Quotidiano | VicenzaPiùComunica |

Finanza di Progetto per le opere, Filt CGIL: lettera aperta al Consiglio Regionale

Di Citizen Writers Mercoledi 22 Luglio 2015 alle 18:06 | 0 commenti

ArticleImage

Ilario Simonaggio, Segretario generale Filt CGIL Veneto, diffonde una lettera aperta al Consiglio Regionale del Veneto

Egregi Consiglieri, La Segreteria FILT CGIL del Veneto, ha preso in esame la proposta del Presidente della Giunta Regionale, di modifica delle leggi regionali N° 27/2003 e N°15/2002 relativamente alla finanza di progetto.

Ora vorremmo che la discussione in Consiglio Regionale fosse l’occasione , forse irripetibile, di cambiare per davvero il modello di sviluppo della nostra Regione, sempre più povero di contenuti e ricco di strade e capannoni desolatamente vuoti.

Vogliamo prendere seriamente la proposta del Presidente perché contiene alcune linee guida che ci trovano assolutamente d’accordo.

Ci continuiamo a chiedere che senso ha promettere continuamente opere inutili, dannose per l’ambiente e il territorio in luogo di selezionare quello che realmente serve all’interesse generale e non solo a costruttori e progettisti e ai loro sodali politici.

Siamo convinti che la “rivisitazione” sia un atto necessario, oltre alle ragioni invocate dal Presidente ( sostenibilità finanziaria, vicende giudiziarie) anche più semplicemente perché buona parte di quelle proposte infrastrutturali non ha alcuna evidenza degna di considerazione costi – benefici economici e sociali.

Siamo pure convinti che si deve cambiare pagina autorizzando la creazione di un fondo emergenziale regionale che permetta di chiudere la vergognosa stagione dei proponenti privati di opere utili all’intreccio affari e politica.

Questo non significa l’abbandono dello strumento della finanza di progetto ma sicuramente la necessità di cambiarlo in profondità evitando lo scasso dei conti pubblici, come che il fattore R (Rischio per insostenibilità economica e sociale), sia assunto solamente o per larghissima parte dalla finanza pubblica.

Troppo facile fare l’imprenditore con lauti guadagni tendenziali al 9% all’anno (vedi bilanci delle società autostradali della Confederazione) con i soldi degli altri (banche) e il rischio d’impresa scaricato completamente sulla finanza pubblica.

Siamo infine convinti che cercare di chiudere con utili compromessi, senza grandi contenziosi, una lunga e opaca stagione politica sul fronte delle infrastrutture realmente necessarie al benessere generale sia un’opera indispensabile per liberare azioni positive nel Veneto del terzo millennio.

 

Il nodo del cambiamento non può certo eludere responsabilità politiche e istituzionali che hanno segnato il decennio appena passato. Vogliamo, per tante valide ragioni, anche di tempi, di opportunità delle priorità regionali, dei costi economici e sociali, che l’opera di moralizzazione sia affidato alla politica e non tanto alla straordinaria supplenza esercitata della magistratura.

Per queste ragioni è bene che l’opera di revisione critica della stagione politica trascorsa sia chiara e trasparente e assuma connotati fondamentali di cambiamento epocale.

Vi chiediamo di usare questa occasione per fare davvero una riforma di sistema che contenga garanzie democratiche e di cambio rigoroso del modo di agire.

 

Rifare il piano regionale delle infrastrutture e dei trasporti. Il piano regionale è del 1990, con una semplice riverniciatura fatta nel 2005. Nel frattempo sono cambiati persino i parametri fondamentali sullo sviluppo quantitativo regionale. Buona norma è rifare il piano puntando a realizzare in tempi certi e definiti tante piccole o grandi buone opere che mettano al centro un diverso modello trasportistico e una più adeguata attenzione a evitare sprechi territoriali, rispettosi dell’ambiente e di creare le condizioni per buona e stabile occupazione.

 

Ridurre all’essenziale il bisogno di nuove infrastrutture. Selezionare a monte i bisogni reali e su questi agire in modo tempestivo. Non ha alcun senso logico e pratico avere un crogiolo di opere infrastrutturali regionali (aggiornamento 2015 della Regione Veneto) per un impegno di spesa superiore ai 37 miliardi di euro. Una montagna senza selezione e priorità così disposta serve unicamente ad accontentare le spinte localistiche, facendo unicamente promesse mirabolanti senza mai concludere le opere. Non è certo casuale che le due grandi opere regionali SFMR e sistema idroviario padano venete siano l’emblema delle incompiute dopo 30 anni dal voto di Giunta e Consiglio Regionale e le dimensioni della spesa già consumata.

 

Fare cose normali e dare risposte ai cittadini. Nel novero delle tante buone opere ci sta senz’altro il bisogno delle manutenzioni stradali. Ci sono tante strade che con costi contenuti possono evitare la devastazione attuale, o programmata nel 1990 con altri tassi di previsione di crescita quantitativa. Per fare un esempio semplice di attualità del contenimento dei costi ricordiamo che la Statale Valsugana ha urgente bisogno “solo” di qualche decina di milioni di euro per bypassare il semaforo di Carpanè di S. Nazario e per mettere in sicurezza l’arteria attraverso tra l’altro una puntuale manutenzione del sedime attuale. Tolto di mezzo, speriamo per sempre, il buco gigantesco del monte Grappa per fare passare un’autostrada sino al confine trentino, si deve comunque garantire una risposta adeguata e celere alla popolazione che abita in un’autentica camera a gas. Lo si faccia senza ricatti e pressioni perché è una scelta per la salute umana e ambientale indifferibile. Vi chiediamo che le risorse del piano triennale dei Lavori Pubblici sia prioritariamente orientato in questa direzione anziché la costruzione di nuove opere stradali.

 

Evitare il default societario delle arterie già costruite. Le opere costruite in questi anni sono: il Passante di Mestre, in esercizio dal 2009;la Valdastico sud in autofinanziamento della concessionaria Brescia Padova Spa, la conclusione lavori attesa per il mese p.v. con ben tre anni di ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale. Il piano economico finanziario della principale opera costruita a nordest dovrà necessariamente essere rivisto ad ogni occasione di messa in esercizio di nuove arterie che inevitabilmente sottrarranno traffico alla dorsale centrale regionale. Cav Spa da oltre un anno attende dai soci la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione. Le banche attendono garanzie per l’emissione del finanziamento (prestito anticipato dal socio ANAS Spa) necessario a scadenzare nei tempi della concessione ( 2032) il credito ANAS prossimo al miliardo di euro. Se nel 2018 la SPV Spa sottrae una quota a due cifre di traffico alla CAV Spa, come è realistico pensare, la sofferenza economica tocca persino l’arteria a pagamento di maggiore rilevanza regionale. Tutte le altre arterie con i relativi soci, con numeri minori, sono quindi avvisate. Selezionare con molta attenzione in base ai flussi reali è necessario per evitare il default delle società. Volendo studiare il caso Bre.Be.Mi. che al riguardo può già insegnare molte cose. Per amor di patria evitiamo di usare gli attuali numeri della Valdastico sud, rinviando un esame più appropriato ad opera completa in esercizio.

 

Spazio al ferro. Il futuro è già segnato ed è legato alla qualità del vivere nelle aree metropolitane. La rapidità, la frequenza, la capillarità dei collegamenti sono un fattore determinante di successo nei sistemi urbani sia per le merci sia per i passeggeri. Siamo in forte ritardo sui sistemi innovativi di trasporto di massa, convinti che il futuro sia ancora ascrivibile alla mobilità su gomma e su mezzo privato. Bisogna ripensare il modello di vivibilità delle città venete e offrire una reale alternativa all’auto. Si facciano scelte che favoriscano soluzioni capaci di far aumentare competitività e attrattività del nostro Veneto. Quando la velocità commerciale della nostra mobilità peggiora ogni anno, insieme alla qualità dell’aria cosa aspettiamo ancora a riformare il sistema?

 

Trasparenza e ancora trasparenza. Il giudizio positivo sulla revisione critica della finanza di progetto non può essere tale se non poggia, con grande serenità e responsabilità, in una casa di vetro. Serve che i dati reali siano tutti disponibili a partire dall’ammontare e dalla qualità degli impegni sottoscritti con i proponenti di opere inserite pacificamente o a forza nella programmazione regionale. Siamo convinti che solo quest’azione indispensabile fa agio alla successiva esigenza di evitare consumismo e gigantismo tanto caro a una parte dell’imprenditoria cementiera.

 

Rivedere il Piano Regionale PTRC. La saldatura della revisione della finanza di progetto, eliminando le opere inutili e dannose per l’economia e la società passa dalla necessità di riconoscere la qualità ed effetti della crisi iniziata nel 2008. I sistemi competitivi regionali si basano sempre più sulla capacità di produrre contenuti innovativi di eccellenze nel mondo e mercato globale. Servono risorse per creare buona e stabile occupazione che poggi su innovazione e ricerca, formazione e celerità di cogliere le opportunità e cambiamenti. Sostegno alle imprese innovative in luogo di una prosecuzione miope della politica dei contenitori (centri commerciali e direzionali in ogni comune) con un perverso incremento di strade, interporti, strutture infrastrutturali al servizio della dispersione localistica territoriale. Concentrare sapere ed eccellenze è una condizione dimensionale irrinunciabile nel mondo globale.

 

Revisione biennale della finanza di progetto. Siamo preoccupati e contrari se questa proposta punta a rilanciare in fretta, a favore dei proponenti opere in finanza di progetto, in molti casi infrastrutture assurde o ridondanti rispetto al reale fabbisogno regionale. Riteniamo che la politica regionale debba chiudere questa stagione decidendo e selezionando cosa è utile e necessario fare. Tutto il resto, questo resto poi è molta cosa ed è bene che sia reso chiaro ed esplicito, si proceda con arbitrati necessari a voltare pagina, quella sì da girare in fretta. Se si fa questa operazione i due anni costituiscono un tempo utile e necessario a misurare quanto vale la promessa di fare buone opere complete e certe nel rispetto delle previsioni dei costi finali.

 

Chiudere la stagione dell’emergenza e delle leggi obiettivo. La stagione passata è stata quella dei contratti generali di affidamento lavori, dei commissari straordinari, delle emergenze vere e fasulle, della legge obiettivo per bypassare gli enti locali e le comunità, dei patti sociali e parasociali della finanza di progetto che di certo non era unicamente orientata all’interesse generale pubblico. Ci sono molte relazioni della Corte dei Conti di questi anni che mettono in rilievo la crescita della spesa pubblica, comportamenti omissivi o interessati a danno della socialità. Siamo convinti che in molti casi molti passaggi, tempi lunghi, opacità delle clausole e delle stazioni d’appalto nascondono la realtà e gettano le basi per la lievitazione della spesa a danno della stazione appaltante pubblica. Pochi passaggi, filiera corta, mutui pubblici anziché finanza di progetto ove possibile, sono condizioni minime per lavori rapidi e dai costi oggettivi.

 

Analisi costi benefici. Lotti funzionali. Garanzie finanziarie per l’intero costo dell’opera. Le opere programmate devono sottostare a rigidi criteri, adottati dai migliori standard europei e internazionali, di analisi costi e benefici condotti da studi e professionisti terzi rispetto al proponente o alla stazione appaltante. Questa è l’unica strada possibile per evitare il detto di chiedere all’oste la qualità del vino. In questo modo si eviterebbero la progettazione e realizzazioni di infrastrutture (aeroporti, porti, interporti, strade) italiani e veneti che hanno gradi di utilizzo di gran lunga inferiori al 30% della loro capacità. In parallelo si abbia il coraggio di avviare opere solo quando c’è la copertura finanziaria per intero eliminando la vergogna nazionale dei lotti costruttivi anziché funzionali. E’ moralmente ed eticamente vergognoso impegnare risorse per decenni, per opere che non vedono mai la luce o nella migliore delle ipotesi nascono vecchie quando finalmente entrano in funzione. I casi veneti succitati sono l’esempio di questa condizione della politica regionale e dei fallimenti che hanno attraversato varie stagioni. Si inserisca nella revisione dell’attuale normativa regionale alcune clausole che ci evitino la situazione Bre.Be.Mi. in salsa veneta, con la richiesta pressante di “aiuti” pubblici per evitare fallimenti societari e delle istituzioni interessate. Si obblighi il proponente prima della stipula della convenzione a dimostrare la sicura e piena affidabilità della “disponibilità” delle risorse finanziarie necessarie per l’opera.

 

Separazione netta poteri di indirizzo, controllo, gestione. Rivedere la normativa è indispensabile dopo i casi come Expo e MO.S.E. La politica è chiamata ad un compito normale di fare tesoro delle esperienze capitate in questi anni per riformare il sistema, evitando situazioni illegali. Siamo convinti che bisogna operare una distinzione netta tra poteri di indirizzo, controllo, gestione. Per troppo tempo in Regione si sono concentrati i poteri, tutti i poteri, senza adeguata distinzione, in poche mani. Bisogna poi evitare la sovraesposizione dell’alta dirigenza alla tentazione con un’infinita ridda di controlli costosi, inutili o di facciata, per i collaudi. Pochi collaudi approfonditi e fatti da soggetti terzi rispetto alle stazioni appaltanti. Fare funzionare infine per davvero e bene gli attuali strumenti di controllo (osservatorio regionale, commissione regionale degli appalti).Definire meccanismi di garanzia democratica a favore del Consiglio sull’attività di Giunta.

Leggi tutti gli articoli su: cgil, FILT, Luca Zaia, Project financing

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network