Fusione Acque Vicentine e AVS, Valentina Dovigo e Carlo Cunegato: "inspiegabili ed inaccettabili alcuni articoli dello statuto"
Lunedi 9 Ottobre 2017 alle 21:46 | 0 commenti
Riceviamo da Valentina Dovigo, consigliere comunale a Vicenza di Lista Civica e Sinistra Italiana e Carlo Cunegato, consigliere comunale a Schio di Tessiamo Schio la seguente nota che pubblichiamo: "La fusione fra le due società Acque Vicentine ed Alto Vicentino Servizi, che molti Consigli Comunali della nostra provincia si apprestano a ratificare, è un'idea ampiamente condivisibile, perché porta fra l'altro alla creazione di un soggetto gestore, pubblico, molto più forte di quello attuale all'interno dell'ATO Bacchiglione."
"E' lo statuto della nuova società - proseguono i consiglieri - che ci lascia perplessi, perché rappresenta un arretramento culturale e politico sia rispetto all'attuale statuto di Acque Vicentine, sia rispetto a quanto espresso negli statuti comunali di Vicenza e Schio, ma anche rispetto alla volontà degli elettori manifestatasi chiaramente con i referendum del 2011. Era possibile dar vita ad uno statuto che difendesse di più l'acqua pubblica, e quanto fatto a Napoli e Torino è lì a dimostrare che non si tratta di fantascienza."
"Perché - si domandano Dovigo e Cunegato - si è creata una società che oltre al servizio idrico (art. 3) apre alla gestione di rifiuti ed energia? Non si sa che questa è un'operazione pericolosa, perché anche recenti norme nazionali hanno obbligato le società multiutlity ad andare a gara o cedere le proprie quote a società private? Non era preferibile salvaguardare il più possibile la natura pubblica dell'acqua e del servizio idrico creando una monoutility? Il comune di Vicenza si trova ora a partecipare a due società , AIM e Nuove Acque Spa, per la gestione di rifiuti ed energia, di cui una uscita dall'in house nel 2013 e l'altra in house, che senso ha? "
"Se è positivo, inoltre, che si sia creata - continua la nota - una società a totale capitale pubblico le cui quote non possono essere cedute a soggetti che non siano Enti Pubblici, (art. 1 -10), purtroppo tali regole sono facilmente modificabili con un'assemblea straordinaria; perché non blindare o rendere molto più difficile la modifica di tali aspetti, a garanzia della natura pubblica del servizio erogato? Anche perché si è passati da una società senza scopo di lucro ad una società che può distribuire utili (art. 34)."
"Da ultimo - sottolineano i consiglieri - non è stato previsto alcun organismo di partecipazione pubblica, ad esempio un comitato consultivo degli utenti. Lo si doveva fare, visto che la partecipazione e la trasparenza sono valori ampiamente condivisi e dichiarati, (a questo punto solo dichiarati) dalla maggior parte dei comuni della nostra provincia."
"Ma anche tutto il processo di creazione di questa nuova società , pubblica, avrebbe dovuto essere partecipato fin dall'inizio. Noi consiglieri comunali, ed i cittadini di conseguenza, abbiamo avuto lo Statuto solo dopo che è stato depositato in Tribunale, a regole praticamente immodificabili. Ci dovevano essere prima momenti di condivisione e confronto, perché le scelte, quando si tratta di acqua e servizio idrico, hanno un'enorme ricaduta sul territorio sia dal punto di vista ambientale che sociale. Non per niente l'acqua è un bene comune."
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