Federalismo, Napolitano ferma il governo: decreto irricevibile
Venerdi 4 Febbraio 2011 alle 19:42 | 0 commenti
Rassegna.it - Il Colle non firma il decreto del Cdm: "Irricevibile, il governo deve prima riferire alle Camere". L'esecutivo va in aula la prossima settimana. Ieri il blitz in Cdm, per Tremonti "una svolta storica". Tutte le opposizioni indignate promettono battaglia.
Il decreto sul federalismo è "irricevibile". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, boccia il provvedimento del governo approvato ieri sera con il blitz in Consiglio dei ministri. Sul federalismo municipale, che è stato bocciato in Commissione Bicamerale, il governo dovrà riferire alle Camere. Oggi (4 febbraio) il Quirinale boccia il dl con una nota. "Non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione", afferma il Colle.
Il federalismo subisce lo stop, prosegue il comunicato, "non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari". Quindi, riferisce ancora il Quirinale, "il capo dello Stato ha comunicato al presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal governo".
Il governo riferirà alle Camere la prossima settimana. E' quanto emerge da una telefonata tra il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, e il presidente della Repubblica. Sempre nella prossima settimana, è previsto anche un incontro tra il presidente e Bossi, che si recherà al Quirinale.
"Non lo so, spero di no". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva risposto ai cronisti che chiedevano se si aspettava dubbi dal Colle. Al di là della facciata, quindi, dopo l'incredibile forzatura in Cdm c'era grande incertezza. Malgrado l'ottimismo di Bossi, che ha dichiarato all'Adnkronos: "Ora il federalismo è fatto". Ma non è così, per ora, vista la posizione di Napolitano.
A nulla è valsa la "favola" raccontata dal governo in conferenza stampa: va tutto bene, maggioranza solida, il federalismo approvato contro il parere del Parlamento "è una svolta storica". Questa la versione fornita ai giornalisti, prima della decisione della Colle.
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, alla domanda se il governo dipenda dalla Lega, prova a minimizzare: "A me pare che la Lega sia parte della maggioranza, non vedo il problema". Il decreto in Cdm è stato fatto "per rispettare i termini che sarebbero scaduti. Dovevamo intervenire, altrimenti il decreto diventava una partita a rischio". La "svolta storica" è così spiegata: "E' una riforma basata su una delega che chiude un periodo iniziato negli anni Settanta. Tutto andrà nel senso di ridurre la spesa pubblica e ridurre le tasse dei cittadini". La fiscalità municipale introdotta "non è nella logica dell'anno prossimo, ma del prossimo decennio".
Le opposizioni sono unite e promettono battaglia. A cominciare dal Pd con il responsabile economico, Stefano Fassina, che definisce la conferenza stampa di oggi "l'ennesimo colpo di propaganda". Con il decreto approvato ieri, a suo avviso, "i Comuni arretrano in termini di autonomia impositiva: i trasferimenti diventano compartecipazioni ad imposte erariali, ossia risorse accolte dallo Stato attraverso Irpef, imposte su trasferimenti immobiliari e cedolare secca, e trasferite ai comuni". Poi c'è la questione delle tasse: Il dl "le aumenta su lavoratori, famiglie e piccole imprese attraverso l'aumento dell'addizionale Irpef, l'introduzione dell'imposta di soggiorno, l'introduzione dell'imposta di scopo e il raddoppio dell'Ici".
Approvare il federalismo in questo modo è "violenza anti democratica". A dirlo è il presidente della Puglia e portavoce di Sel, Nichi Vendola:"Ogni giorno il governo Berlusconi ci regala un capitolo nuovo della storia democratica". Il Parlamento ha bocciato il federalismo e il Cdm lo ha approvato, prosegue, 'come a dire 'ce ne freghiamo del potere legislativo'". La maggioranza "ingloba tutti i poteri. Come sapete cerca di inglobare il potere giudiziario e cerca di inglobare ora anche il potere legislativo Devo dire - conclude Vendola - che è davvero la rappresentazione di un governo che assomiglia ad altri governi mediterranei. Che si barrica dentro al palazzo del potere".
Denuncia l'aumento delle tasse anche il presidente dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi. 'Tasse, tasse, tasse, altro che federalismo - queste le sue parole -. Vorremmo sapere di quale riforma parla il governo: quella approvata ieri significa solo aumento delle tasse. Con questo finto federalismo, infatti, aumenta l'irpef, raddoppia l'Ici sulle attività produttive, aumenta l'Ici sulle seconde case, viene introdotta la tassa di scopo ed anche una nuova tassa di soggiorno". I cittadini devono quindi prepararsi "a un vero e proprio salasso".
Anche il Terzo Polo è schierato contro il provvedimento. E anche qui viene smascherato l'inganno delle tasse. L'obiettivo è "consentire ai Comuni di mettere più tasse sui cittadini e sulle imprese per fare quadrare i loro conti - dichiara la portavoce di Api, Linda Lanzillotta -. Noi riteniamo invece che il federalismo non può significare più tasse per tutti ma deve voler dire meno spesa pubblica al centro è più risorse in periferia. Senza aumentare il peso già insopportabile di tasse e tariffe".
"Siamo in una fase di grande ipocrisia politica: non si sta facendo il federalismo, si sta facendo un decentramento". Lo afferma in un'intervista a Rassegna.it l'economista Innocenzo Cipolletta. "È bene che molti servizi e attività pubbliche siano organizzati sul territorio e non decisi al centro - spiega lo studioso -, con il centro che deve comunque continuare ad avere un controllo". In questo caso, invece, "vengono fissati standard nazionali di spesa e gli enti locali sono costretti a rispettarli. È un accentramento di funzioni, non di autonomia federale".
La conseguenza, prosegue Cipolletta, "sarà che le persone chiamate a governare gli enti locali, saranno visti dalla popolazione come coloro che possono governare in autonomia e invece si ritroveranno vincoli ancora più stretti. Il risultato sarà una tensione politica fortissima, il cui sbocco nove volte su dieci sarà una crescita della spesa pubblica".
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