F35, le bugie volanti al tempo dei sacrifici. Famiglia cristiana: "40 mln in più per aereo"
Domenica 21 Ottobre 2012 alle 22:05 | 0 commenti
Sta facendo scalpore il dossier "Bugie di Alta Quota" dedicato da "Famiglia Cristiana" all'acquisto dei cacciabombardieri F35. Secondo il più noto settimanale cattolico «La Difesa ammette un consistente aumento di costi. Ogni aereo viene oltre 40 milioni di dollari in più rispetto a quanto dichiarato tra febbraio e marzo al Parlamento e ai giornali».
E Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, scrive: «L'aumento è notevole: da 80 a 127,3 milioni di dollari per aereo. Se va bene. Perché in una variante più sofisticata si arriva a 137,1 milioni per velivolo. Mica poco in tempo di spending review. Gli F-35 sono aerei prodotti dal colosso statunitense Lockheed Martin. Chi li costruisce e chi li compra li definisce pudicamente mezzi multiruolo. In realtà sono aerei versatili che possono sia difendere (comportandosi dunque da caccia) che attaccare (alla stregua di veri e propri bombardieri; magari portando anche ordigni nucleari). Soprattutto sono pozzi senza fondo. Costano un occhio della testa».
Lotti ricorda che «Rete disarmo, Sbilanciamoci, la Tavola della pace (sempre appoggiati in questa battaglia da una parte significativa del mondo cattolico) lo sostengono da tempo, ripresi con puntualità da Famiglia Cristiana. Ora la conferma è ufficiale. L'ammissione dell'impennata della spesa viene direttamente dal generale Claudio Debertolis, segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, che lo ha dichiarato in una lunga intervista al magazine Analisi Difesa».
Infatti, quanto costano davvero queste macchine da guerra volati lo spiega in un'intervista ad "Analisi Difesa" il Generale di squadra aerea Claudio Debertolis, responsabile delle acquisizioni di armamenti per il nostro Paese. Il giornale, fervente sostenitore dell'acquisto degli F35, ricorda a Debertolis che «in Parlamento Lei e il comandante di Armaereo generale Esposito avete parlato di un costo "fly away" per i primi tre aerei di 80 milioni di dollari, cifra che ha sollevato molte perplessità . A marzo il Pentagono ha reso noto che i 30 aerei del LRIP-5, il lotto precedente a quello cui apparterranno i nostri primi tre aeroplani, tenendo conto di tutti i 5 contratti stipulati (dal maggio 2010 al dicembre 2011), avranno un costo medio complessivo di 203 milioni di dollari, con la versione STOVL che sfiora i 300. Il costo dei sei F-35B dei Marines messi a budget per il FY 2013 e appartenenti al LRIP-6 ammonta in totale, fino a questo momento, a 1,5 miliardi di dollari, pari a 250 milioni a esemplare. Quali reali previsioni di spesa avete fatto per i nostri primi tre F-35A e per i primi F-35B?»
Ecco la risposta del Generale: «I costi riportati dalle agenzie governative americane fanno riferimento ai costi "Acquisition" e " Procurement", che nelle stime includono anche il fabbisogno relativo al supporto iniziale e alla costruzione delle infrastrutture necessarie per operare con il nuovo sistema d'arma. Per questo è difficile paragonare le stime riferite agli scenari americani con quanto avviene in Italia, per esempio in termini di un diverso numero di basi da adeguare, o di un diverso livello di supporto logistico. Un valore che può essere preso a riferimento è il cosiddetto costo "Unit Recurring Fly-away" riferito al solo velivolo nella sua configurazione standard. In questi mesi il Joint Program Office, l'ufficio di programma, sta negoziando l'acquisizione dei velivoli per tutti i paesi partner in LRIP-6, compresi i primi tre F-35° italiani. Al momento, le stime rilasciate dal JPO per i CTOL del LRIP-7 prevedono un costo unitario e attualizzato di 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro; ndr). Parliamo sempre di costo "fly-away". Per quanto riguarda gli STOVL, come ho detto l'Italia incomincerà ad acquisirli a partire dal 2015. Per quell'anno il costo stimato del velivolo a decollo corto ed atterraggio verticale è di 137.1 milioni di dollari (106,7 milioni di euro di oggi. Tutte le stime sono soggette a variazione in ragione del numero di aerei che saranno acquistati complessivamente e dell'andamento dei costi complessivi del programma, ndr)».
"Analisi Difesa" chiede: «In Commissione avete anche dichiarato che il costo dell'aereo si stabilizzerà intorno al 55° esemplare assemblato: non è troppo in là ?» E Debertolis risponde: «Sì, siamo al limite. Da lì in poi scenderà fino a 60 milioni di dollari (sempre di costo fly-away; ndr)».
Le cifre fornite dalla Difesa nel corso degli ultimi anni, senza un aggiornamento costante del Parlamento, da sempre sono ritenute poco realistiche dalla campagna "Taglia le ali alle armi" che ha fornito invece numerose stime e aggiornamenti sul programma derivando i dati da documentazione ufficiale degli Usa. Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo, fa notare che «l'ammissione avviene quindi per bocca dello stesso Generale che pochi mesi fa, insieme ad altri esponenti dell'Aeronautica, aveva cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche e delle richieste di chiarimento provenienti in particolare dalla nostra Campagna questo ci spinge ancora una volta a richiedere un confronto diretto con il Governo e una riflessione forte sul tema delle spese militari. In questo periodo di crisi e sacrifici siamo sicuri che siano il miglior modo per spendere i soldi pubblici? I dati forniti da "Taglia le ali alle armi" si sono sempre rivelati più precisi e realistici di quelli ufficiali, forse rilasciati in maniera imprecisa proprio per coprire ed avvantaggiare la continuazione del programma (favorito anche internazionalmente da forti agganci e sostegni di natura politica ed industriale). Ma questa scarsa trasparenza continua, visto che non ci sono notizie certe sulla firma dei contratti e sulla loro portata, sia per quanto riguarda i primi aerei messi in produzione sia per i pezzi delle tranche successive».
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E nemmeno il promesso ritorno industriale ed occupazionale nello stabilimento Faco di Cameri è certo: Debertolis infatti ha detto che «sul rientro dell'investimento (di 800 milioni) c'è della sofferenza, perché non c'è nulla di garantito. Ma è chiaro che non c'è solo il risultato economico da mettere in conto: c'è l'acquisizione di tecnologia avanzata. Comunque poi un certo punto poi l'attivo arriva».
Secondo Maurizio Simoncelli, dell'istituto di ricerca Archivio Disarmo, «da questi dati si evince come il progetto F-35, presentato ufficialmente al parlamento italiano a prezzi ridotti, appare invece crescere costantemente rispetto ai costi iniziali, analogamente come è già avvenuto nel passato per altri aerei (a suo tempo il Tornado e poi l'Eurofighter). Sarebbe ora che il Governo e il Parlamento mostrassero senso di responsabilità almeno nei confronti dei cittadini italiani costretti a forti sacrifici, terminando questa serie di dati parziali e rivedendo la propria decisione».
Lotti spiega su Famiglia Cristiana che «esistono due versioni di F-35: una a decollo convenzionale, per operare da basi terrestri (Ctol); un'altra a decollo corto o verticale e atterraggio verticale (Stvol) per portaerei ovvero per piste di fortuna. Nel corso dell'intervista, il generale Claudio Debertolis, dichiara testualmente: «al momento, le stime per i Ctol prevedono un costo unitario e attualizzato di 127,3 milioni di dollari (99 milioni di euro, ndr.). Per quanto riguarda gli Stvol, l'Italia incomincerà ad acquisirli a partire dal 2015. Per quell'anno il costo stimato del velivolo a decollo corto ed atterraggio verticale è di 137.1 milioni di dollari (106,7 milioni di euro di oggi).
Nel febbraio-marzo 2012, i vertici politici della Difesa sostenevano con determinazione che il prezzo unitario sarebbe stato di 80 milioni di dollari, non un centesimo di più. Dai dati ufficiali forniti dal generale Debertolis, invece, si evince come il progetto F-35 veda crescere costantemente le spese rispetto a quanto ipotizzato all'inizio, analogamente come è già avvenuto nel passato per altri aerei (a suo tempo il Tornado e poi l'Eurofighter). Sarebbe ora che il Governo e il Parlamento mostrassero senso di responsabilità almeno nei confronti dei cittadini italiani costretti a forti tagli e a grandi sacrifici rivedendo la propria decisione».
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