Fondi per la formazione della Regione Veneto: "il sistema" Elena Donazzan - Santo Romano messo sotto accusa da Sergio Berlato
Martedi 16 Febbraio 2016 alle 20:09 | 0 commenti
Fondi per la formazione della Regione Veneto - parte II
"Fondi per la formazione della Regione Veneto: scaramucce personali tra Donazzan e Berlato o l'ennesimo scandalo veneto?": così titolavamo domenica, 14 febbraio, la nostra nuova e più approfondita disamina della decennale, intricata questione dei fondi regionali per la formazione, che in passato avevamo già provato a mettere a fuoco nel silenzio degli altri media e, ovviamente, della principale "accusata" politica, e non solo, l'assessore alla formazione Elena Donazzan. Sulle sue eventuali responsabilità è d'obbligo interrogarsi sulle "scaramucce" ormai consolidate con Sergio Berlato, il suo accusatore, nate da quando la sua "figlioccia" politica voltò le spalle a chi puntò l'indice contro il sistema Sartori - Galan.
Lo decideranno i vertici della Giunta Regionale e le competenti autorità se le acccuse di Berlato a Donazzan e al "sistema dei fondi per la formazione", in cui un ruolo di primo piano lo avrebbe il dirigente Santo Romano (nella foto con l'assessore Donazzan), avranno lo stesso dirompente seguito avuto da quelle fatte all'ex doge Galan e all'ancora indomita sua mente Sartori.
Nel frattempo del dossier di oltre 500 pagine, "un atto di accusa ampiamente strutturato verso il sistema di gestione e di controllo dei fondi destinati alle scuole di formazione" depositato lo scorso ottobre dal consigliere di maggioranza Sergio Berlato al presidente della Regione Luca Zaia, al presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti e al presidente della Quarta Commissione Consiliare Giampiero Possamai, non se ne è saputo più nulla mediaticamente e, soprattutto, a Palazzo Balbi dopo le prime assicurazioni da parte dei suoi vertici politici che sarebbe stato consegnato da loro stessi alle autorità competenti.
Partendo, quindi dalle premesse di domenica e permanendo il silenzio di Elena Donazzan di fronte alle domande che le abbiamo fatto direttamente e che abbiamo pubblicato sempre domenica, nella II parte della disamina delle accuse contenute nel dossier Berlato il nostro Pietro Rossi illustra ora proprio il "sistema".
Il direttore
Il "sistema" sotto accusa
Di Pietro Rossi
Nella prima parte del dossier Berlato nel "vademecum di gestione dei finanziamenti pubblici" viene formulata la tesi secondo la quale il sistema di gestione dei finanziamenti attraverso l'Autorità di Gestione (Dipartimento Istruzione Formazione e Lavoro) che ha a capo il dirigente Santo Romano, sarebbe completamente controllato dallo stesso.
Il meccanismo, secondo il dossier, si baserebbe sulla struttura del Sistema di Gestione e Controllo (SiGeCo) delle risorse destinate alla formazione. Il SiGeCo 2014-2020 della Regione Veneto recepisce il regolamento UE n° 1303/2013 articolo 122 e il regolamento di esecuzione UE n° 1011/2014 allegato 3, e stabilisce i rapporti organizzativi tra gli organismi partecipanti al sistema di gestione e di controllo dei bandi per l'ottenimento dei Fondi europei e regionali e le amministrazioni centrali di competenza. Queste ultime sono quattro: l'autorità di gestione, l'autorità di Audit, l'autorità di certificazione e l'autorità ambientale.
L'autorità di gestione, diretta da Santo Romano, è l'ufficio che ha la responsabilità della buona esecuzione delle azioni previste dal Programma Operativo e del raggiungimento dei risultati attraverso la messa in opera di tutte le misure necessarie e idonee ad assicurare il corretto utilizzo delle risorse finanziarie e il rispetto della normativa comunitaria e nazionale applicabile.
L'Autorità di Audit, invece, è l'organismo che pianifica, gestisce e coordina le attività di controllo lungo tutto il periodo di programmazione, al fine di garantire l'efficacia dei sistemi di gestione/controllo e la correttezza delle operazioni, in modo funzionalmente indipendente sia dall'Autorità di Gestione che dall'Autorità di Certificazione.
L'autorità di certificazione ha viceversa la responsabilità di redigere e presentare alla Commissione Europea le dichiarazioni periodiche di spesa e la dichiarazione dei conti annuali corredata dalla dichiarazione e dal riepilogo annuale dell'Autorità di Gestione e dal parere e dal rapporto di controllo dell'Autorità di Audit. La funzione è di competenza del direttore pro-tempore della struttura, Mauro Trapani, dirigente regionale area bilancio Affari Generali.
Infine, l'autorità regionale ambientale, ha il compito di promuovere l'integrazione della componente ambientale in tutti i settori i azione dei fondi, affinché sia assicurata la coerenza delle strategie e degli interventi proposti dai documenti di Programmazione in base ai principi dello sviluppo sostenibile.
In questa struttura, il rapporto avrebbe individuato tre "falle" sostanziali sulle funzioni del SiGeCo. In primo luogo sembrerebbe che il sistema di gestione e controllo preveda, nel suo documento ufficiale, le autorità di gestione, certificazione della spesa, ambientale e dell'autorità di Audit, ma senza indicare compiti, scopi e funzioni dell'autorità di quest'ultima, omettendo le sue procedure e funzioni.
Non sarebbe inoltre correttamente applicato il principio di separazione poiché l'autorità di Audit avvierebbe in autonomia le verifiche di 2° livello (con la partecipazione di una società esterna) che vengono formalmente concluse dagli uffici affari giuridici delle sezioni del dipartimento Formazione.
In sostanza, l'autorità di gestione avrebbe una presunta influenza sull'autorità di Audit. Da qui la tesi che "il controllore si fa coordinare dal controllato". Infine, il SiGeCo, sempre secondo il dossier, non approfondirebbe le piste di controllo e le procedure da attivare.
A proposito di quest'ultimo punto, uno schema (immagine di sotto e riportata qui per maggiore leggibilità ) mostra come i controlli della spesa di fondi pubblici nazionali, regionali ed europei siano sistematicamente delegati a società di revisione esterne private, coordinate dagli uffici regionali che istituzionalmente ne hanno la responsabilità e dovrebbero averne la gestione diretta.
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La società di revisione delegata ai controlli dei rendiconti è un fornitore della Regione Veneto e come tale svolge il controllo in base alle normative regionali. Il sospetto, evidenziato nei documenti, è che il coordinamento dell'Ufficio Rendicontazione Regionale applichi le normative a seconda di una interpretazione soggettiva: in alcuni casi bonariamente, con l'aiuto di un consulente accreditato; in altri casi rigorosamente.
E se questa ipotesi vuole far presumere che ci sia quindi un criterio di selezione in entrata per gli enti di formazione che partecipano ai bandi europei,scendendo più nel dettaglio un'altra tesi svela il presunto meccanismo per il ventilato "gonfiamento" dei costi. È l'esempio citato dei "costi standard" e dei "costi reali", un criterio di riconoscimento delle spese sostenute dagli enti di formazione che, secondo le accuse, si basa su una documentazione riferita al passato, con pezze giustificative prive di un reale controllo. In sostanza, i costi reali dell'ente "selezionato" possono essere inferiori a quelli standard, cosicché da creare un rendiconto quantomeno sfalsato.
A seguire parte III
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