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Fiumi di parole

Di Marco Milioni Sabato 5 Novembre 2011 alle 22:19 | 0 commenti

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Ad un anno esatto dall'alluvione di Ognissanti i comuni veneti fanno i conti con una realtà difficile che non ha avuto da politici e amministratori le risposte che la popolazione si attendeva. E in un contesto del genere Legambiente lancia l'ennesimo grido d'allarme

È passato un anno esatto dall'alluvione di Ognissanti che ha flagellato il Veneto ed il Vicentino in particolare. Le comunità locali a partire dal capoluogo berico debbono affrontare diversi problemi. Anzitutto le risorse per la ricostruzione non sono arrivate nei termini attesi dalla popolazione. I sindaci si lamentano. La regione lamenta i tagli dal governo. Al contempo non sono state né identificati né avviati i grandi lavori che dovrebbero contenere il problema.

Lavori che se non saranno affiancati da opere di sistemazione e bonifica costante del territorio si riveleranno insufficienti o peggio inutili. E in un contesto del genere la questione di fondo rimane poi la più preoccupante perché si tratta di una variabile non modificabile a prezzo di sforzi sovrumani: la eccessiva urbanizzazione della regione.

È questo lo sguardo, ormai sconsolato, che sul Veneto hanno tutti gli specialisti: tra accademici, studiosi, addetti delle amministrazioni pubbliche, il lamento, ormai funebre, è sempre lo stesso. E pure quello degli ambientalisti è pressoché identico.

Le cifre fanno male. Lo ricorda Legambiente Veneto da oltre un mese impegnata in un road-tour fra i comuni della regione quando incontra cittadini, amministratori e politici locali che ormai sembrano affrontare la situazione con poche speranze. Legambiente nel suo rapporto "Ecosistema rischio 2011 (Vicenzapiu.com di venerdì 28 ottobre) parla di un Vicentino che conta solo, si fa per dire, il 18% dei comuni a rischio idrogeologico. Una situazione solo apparentemente meno problematica perché come spiegano il coordinatore regionale di Legambiente Michele Bertucco e l'assessore provinciale all'ambiente Paolo Pellizzari (Pdl) il sistema idrico berico «è tra i più complessi dell'intero Paese».

Legambiente nella sua relazione illustra anche gli indici di urbanizzazione complessiva della provincia: un dato tratto dalle statistiche della Regione che si attesta al 14,5%. Un dato che però riletto alla luce dei parametri forniti dal Centro idrico di Novoledo e tarato al netto di una cospicua zona montuosa che interessa il nord del territorio berico, si attesta nei fatti ad un 50% della superficie pianeggiante. Una circostanza raccontata quasi profeticamente il primo di novembre 2008, due anni prima del disastro, da Luca Matteazzi su VicenzaPiù in un servizio a pagina 4 intitolato «La provincia di cemento».

Questione centrale. Non per nulla Legambiente da anni cerca di sensibilizzare i cittadini sul versante della coscienza civica con una serie di iniziative ad hoc. Nel 2011 è stato il turno di una campagna nazionale denominata Operazione fiumi. «Il 64% fra i comuni presi a campione presenta edificazioni di un certo impatto in zone a rischio come quelle golenali, ovvero quelle di espansione naturale del fiume in caso di esondazione». Così ha parlato Francesca Ottaviani, responsabile nazionale della campagna, quando a metà mese ha incontrato in comune a Vicenza per un briefing l'assessore municipale all'ecologia Antonio Dalla Pozza del Pd e il suo omologo provinciale Pellizzari. Sulla stessa linea si è espresso Bertucco che parla male degli enti locali veneti per quanto concerne lo stato del suolo e bene per quanto concerne invece l'organizzazione e la rapidità della protezione civile. Una nota positiva che fa masticare amaro Pellizzari il quale non vorrebbe che tale nota positiva fosse «un modo come un altro per lavarsi la coscienza dopo mezzo secolo caratterizzato non da uno sviluppo oggettivamente fuori controllo bensì da un modello di sviluppo fuori controllo».

Lo scenario e il monito. Pellizzari infatti non nasconde che lo snodo di uno sviluppo del genere è stato «la carenza di regole adeguate o peggio il mancato rispetto delle stesse». E non è un caso che poco meno di un anno fa, qualche giorno dopo l'alluvione, il professor Gigi D'Alpaos dell'università di Padova, uno dei luminari italiani in materia di idrodinamica fluviale, era stato ascoltato dalla commissione ecologia della Regione Veneto. In quella sede aveva detto: «I problemi sono noti a partire dall'insufficiente portata idraulica di tutti i grandi fiumi veneti, dalla precarietà della rete idrica minore dei canali e degli scoli e dall'urbanizzazione massiccia e incontrollata del territorio... L'alluvione di due settimane fa non è stata paragonabile per piovosità e intensità di precipitazioni con quella più grave del 1966, né sono stati determinanti lo scioglimento delle nevi e il concomitante vento di scirocco. È solo il frutto inevitabile di quarant'anni di politiche sbagliate e di una sistematica incomunicabilità tra università e istituzioni territoriali». Per ammissione proprio di molti amministratori si tratta di un macigno posto sul capo della politica veneta che pesa molto. Ma ai rilievi posti dal professore fino ad ora non sono state date risposte organiche. «Da anni - commenta Bertucco - si sentono tante parole, la realtà però è ben diversa. Purtroppo».
Da VicenzaPiù n. 222 e BassanoPiù n. 3


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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