Ferruccio Sansa, Il Fatto Quotidiano: "La centrale che minaccia il ponte degli Alpini"
Mercoledi 24 Maggio 2017 alle 10:11 | 0 commenti
Basta bacini d'amor. Oggi accanto al Ponte di Bassano la Regione Veneto vuole farci una centrale idroelettrica. Quando nella splendida cittadina sulle rive del Brenta hanno letto la notizia, non credevano ai loro occhi: è arrivato il via libera per realizzare una centrale a 140 metri dal ponte disegnato da Andrea Palladio. Il simbolo di Bassano. Possibile? Sì, nonostante quel ponte di legno sia un capolavoro noto in tutto il mondo. Nonostante gli studi che parlano di rischi per l'incolumità delle persone e la stabilità dei palazzi storici. E senza tenere in conto le firme raccolte tra la gente di Bassano. Se ne parla da due anni, ma l'ultima parola spetta al Tribunale delle Acque pubbliche dove oggi saranno discussi i ricorsi presentati dal Comune e dai privati.
Sono un business le centrali idroelettriche. Più per gli incentivi, a volte, che per l'energia prodotta. Così ecco nascere il progetto di Bassano. "In pieno centro storico. Attaccati allo storico palazzo Ca' Priuli, un gioiello del '400. Per non dire che proprio qui ci sono ancora i resti di un ponte costruito dai Visconti nel 1402", racconta l'architetto Carmine Abate di Italia Nostra.
In quel ponte di legno c'è la storia di Bassano. E anche dell'Italia. Costruito nel '200 è stato distrutto da alluvioni e guerre perché il Brenta porta la vita ai campi del Veneto, ma quando si infuria non risparmia niente. E poi ci si mette l'uomo: quei pilastri di legno sono stati il punto di incontro (e scontro) tra Italia e Austria. Dal "Ponte degli Alpini" passarono i soldati di Luigi Cadorna che dovevano salvare il Paese dagli austriaci. Sotto i portici di legno si sono consumati addii: "Sul ponte di Bassano, là ci darem la mano, e un bacin d'amor", cantava la canzone. Poi la Resistenza, il ponte che salta in aria e viene infine ricostruito.
Ma adesso arriva la centrale. "Due relazioni di illustri esperti avvertono dei rischi", spiega l'avvocato Gianluigi Ceruti, da sempre in prima linea a difesa dell'ambiente. "L'innalzamento del livello dell'acqua... comporterà come diretta conseguenza l'innalzamento della falda di due metri... che saturerà una fascia di terreno... questo indebolirà la tenuta geotecnica del terreno e del pendio... oltre a diminuire la tenuta dei terreni di fondazione di Ca' Priuli", scrive nella sua relazione l'idro-geologo Gian Paolo Droli. Che afferma: "Il progetto e la Valutazione di impatto ambientale sono stati impostati trascurando la presenza nel sottosuolo della falda idrica". Droli elenca i rischi: "Cedimento di tutto o di parte del versante... cedimento delle fondazioni di Ca' Priuli e rischi per la pubblica incolumità ". Rincara la dose l'ingegnere Renato Vitaliani: "Ca' Priuli risulta avere fondazioni poco profonde... la vicinanza delle fondazioni al fondo del canale esistente fa già temere per la sicurezza statica. Qualora si preveda di scavare ulteriormente vicino all'edificio si ritiene che il rischio di produrre cedimenti alle fondazioni sia estremamente elevato, tanto da compromettere irrimediabilmente la stabilità del manufatto. Fino al collasso". Vitaliani ritiene anche che ci siano "motivi di rischio per il Ponte degli Alpini", soprattutto durante la realizzazione della centrale. Se ci fosse un'alluvione il materiale del cantiere potrebbe "colpire" il ponte "compromettendone la stabilità ".
Ha raccontato l'assessore all'Urbanistica del Comune, Linda Munari: "Il Tribunale Superiore delle Acque pubbliche di Roma ha intimato alla Regione Veneto di esprimersi con urgenza sulle due perizie". Ma la Regione guidata dal leghista Luca Zaia a sorpresa, sostiene l'assessore, "ha convocato la riunione con preavviso minimo. Così la Sovrintendenza, che l'ha saputo il giorno prima, non ha potuto partecipare". Chissà se qualcuno a Venezia ha letto il decreto con cui secoli fa il Senato della Serenissima stabilì di ricostruire il ponte "cum accuratissimo studio...". Nel 1497 per questi progetti erano richiesti accuratissimi studi.
Di Ferruccio Sansa per Il Fatto Quotidiano Â
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