Ferragosto in carcere:idee Filippi, esclusiva
Venerdi 13 Agosto 2010 alle 20:45 | 0 commenti
Ferragosto in carcere, la manifestazione organizzata trasversalmente dai radicali per sensibilizzare parlamentari e consiglieri regionali verso la conoscenza dei problemi dei detenuti e delle carceri in Italia, coinvolge da oggi a ferragosto 200 (su 1000) tra deputati e rappresentanti regionali nelle visite alle case di pena. A Vicenza, se il 15 sarà la volta di Massimo Calearo Ciman, deputato e Pd e ora dell'Api, a fare visita al S. Pio X è stato oggi Alberto FilippiÂ
senatore della Lega Nord, nonché vice presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Membro della Commissione parlamentare per le questioni regionali e Consigliere comunale di Vicenza.
Lo abbiamo intervistato per VicenzaPiù dopo quest'esperienza, intensa per le emozioni e le sensazioni provate in un giorno torrido per i liberi, pensate un po', loro errori a parte, per i carcerati in strutture a dir poco inadeguate.
VicenzaPiù. In Italia sono 70.000 i detenuti ad affollare, nonostante i mille indulti, carceri progettate per custodirne 40.000 e ad oggi sono ben 41 i suicidi che si sono registrati in luoghi destinati a punire ma anche a restituire alla vita civile persone diverse a quelle che per colpe oggettive vi sono entrati. E a Vicenza com'è la situazione, senatore?
Alberto Filippi: Per nulla differente, perché in una struttura costruita negli anni 80 e allora all'avanguardia per la corretta custodia di 100 detenuti, poi adeguata per ospitarne 140, oggi le persone che vi sono letteralmente ‘inscatolate', tra condannati in via definitiva e in attesa di processo finale, sono ben 338, più del doppio di quelli che potrebbero essere gestiti. Inutile spendere tante parole per le immaginabili condizioni di disagio loro, superiori a quello decretato dalle pene, se sono già condannati, e di chi è preposto al loro controllo, le guardie carcerarie.
VicenzaPiù. Prima di affrontare altre questioni,lei avrebbe una proposta per risolvere il problema sovraffollamento ovviamente non solo Vicenza
Alberto Filippi: Premesso che sono fortemente contrario all'indulto, ingiusto moralmente e inefficace praticamente per risolvere il problema, lo dice a storia dei tanti, troppi che se ne son succeduti, io ho una proposta ben precisa, articolata ma semplice, che mi impegnerò a portare avanti anche come Vice Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato. Prendendo ad esempio Vicenza, ma i dati in Italia, sia pure da verificare, non sono molto differenti, i detenuti italiani o provenienti dai Paesi della Ue sono circa 100, guarda caso quelli gestibili da una struttura come il S. Pio X. Tutti gli altri sono extra comunitari e neanche entro nel merito se legali o clandestini. Allora perché non lavorare, cosa che d'ora in poi farò nella mia veste istituzionale, per attivare delle vere e proprie convenzioni, inclusive del ‘costo del servizio', tra ltalia e loro Paesi di provenienza perché proprio lì possano scontare le pene inflitte dai nostri tribunali, salvo poi consentire ai ‘regolari', a pena scontata, di tornare in Italia? Oltre al sicuro risparmio di spesa, per i diversi costi di base delle nostre strutture carcerarie rispetto a quelli tipicamente minori dei paesi extracomunitari, si assicurerebbe forse anche una sorta di maggiore dignità ai carcerati, che certamente nelle nostre celle non sono tra i più ben visti dagli altri reclusi. E certamente si assicurerebbe maggiore dignità alla polizia penitenziaria, oggi sovraccaricata fisicamente e psicologicamente.
VicenzaPiù. Cioè troppi detenuti per tropo poche guardia carcerarie?
Alberto Filippi: Sempre prendendo Vicenza come riferimento, anche in base alla mia visita odierna, ad assicurare la sicurezza ci sono circa 120 operatori a fronte di un organico previsto di 191, per i 140 detenuti per cui l'Istituto di pena era stato costruito e non certo per i 348 di oggi! Questi dati si commentano a soli. Premesso che a questi 120 operatori non può che andare il mio ringraziamento (e penso quello di tutti i cittadini) per quello che fanno in condizioni proibitive, le convenzioni con gli stati extracomunitari diminuirebbero l'affollamento delle nostre carceri rendendo possibile anche alla polizia penitenziaria un servizio più umano per se stessa ma anche per assolvere quel ruolo di recupero alla società civile dei detenuti che le istituzioni carcerarie avrebbero in carico, ma che oggi possono curare ben poco prese come sono dal compito di assicurare almeno la sicurezza: a Vicenza l'organico è così limitato che nel carcere non ci sono sentinelle ...
VicenzaPiù. Per risolvere il problema degli organici basterebbero le convenzioni che lei propone e che richiederanno comunque dei tempi di attuazione che non pensiamo immediati o ci sarebbero anche misure più rapide da adottare e che sia possibile decidere in casa e in tempi brevi, vista la gravità della situazione alle soglie dell'ennesimo dichiarazione di crisi magari tanto per rilanciare un qualche indulto?
Alberto Filippi: Non serve ripetere che sono decisamente e univocamente contro l'indulto, ma la sua domanda mi permette di fare un'altra riflessione. Al capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, fanno capo ben 790 dipendenti che sono impegnati, tra timbri e carte bollate, in compiti di pura burocrazia, quando, nell'era dell'informatica e della telematica, molti dei loro compiti potrebbero essere informatizzati e molti, gran parte, di loro potrebbero essere restituiti al servizio attivo. A chi chiede come fa un computer a svolgere il lavoro di 20 dipendenti rispondo con una battuta che gira frequentemente: basta spegnere il computer ... Meno burocrati, cioè, ma più sentinelle e guardie carcerarie!
VicenzaPiù. E la burocrazia costa non solo in termini di inefficienza.
Alberto Filippi: Ma le voglio dire di più sui costi demenziali che si affrontano nelle carceri, costi che strutturalmente potremo e dovremo abbattere con le convenzioni con gli Stati extracomunitari e con la riduzione al minimo della burocrazia parassita del Dap, ma che, ordinariamente, mostrano anomalie sconcertanti. Ci sono capitoli di spesa per i campi da tennis e mancano le celle e le telecamere di sorveglianza. Vengono pagati istruttori di yoga e manca a carta igienica! A Vicenza devo (e dobbiamo) ringraziare per la fornitura di materiale essenziale, come la carta igienica e altri prodotti di igiene personale, il Vescovo Cesare Nosiglia: è dalla diocesi che arrivano 25.000 euro all'anno per queste spese essenziali! E un'altra nota di merito, l'ho toccato anche oggi con mano, va al lavoro del cappellano del carcere, Don Agostino, che dimostra ogni giorno come le risorse sia umane che economiche affidate al volontariato e alle istituzioni ecclesiastiche siano usate in maniera più razionale che non dallo Stato, che oggi nelle carceri vuol dire molto Dap e Ionta. E come uomo delle Istituzioni questa è l'ultima cosa che vorrei ammettere!
VicenzaPiù. Senatore, la sentiamo molto critica col Dap. Perché?
Alberto Filippi: Ma lo sa, spese demenziali e burocrazia a parte, che se c'è stato un can can incredibile quando si è parlato della possibilità che medici e infermieri dei Pronto soccorso ‘segnalassero' i clandestini lì ricoverati, c'è proprio una circolare di Franco Ionta che vieta alle guardie carcerarie (un organo di Polizia dello Stato!) di verificare che i visitatori dei detenuti stranieri siano o meno dei clandestini loro stessi?!
VicenzaPiù. Si è soffermato sulle condizioni difficili in cui opera il personale penitenziario. Cos'altro fare per migliorarle?
Alberto Filippi: Curarsi della loro dignità , innanzitutto. Perché spendere, ad esempio, soldi, sia pure pochi, per pagare i detenuti per i lavori che fanno nel carcere quando poter fare questi lavori già dovrebbe essere un premio al loro comportamento? E perché non destinare questi fondi alla formazione del personale di custodia, che spesso opera in base al buon senso e non all'addestramento a seguire protocolli di sicurezza e, anche, di recupero sociale dei carcerati stessi?
VicenzaPiù. Insomma, per chiudere, come diceva un comico ormai scomparso, ‘Gliè tutto da rifare!" nelle nostre carceri?
Alberto Filippi: Molte cose sì, ma sono cose fattibili: niente indulto, convenzioni con gli Stati extracomunitari per il ‘servizio' di detenzione dei loro cittadini, sburocratizzazione della struttura, razionalizzazione delle spese. L'elenco è lungo ma, con una vera volontà politica, affrontabile in tempi non mitologici. E, poi, voglio esprimere con chiarezza (e, perché no', con coraggio) un altro mio convincimento. Se è giusto tenere in carcere, in attesa di giudizio, accusati di reati quali omicidi e tentati omicidi, stupri, azioni mafiose e così via, mi sembra che sia giunta l'ora di non usare più il carcere come la Santa Inquisizione di medioevale memoria. Per ottenere, cioè, con la detenzione prolungata, sempre più simile a una moderna tortura, confessioni e testimonianze di cittadini accusati di reati, sicuramente da condannare, ma di diversa gravità morale rispetto a quelli di cui prima ho parlato, cioè reati come la corruzione, la concussione, l'evasione fiscale. Sempre che non ci siano reali condizioni di fuga o sottrazioni di prove, ovviamente. In uno Stato di diritto che si definisce moderno, non dovrebbe servire la tortura per ottenere prove e riscontri possibili con mezzi umani e leciti. Altrimenti lo Stato dovrebbe ammettere la sua sconfita totale se per affermare la legalità si abitua a usare metodi che si fa fatica a definire legali.
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