Una Repubblica fondata sul lavoro, forse
Martedi 2 Giugno 2015 alle 21:23 | 0 commenti
Oggi, 2 Giugno, è la “festa della Repubblicaâ€, quella Repubblica che, secondo la Costituzione nata dalla Resistenza, ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese†(art. 3).Â
Quella Costituzione che oggi viene deturpata da governi e politicanti che non hanno più nulla a che fare né con le intenzioni né con il progetto di società che essa stessa fissava.Â
E, allora, è bene celebrare la nostra povera Repubblica non tanto con parate che vogliono dimostrare la potenza militare e la capacità non tanto di difesa, ma di offesa delle forze armate, ma ricordando che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Un lavoro garantito, sicuro e giustamente retribuito.Â
Sabato scorso, a Bassano del Grappa, l'Assemblea Antifascista Bassanese ha organizzato un'iniziativa sui temi della sicurezza nei posti di lavoro. Alla presenza dell'autore e di Michele Michelino del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorioâ€Â di Sesto San Giovanni è stato presentato il libro “La fabbrica del panico†di Stefano Valenti (vincitore del premio Campiello Opera prima). Un libro duro e bellissimo che racconta della vita degli operai della Breda di Sesto San Giovanni, di chi è stato assassinato dall'amianto, delle umiliazioni subite, dei silenzi, delle loro lotte, di quelle del Comitato. Una narrazione che parte da una storia privata, molto privata come può essere quella di un padre operaio che viene divorato dalla fabbrica e che che muore “ucciso dall'amiantoâ€, e che si sviluppa in un racconto collettivo di una dolorosa lotta per ottenere giustizia. Una storia, quella della Breda, che parla di operai uccisi dall'amianto, di omertà , di processi senza colpevoli perché “il fatto non sussisteâ€. Qualcosa di molto, troppo simile, alle tante tragedie del lavoro provocate certamente da qualcuno ma che restano senza responsabili se non fosse per la determinazione di qualche ex lavoratore e di alcuni comitati che testardamente lottano contro tutto e tutti per avere giustizia. È bene ricordare la vicenda dell'Eternit, quella della discarica di Bussi, quella della Marlane-Marzotto di Praia a Mare, quella della Tricom di Tezze sul Brenta, l'ILVA di Taranto, gli operai morti alla ThyssenKrupp … tragedie del lavoro, si dirà minimizzando. Ma frutto di un lavoro che significa sfruttamento, profitto per chi sfrutta, malattia e morte per chi è sfruttato. Qualcosa che la nostra povera Repubblica dovrebbe impedire in tutte le maniere, e invece ...
Invece, mentre Renzi andava a rendere omaggio a Marchionne, qualche giorno fa, il presidente di Confindustria Squinzi, all'assemblea che si è tenuta all'EXPO, ha espressamente detto che non ha niente da chiedere al governo Renzi se non che resti determinato a portare avanti le “riformeâ€. Anche se, ha aggiunto, esiste comunque una “manina anti impresa†dietro a qualche scelta della “politicaâ€. Per Squinzi, ad esempio, il nuovo falso in bilancio e la legge sui reati ambientali sono provvedimenti assurdi. Lui, spiega, pensa che ci dovrebbero essere dei distinguo tra reato e reato, ma, in pratica, chiede che l'impunità per i reati commessi dai padroni fosse consentita per legge. E che fosse preventiva, senza neppure il “fastidio†di un processo. Non gli basta quello che succede oggi e cioè che il più delle volte qualsiasi processo finisca con la prescrizione o l'assoluzione perché dopo anni diventa difficile individuare il singolo responsabile. No, vorrebbe che il processo non venisse fatto. Semplicemente così. Gli operai muoiono per incidenti dovuti a condizioni insufficienti, perché trattano prodotti nocive in totale insicurezza? I lavoratori hanno salari che non permettono loro una vita dignitosa? Non importa. Se si vuole lavorare queste sono cose “normaliâ€. Perché a “lorpadroni†interessano solo i soldi. E la sicurezza ha un costo troppo oneroso per essere competitivi e avere un profitto sempre maggiore.
Squinzi, pur con frasi che lasciano aperte interpretazioni leggermente differenti, ha detto quello che tanti imprenditori credono sia un loro diritto: per “restare sul mercato†tutto può e deve essere loro concesso.Â
In questo 2 giugno, ricordare i morti sul lavoro e di lavoro non è qualcosa di estemporaneo. Come dovrebbe essere normale capire come la mancanza di lavoro (dovuta anche alle scelte di delocalizzare, di smembrare le aziende pubbliche strategiche con privatizzazioni selvagge, di escludere un ruolo determinante al pubblico nel controllo e nello sviluppo di piani industriali degni di questo nome riducendo l'intervento dello Stato all'erogazione di finanziamenti e servizi ai privati) sia il vero problema del nostro paese.Â
Il lavoro non deve essere un reato da scontare, ma uno strumento di riscatto sociale e di crescita democratica e culturale. Il primo diritto fondamentale di ogni cittadino senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Ridare centralità agli interessi di chi vive del proprio lavoro dovrebbe essere la vera priorità delle forze sane del nostro paese.
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