Federico Ghizzoni, ad Unicredit: "aumento di capitale BPVi un successo". Ma ora la Borsa quota a valori dimezzati...
Giovedi 18 Febbraio 2016 alle 21:23 | 0 commenti
“L’aumento di capitale di Banca Popolare di Vicenza sarà un successoâ€. Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, si è esposto in prima persona con endorsement alla banca guidata da Francesco Iorio, che proprio con l'istituto milanese ha firmato un accordo di garanzia per l'operazione da un miliardo e mezzo. Rispondendo a una domanda sulla situazione dell’istituto a margine dell’Ubs Conference ha dichiarato che "il mercato sarà positivo e che l’aumento di capitale andrà a buon fine" e ha sottolineato come la Popolare vicentina abbia "fatto tanto per risolvere i problemi di qualità dell’attivo e di bilancio", oltre ad operare "in un’area molto ricca che può solo far beneâ€. "I prezzi sono molto attraenti", ha aggiunto.
Bel colpo, verrebbe da dire. Eppure a Ghizzoni non saranno sfuggite le relazioni degli advisor della Vicenza (sono visibili sul sito della banca) in cui si scrive apertis verbis che i valori di recesso (e quindi in linea teorica comunque un’indicazione di partenza per l’aumento) sono stati calcolati tenendo conto di multipli di Borsa degli ultimi sei mesi. Con questa media le società comparabili alla Bpvi, cioè le banche, sono valutate a Piazza Affari 0,6 del patrimonio. Peccato che oggi, in questo momento di mercato, i multipli siano dimezzati. La Borsa cioè sta prezzando gli istituti di credito mediamente lo 0,3. Che significa? Semplice che si è preso un parametro per calcolare il prezzo di recesso che è il doppio di quello che sta facendo il mercato. Nessuno sa come saranno valutate le azioni delle banche quando la Bpvi arriverà in Borsa, ma immaginare che riescano da qui alla quotazione riescano a fare il 100% pare quantomeno improbabile.
Quindi occorre avvertire i soci già iper-delusi dalla Bpvi che, per quanto basso appaia il prezzo di recesso rispetto al precedente valore dell'azione (le perdite oscillano tra l’80 e il 90%), oggi è ancora più alto di quanto la Borsa stia pagando banche con situazioni di gran lunga migliori di quelle con cui la vicentina si presenterà al mercato.
E a delusione si somma delusione. Perché, sempre nelle carte della Bpvi, nello specifico nelle Relazioni Illustrative l’istituto berico spiega il perché alla sua base sociale non sia stato dato di più per invogliarla a sottoscrivere l’aumento. Prima di tutto l’aumento è rivolto “contestualmente sia agli attuali azionisti sia ad altri potenziali investitori, tra i quali in particolare gli  investitori istituzionaliâ€. Traduzione: un azionista della Bpvi non è più privilegiato di chi non ci ha mai messo un euro. Punto numero due, Vicenza non ha dato ai suoi azionisti una corsia preferenziale, o una tranche maggioritaria, anzi il 50%, l’istituto lo dice già , sarà dedicato a fondi o altre istituzioni finanziarie (vedi Cariverona) mentre ai vecchi soci andrà il 45%, con un diritto di prelazione non negoziabile (e quindi chi non sottoscriverà non piglierà niente in quanto azionista). Insomma la banca, questo è già stato deciso, andrà agli istituzionali. Ma la parte più interessante è scritta alla fine. Perché Bpvi non ha valorizzato la sua base sociale? Semplice: perché Unicredit, che garantisce l’aumento, ha disposto che se la struttura della ricapitalizzazione non fosse stata fatta così non avrebbe dato la sua garanzia. Testualmente: “lo stesso impegno di sottoscrizione rilasciato da Unicredit S.p.A. a garanzia dell’integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale fino a euro 1,5 miliardi dà per presupposta (e quindi vale solo entro i limiti di) una struttura siffattaâ€. Quisquilie da addict di bilanci, ci liquideranno i più.
Ieri il presidente Stefano Dolcetta proprio sulla questione dell’appeal della banca ha detto che “ora che i conti 2015, il piano industriale corretto martedì scorso in Cda e lo schema dell’aumento sono definiti, può partire anche la corte agli investitori che dovranno mettere gli 1,5 miliardi per mettere in sicurezza la bancaâ€. E dei poveracci che hanno perso tutto? Risposta non pervenuta verrebbe da aggiungere. La Bpvi deve pensare a risanarsi, a salvare i posti di lavoro, a continuare a servire il territorio, e in nome di questa mission se in mezzo ci cascano 200mila e rotti azionisti non sarà né la prima né l’ultima storia di risparmio tradito.
Intanto sono stati avviati i contatti con Cariverona, già lunedì ci sarà un meeting. Il neo insediato presidente della fondazione Alessandro Mazzucco, infatti, incontrerà i vertici di Banca Popolare Vicenza insieme a Paolo Biasi che, dopo aver passato le consegne, si dedica a tempo pieno alla gestione del fondo Property, che detiene gli immobili strumentali della Fondazione. “Conoscendo la storia della Fondazione, mi auguro ci aiuterannoâ€,  dice Dolcetta. A Verona, poi, c’è da considerare Cattolica Assicurazioni, di cui BPVi è primo azionista con il 15%. Su questo, ha proseguito Dolcetta “incontrerò il presidente Paolo Bedoni mi auguro già la settimana prossimaâ€. Iorio in quei giorni sarà a sua volta impegnato, tra Londra e New York, ad incontrare i fondi d’investimento per convincerli della bontà del piano industriale.
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