’aumento di capitale: se il titolo fosse illiquido i grandi investitori istituzionali farebbero fatica ad impegnarsi. Tutti questi passi afferiscono alla sfera di diretta competenze dell’amministratore delegato, Francesco Iorio. Il mio compito, in questo contesto, sarà invece centrato nel recupero della fiducia nei confronti di questa banca. Sono in molti che hanno subito danni dall’andamento del titolo. Vorrei dire loro che la Popolare di Vicenza ha un futuro, una storia ancora tutta da scrivere, nonostante l’anno prossimo l’istituto compia 150 anni di vita».
Insediandosi, lei ha parlato di mercato e di trasparenza. Un salto culturale di grande ampiezza rispetto al recente passato...
«Sono un uomo d’azienda, abituato a confrontarmi quotidianamente con il mercato. Una banca come la Popolare di Vicenza deve avere una governance adeguata alle dimensioni che ha raggiunto. Quindici anni fa probabilmente la struttura di governo societario andava bene, oggi non più. Non c’è stata un ammodernamento delle strutture di governance parallelo alla crescita dimensionale dell’istituto. Si è così arrivati a uno scarso controllo degli azionisti sulle attività della banca. Oggi la governance deve essere chiara ed efficace. Una cooperativa con 120 mila soci è difficile da gestire».
Presentandosi ha parlato di un mandato a termine, di una presidenza di transizione. Perché?
«Mi sembra giusto. Ho un mandato, che è quello di far ritrovare fiducia nella banca e di trasformarla in spa, realizzando un aumento di capitale importante e portandola in Borsa. Al termine di questo percorso ci saranno nuovi soci, un’azienda bancaria quotata e il mio mandato sarà concluso. Non voglio escludere una partecipazione ad una fase successiva, ma in questo momento non è previsto e soprattutto dipenderà dai futuri soci».
Le Popolari sono nell’occhio del ciclone. La figura del presidente rappresenta la sintesi degli interessi dei soci, che anche nel vostro caso sono davanti a pesanti perdite in conto capitale. Cosa si sente di dire loro?
«Capisco bene quanti han visto con incredulità il crollo del valore dei titoli della banca: sono tra loro. La mia azienda ha acquisito nel corso degli anni quote della Popolare di Vicenza e ora abbiamo una minusvalenza a bilancio. Posso immaginare il disagio, gravissimo e non confrontabile, di quanti hanno perso parte dei loro risparmi. Stiamo studiando qualcosa per andare incontro alle situazioni più gravi. Se ne sta occupando l’amministratore delegato Iorio e il consiglio della banca. A breve potrò essere più chiaro».
Quali le tappe che porteranno la Popolare di Vicenza alla quotazione in Borsa.
«Domani, martedì 15, il consiglio di amministrazione discuterà il nuovo statuto della banca. Ammoderniamo la struttura. È previsto un tetto al possesso azionario fissato al 5 per cento per i primi due anni, la riduzione da 16 a 13 dei consiglieri di amministrazione, un premio di maggioranza alla lista vincente, che disporrà di 10 consiglieri e un limite, al 2,5 per cento, quale soglia di presentazione per una lista».
Sulla quotazione, nessun ripensamento?
«Non possiamo permettercelo. È vero che Unicredit garantisce la sottoscrizione dell’inoptato dell’aumento di capitale, ma credo che la quotazione sia necessaria per facilitare l’impegno dei soci, vecchi e nuovi, e sostenere l’andamento del titolo».
L’assemblea?
«L’assemblea straordinaria per la trasformazione in Spa si terrà il 19 marzo 2016, secondo quanto ad oggi previsto».
Riemerge ciclicamente l’ipotesi di un polo veneto del credito, con voi, Veneto Banca e il Banco Popolare. Lo ritiene un progetto credibile?
«Il nostro impegno oggi è tutto indirizzato alla trasformazione sociale, all’aumento di capitale e alla quotazione. Sono tre passi fondamentali per dare forza alla banca e patrimonializzarla. Dopo di che, ritengo che ogni operazione possa essere fatta solo se crea valore per gli azionisti. Non penso che la logica che sottende a una operazione di questo genere possa ridursi a una vicinanza geografica: ci uniamo perché siamo tutti della stessa regione. È un’idea che, dal punto di vista del business , non ha un grande valore. Se - ammesso che una operazione di questo genere sia necessaria - l’unione con Veneto Banca e con il Banco crea valore per i nostri azionisti è una strada da percorrere, altrimenti no. Per ora preferisco procedere un passo alla volta. Ritengo non sia importante essere grandi, è importante essere forti, preferisco una banca piccola e forte che una grande e debole. Concentriamoci sulla patrimonializzazione, per crescere c’è tempo».
Nella sua visione ideale, chi vede nel capitale della Vicenza il giorno dopo la quotazione in Borsa?
«Quel giorno sarò felicissimo. Sarà una grande vittoria per tutta la banca. Se poi noi riuscissimo ad avere una quota di soci ‘privati’ superiore al 30 per cento, quindi circa 500 milioni di euro sottoscritti con l’aumento di capitale, lo considererei un grandissimo risultato».
Lei è presidente da venti giorni. Cosa la preoccupa di più?
«Ho sentito molte lamentele e le comprendo tutte. Però ho anche avuto molti messaggi di sostegno e incoraggiamento. Dò molto valore a questi, perché sono il termometro della fiducia che la gente ripone nella Popolare di Vicenza. C’è chiara la volontà che la banca continui a svolgere il proprio ruolo». 

di Stefano Righi dal Corriere della Sera


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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