Fanghi, ultima spiaggia
Lunedi 14 Febbraio 2011 alle 16:01 | 0 commenti
In Valchiampo prosegue il dibattito attorno all'impianto per smaltire gli scarti conciari. Pellizzari: «Se lo costruiranno non sarà un inceneritore». E intanto «il tempo corre veloce», da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n.207 in distribuzione da venerdì e scaricabile da qui*.
L'ipotesi progettuale di un impianto per il trattamento dei fanghi del comparto conciario sta suscitando molte reazioni in Valchiampo.
La popolazione, la cittadinanza, gli imprenditori, la politica al momento si presentano in ordine sparso. Ma come mai l'impianto previsto ad Arzignano ha fatto irruzione sulla scena del dibattito dell'Ovest Vicentino? Il primo motivo riguarda lo smaltimento dei fanghi di conceria. Al ritmo attuale le discariche le quali ospitano tali scarti saranno colme. Per di più un recente provvedimento della Ue impedisce ai fanghi stessi, almeno nelle condizioni in cui vengono conferiti oggi, di continuare ad essere rilasciati in discarica.
All'interno di questo quadro l'ente sovracomunale che coordina la politica idrica dei comuni della zona (è l'Ato Valchiampo) ha nominato «una commissione di esperti» che avrà il compito di cercare una soluzione per trattare i fanghi in modo definitivo. I nuovi membri della commissione sono Paolo Canu, Gabriele Scaltriti e Vittorio Sandri che fanno riferimento all'Università di Padova; l'ex assessore all'ambiente di palazzo Nievo Walter Formenton, che è un chimico. Poi ci sono Lorenzo Asso, Daniele Refosco, Alessandro Rebellato, Maria Luisa Cracco di Acque del Chiampo, la municipalizzata che cura il ciclo idrico del comprensorio. E ancora: Luigi Culpo, Stefano Paccanaro e Luca Calderato di Medio Chiampo (un'altra spa municipalizzata del comprensorio); Fabio Strazzabosco della direzione regionale tutela ambiente nonché Andrea Baldisseri, funzionario settore ambiente della provincia berica. In ultimo Vincenzo Restaino direttore Arpav di Vicenza e Anna Tosini, direttore di Ato Valle del Chiampo.
La nomina dei commissari è avvenuta a fine gennaio, ma subito dopo sono giunte le prime polemiche e con esse l'interesse dei media. Il primo cittadino di Montecchio Maggiore, la leghista Milena Cecchetto, ha subito fatto sapere la contrarietà della giunta con un gigantesco striscione esposto lungo l'asse attrezzato che collega il casello di Alte-Montecchio alla grande rotatoria di Alte Ceccato. Ma il Pdl come la pensa? «Il fatto che usiamo toni misurati non significa che abbiamo poco da dire» spiega Andrea Pellizzari. Quest'ultimo non solo è uno dei consiglieri di spicco in seno all'assemblea municipale della città del Grifo, ma è anche assessore all'innovazione in provincia. Uno degli uomini di punta del Pdl nell'Ovest Vicentino quindi.
Allora Pellizzari come mai tanto clamore improvviso attorno a questo impianto. Che cosa sta succedendo?
«Anzitutto credo che sia necessario spiegare una cosa. L'impianto di cui si traccia un possibile identikit sui giornali non sarà un inceneritore; le ipotesi allo studio sono varie e sarà questa materia degli specialisti. Nel complesso questa è la base di partenza di ogni discorso, ovvero il no ad un impianto che brucia i fanghi».
E quindi?
«Se qualcuno pensa ad un qualcosa che brucia e che poi spara spara diossina nell'aria ovviamente ha sbagliato strada e commette un errore marchiano. Spero quindi che i media facciano un buon lavoro in tal senso e spieghino con rigore i termini della questione. E tengo a ribadire che se un giorno arrivasse sul tappeto l'ipotesi di un combustore, questa sarebbe seccamente respinta. Con la salute e con l'ambiente non si scherza. Per ottenere una cosa del genere dovrebbero passare sul cadavere del Pdl; sempre che ci si riesca. Poi c'è una seconda premessa da fare, che è importante quanto la prima».
Quale?
«La commssione non ha realizzato alcun progetto. Le è stato semplicemente assegnato un compito. Quello di studiare la possibilità di un impianto utile allo scopo. Se e solo se i riscontri scientifici saranno ampiamente confortanti. Se e solo se il progetto sarà accompagnato per mano e condiviso con la popolazione, allora si passerà alla fase operativa».
Qual è lo scenario di fondo sul quale è cominciata la discussione?
«In Valchiampo la concia è il motore dell'economia. Si parla di un paio di miliardi di euro di fatturato, vale a dire tra il punto e due punti percentuali del Pil italiano. Quando le discariche saranno tutte piene o quando comunque la norma non permetterà più il conferimento "in situ" gli industriali saranno costretti ad affronatre il problema dello smaltimento con una prospettiva preoccupante».
Ovvero?
«Quella di rimanere fuori mercato, magari con l'opzione di chiudere o di delocalizzare».
Il Pdl però non è il partito che affronta i temi dell'economia con un'ottica liberale? Non è questa in prima istanza una preoccupazione degli imprenditori?
«Sul piano astratto sì. Tanto è vero che a Montecchio, dove domina l'industria meccanica, credo che facciano proprio questo ragionamento. Ovviamente saremmo ciechi se non valutassimo la ricaduta sociale e sul lavoro qualora la situazione si aggravasse. In questo senso dobbiamo ascoltare con attenzione le istanze dei cittadini, dei lavoratori, del sindacato e degli imprenditori. Per questo motivo spero che in futuro a Montecchio prevalga la linea del dialogo e del ragionamento».
Quali sono i tempi in gioco?
«Prima di tutto debbo dire che sto parlando in linea generale. Io sono un esponente del partito, ma non ho ruoli amministrativi specifici. Ciò constatato mi viene naturale precisare, senza vis polemica verso chicchessia, che l'epoca d'oro in cui la politica poteva mettere in piedi un piano con risorse abbondanti sia pubbliche sia private, anche in termini di tempo, purtroppo è passato. In più il tempo medesimo scarseggia. Oggi abbiamo un orizzonte di due-quattro anni. Bisogna fare bene ma senza pause ingiustificate. Contemporaneamente bisogna anche cercare di ampliare la prospettiva pensando non solo al futuro, ma pure al passato».
In che senso?
«Da politico mi auspico che l'impianto che sarà eventualmente progettato non sia solo in grado di smaltire i fanghi futuri. Spero invece che possa trattare anche i fanghi attualmente presenti nelle discariche. Questo sarebbe un modo intelligente per bonificare in via definitiva i sette-otto siti usati sino ad oggi. Io credo che questo dovrebbe essere lo spirito che anima tutti noi».
Se la cosa si può fare, la si farà con quali soldi?
«Le risorse vanno cercate tra i privati, tra gli enti locali. E con loro però dovrebbero intervenire in modo significativo la regione come il governo nazionale. Ognuno dovrebbe fare la sua parte. Certo che parlare oggi di cifre sarebbe prematuro. Anzi illogico, senza ipotesi progettuali».
Quale è il messaggio che voi del Pdl della Valchiampo volete affidare all'opinione pubblica?
«Se esiste un modo pulito e tecnologicamente innovativo per scindere trattare e smaltire i fanghi, magari con l'aiuto di sistemi all'avanguardia, ma senza bruciare i fanghi stessi, ben venga. Se le evidenze scientifiche invece diranno che la cosa non è fattibile sul piano chimico, fisico, tecnico o dei costi, la stessa opinione pubblica e le categorie socio-economiche, dovranno prendere atto che le amministrazioni, siano esse di centrosinistra o centrodestra, non possono più percorrere questa strada».
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