Free climbing: una passione sportiva in difesa della natura
Sabato 7 Maggio 2011 alle 14:58 | 0 commenti
Free climbers, alias arrampicatori liberi: una scelta sportiva ma anche uno stile di vita. La bella stagione invita ad attività all'aria aperta e sulle pareti rocciose è facile scorgere omini in lontananza agganciati a corde, imbragature e moschettoni. Il messaggio che passa all' "uomo che guarda" non è solo di prestanza fisica e di contatto con la natura, ma anche di rispetto per l'ambiente e salvaguardia della fauna e flora locali (qui la Photo gallery con Heryberto Biondi e Marco Tonato).
Lo sa bene un gruppo di appassionati che da anni si dedica all'attività di free climbing nelle falesie del vicentino. La falesia è una costa rocciosa con pareti a picco, alte e continue. La zona Berica offre notevoli opportuntà di arrampicata libera. Il free climbing è una disciplina complessa caratterizzata sia da un aspetto fisico e motorio che da un'importante componente psicologica. Il termine arrampicata sportiva indica l'insieme delle discipline sportive, derivanti dall'alpinismo, nate a partire dagli anni Settanta. Se l'alpinismo classico ha come scopo quello di ascendere avventurosamente una montagna, per vie tracciate o nuove, l'arrampicata sportiva ha come scopo il puro divertimento, la competizione sportiva o autentica passione.
Al di là dell'attività sportiva, i free climbers diventano dei protettori del verde pubblico. Sì, perchè i turisti di passaggio o coloro che scelgono i sentieri berici per fare delle passeggiate domenicali, si limitano notevolmente nello sperperare rifiuti a destra e a manca dal momento che ci sono gli arrampicatori a "vigilare". Non solo. Durante le arrampicate è facile scorgere, in qualce covolo, nidi con le uova di falchi. "Basta segnalare che in quella zona ci sono delle uova ed esporre un cartello di avviso, così invitiamo turisti e sportivi a non contaminare e a non disturbare il naturale corso della natura". A parlare è Heryberto Biondi, 38 anni, residente a Torri di Quartesolo, che di professione fa l'agente di viaggi: "Essendo le falesie frequentate da noi sportivi, il bracconaggio tanto in voga fino a qualche decennio fa, è pressocchè cessato, e uccelli e uccellini sono salvi dalle reti dei cacciatori di passaggio".
Ma come si diventa free climbers? "Ci sono i corsi Cai e quelli organizzati dalle guide alpine", continua Biondi, "non è necessario avere delle autorizzazioni per potersi arrampicare, per chiodare le pareti rocciose sì. Basta chiedere il permesso ai proprietari dei terreni o alle amministrazioni locali".
Marco Tonato, 43 anni, residente a Lumignano, si dedica a questa attività da quindici anni. Nella vita arreda giardini e nel tempo libero le pareti rocciose sono diventate la sua seconda casa. "Noi non ci definiamo dei professionisti, ma autentici appassionati. Quando ci arrampichiamo tutto cessa di esistere. Si ha una visione completamente diversa della vita, si è in piena sintonia con la natura e siamo orgogliosi di rispettare questi luoghi che devono rimanere puliti, puri e incontaminati".
"Il free climbing", aggiunge Heryberto Biondi, "prende il corpo e la mente. E' un'attività che coinvolge tutti i sensi: il tatto per toccare e sentire la natura, la vista per la visione di panorami che a volte mozzano il fiato, l'udito per sentire i suoni, fuori dal traffico e dal caos metropolitano. Quando si è a contatto con le pareti rocciose, ci si misura con se stessi, con i propri limiti, si compie un viaggio introspettivo per scoprire quelle che sono le emozioni individuali più grandi e più nascoste. La natura ci aiuta a compiere questo viaggio, basta saperla ascoltare".
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