Fortuna e tenacia, il Vicenza risorge a Verona: quando un derby può cambiare il destino
Sabato 9 Febbraio 2013 alle 18:42 | 0 commenti
Tu chiamale, se vuoi, emozioni: sofferenza, orgoglio, reazione, gioia infinita. Quando un derby può cambiare la vita. Succede al Vicenza, che batte l'Hellas a domicilio ed in un colpo solo trova tutto quello che aveva vanamente inseguito nelle 23 partite precedenti: l'umiltà unita al coraggio, la determinazione mista a fortuna. Arrivano i tre punti: mancavano dal 17 novembre e tra l'altro sono i primi in trasferta. Maturano con la porta immacolata: non succedeva dal 24 di novembre.
Crolla l'impero del Bentegodi, che non conosceva sconfitte dall'ottobre del 2011. E, complice il nuovo tonfo del Bari, la zona playout non è più un miraggio: tre appena i punti che separano dalla formazione pugliese. Tu chiamale, se vuoi emozioni. Che s'incastrano col fato: segna Semioli, per quattro mesi oggetto misterioso, s'esalta la difesa che fino a sette giorni fa imbarcava ovunque, s'inceppa il capocannoniere Cacia sulla sponda veronese e quando la resistenza estrema di Bremec viene meno ci pensa il palo a salvare il Vicenza. Doveva andar così, doveva finire in gloria. Ma il destino il Vicenza è stato pure bravo ad attirarlo a sé. Perché poteva crollare sul piano emotivo in un primo tempo da brividi ed invece ha resistito e reagito, s'è modificato ed ha avuto la forza di azzannare dopo aver arrancato tantissimo portando gli esterni Bellazzini e Semioli quasi sulla linea dei difensori ed i mediani Cinelli e Ciaramitaro attaccati all'asse centrale di difesa. Bravo pure Dal Canto nell'impostazione iniziale e soprattutto nelle scelte effettuate in corso d'opera: impopolari, ma fondamentali per arrivare al successo. Il tecnico biancorosso parte con Malonga e Bojinov in attacco e piazza Cinelli e Ciaramitaro in mezzo. Vorrebbe soffrire il meno possibile puntando sulla fisicità dei due mediani, ma il Verona ha meccanismi di gioco collaudati e parte come un razzo. Per quasi mezz'ora il Vicenza non esce dal guscio, si schiaccia e non riesce mai ad uscire in ripartenza. Concede campo - per volontà stando alle dichiarazioni del dopogara di Dal Canto - nel tentativo di non dare mai verticalizzazione, Ma più gioca ad imbuto, più la manovra gialloblù s'allarga e diventa armonica. La catena di sinistra dell'Hellas è un delirio: Agostini, Martinho e Sgrigna, forza, affondi e qualità . Martinelli ci sbatte costantemente il capo, un po' come Di Matteo a sinistra nel confronto con Rivas. La produzione Hellas non è enorme, ma di gran spessore. Al 13' un super sinistro di Agostini sfiora il palo alla sinistra di Bremec. Un minuto dopo occasione colossale: Martinho inventa un tocco col contagiri per Sgrigna, palla di prima intenzione per Cacia che, a due metri dalla porta e con tutto lo specchio libero, s'incarta clamorosamente sul pallone. Peggio che sbagliare un rigore. Il Vicenza sospira di sollievo, ma non si scuote ed al 20' deve distendersi Bremec per salvare sul sinistro a giro di Sgrigna. Bojinov per toccare qualche pallone deve arretrare quasi in difesa e Malonga quando scappa perde sempre il duello con Moras. L'infortunio di Agostini un po' penalizza il Verona perché entra Nielsen e Martihno passa a fare il terzino. Ma se il Vicenza rifiata è soprattutto per merito di Dal Canto, che ordina un baricentro più alto nella ripresa e ricaccia via l'Hellas. I rischi si riducono all'osso e quando Jorginho (17') indovina il tiro dai 25 metri (deviazione di Bremec e palla sul palo) Dal Canto, che già aveva sostituito Bojinov con Tiribocchi, decide di mandar dentro Castiglia per Malonga passando di fatti ad un 4-5-1. Sembra una segnale di resa, in realtà è una mossa intelligente per piazzare un marcatore fisso sul regista brasiliano ed avere altri due mediani pronti a ripartire. Arriva pure il gol su sviluppi di corner: Martinelli colpisce il palo, sulla ribattuta Semioli con rabbia scarica all'incrocio. Il resto è amministrazione saggia e maliziosa del vantaggio. Non sempre si vince con tanti attaccanti. Non sempre si vince con tante occasioni. Al Vicenza ne è bastata una per vincere il derby e cambiarsi la vita.
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