Fatture elettroniche, insorgono le pmi: semplificazione a nostro carico
Lunedi 30 Marzo 2015 alle 18:26 | 0 commenti
La presa di posizione in una nota di Apindustria, l'Associazione delle Piccole e Medie Industrie della Provincia di Vicenza, sulla novità del sistema di fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione
Se entrasse in vigore il primo aprile qualcuno penserebbe ad uno scherzo, per come è stato elaborato. Invece il sistema di fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione è realtà a partire già da oggi, 31 marzo, e rappresenta un nuovo onere a carico delle imprese.
Anche nei provvedimenti che mirano alla semplificazione e all'efficientamento, infatti, lo Stato non perde occasione di evitare storture e appesantire gli adempimenti a carico di un sistema produttivo che, al contrario, andrebbe tutelato e agevolato. Almeno se si vuole davvero imprimere un'accelerata verso la ripresa economica.
Il grande difetto della nuova norma che permette a tutte le pubbliche amministrazioni di ricevere solo fatture elettroniche, e registrarle con un semplice upload senza doverle digitare, è l'obbligo per i fornitori di adottare un processo di conservazione sostitutiva a norma dei documenti. «Si tratta di un procedimento inutile – sostiene Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza – che costringe le imprese a investire nuove risorse, non solo in termini di hardware e software, ma anche umane e organizzative, per conservare elettronicamente le stesse fatture che già la pubblica amministrazione è tenuta ad archiviare. Un doppio adempimento non necessario ai fini del perseguimento degli obiettivi pubblici, ma che ribalta nuovi oneri impropri sulle nostre attività , e non trova alcuna giustificazione razionale».
Le imprese incassano così una nuova beffa, salvo quelle che producono software e servizi di conservazione sostitutiva in outsourcing. Un business crescente, quest'ultimo, che sta per beneficiare di un grosso aiuto. Come se non bastasse, lo strumento messo a disposizione gratuitamente delle Pmi da Agenzia per l’Italia digitale e Unioncamere consente una gestione annua di soli 24 documenti, e non fa alcun calcolo: praticamente un servizio promozionale, anziché un vero aiuto. «Di fatto saremo costretti ad investire nuove risorse in sistemi informatici – aggiunge Lorenzin – prendendoci carico di adempimenti che non dovrebbero spettarci. Come accaduto negli anni passati con la telematizzazione del fisco o delle pratiche rivolte a CCIAA, INPS, INAIL e SUAP. Le imprese – conclude – impegnano sempre più risorse interne per occuparsi di contabilità pubblica anziché prendersi cura del proprio business».
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